11.6.05

Sensibilmente respiro l’azzurro

Qualche giorno fa leggevo sul MdS,
generoso punto di riferimento per molti di noi,
una citazione dall’ultima canzone di Jovanotti:
Che cosa fai? Vivo. Quando sei in forma? Scrivo.
Mi hanno catturata le domande, suadente gancio
per l’ascoltatore, ma soprattutto le risposte.
Quel binomio lanciato lì, con disinvoltura: vivo e scrivo.
Bello, ma non scontato.
Per il gioco delle contrapposizioni, la mente spazia
ai ricordi letterari: La vita o si vive o si scrive,
Io non sono colui che vissi ma colui che descrissi,
Vissi al cinque per cento, non aumentate/ la dose...
Letteratura? Sì, ho già detto la mia in proposito, però,
e il dubbio permane.
Lo vorrei girare anche a voi: professione a parte (se possibile),
scrivete felici o tristi? perduti o esaltati? onnipotenti o tapini?
Perché, in tanta gioia che -forse- ci accomuna nello scrivere,
si insinua sempre l’ipotesi compensatoria.
Che ne dite?
Io, per un po’ sono qui, che mi dibatto.
Poi penso alla lingua innamorata: le parole
del cuore in orbita, la mente svagata.
Tutti noi –è vero?- frizzanti d’amore
abbiamo la penna (e la vita) leggera.

Sensibilmente respiro l’azzurro,
e tacito il dubbio.
Voi?
;-)

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