16.5.05

Non parlare a vuoto: ricordati che la lingua ha un corpo

Ogni giorno "processiamo", come dicono gli informatici, decine e decine di migliaia di parole. Eppure, abbiamo dimenticato quella che Antonio Gramsci chiamava "la fatica muscolare dello studio", oltre che l’importanza delle "sensate esperienze" come base fisica e corporea della nostra vita e della nostra intelligenza (Galileo Galilei).
Qual è allora il rischio di smarrire queste radici biologiche, animali? Comunicare – e vivere – a vuoto, perché il nostro interlocutore, a sua volta, accoglierà le nostre frasi come formule vuote.

Tuttavia, nulla è perduto: possiamo ancora progredire “sulla via antica della comprensione reciproca e della comprensione e intelligenza del mondo. Purché chi guarda in fondo al linguaggio vi scorga la necessità che esso, se non vuole limitare la sua stessa funzione, si faccia esso stesso educazione alla parola in tutte le sue potenzialità”.

Parola di Tullio De Mauro (l'articolo è leggibile online sulla Stampa ancora per una settimana).