23.3.06

Alchimie da copywriter

Alcuni giorni fa una mia cara amica, copywriter di professione, ha pubblicato sul suo blog una piccola parabola (che probabilmente molti di voi conosceranno) per spiegare la sua professione ai profani (leggasi: i suoi genitori N.d.R. ;-)

Eccovi il testo.

Un bel giorno soleggiato di primavera, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di una chiesa con un cappello ai suoi piedi e un cartello su cui era scritto: "Sono cieco, aiutatemi per favore".
Un copywriter che passeggiava lì vicino si fermò e notò che nel cappello del cieco c'era solo qualche misero spicciolo. Si chinò e versò altre monete; poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il copywriter tornò da quell'uomo, e vide che il suo cappello era pieno di monete da uno e due euro, e anche di qualche banconota. Il cieco riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il copywriter rispose: "Niente che non fosse vero, ho solo scritto il tuo in maniera diversa". Sorrise e andò via.
Il cieco non seppe mai che sul suo cartello c'era scritto: "Oggi è primavera, e io non la posso vedere".


In un primo momento mi ha colpito la bellezza di queste parole che con grande semplicità spiegano “il mestiere di scrivere” senza tanti panegirici e circonvoluzioni.

In un secondo momento, dato che il mio sistema operativo personale pensa sempre in modalità RSR (Riflessione a Scoppio Ritardato), è partita una riflessione in merito al rovesciamento di prospettiva a cui assistiamo prima e dopo la cura del copywriter di passaggio.

Prima: il messaggio del cieco è autoreferenziale, parla di sé più a sé stesso che alle persone che gli sono intorno.
Chi legge il suo messaggio, magari mentre torna dal supermercato o corre per andare a prendere i bambini all'uscita da scuola, non è coinvolto, e quindi non partecipa al suo stato emotivo, non solo perché non colpito dalla stessa privazione fisica ma anche perché le sue parole, così scritte, lo isolano dal resto del mondo.

Dopo: la prospettiva cambia completamente.
Il nuovo messaggio parla, prima di tutto, del mondo che c'è là fuori come del luogo in cui siamo tutti: il cieco, le persone che gli passano accanto, io che ora scrivo queste parole e voi che vorrete leggerle.
Fuori ora è primavera; quel sole che occhieggia tra le fronde degli alberi davanti alla chiesa ci scalda tutti, anche il cieco, ma ora capiamo e sentiamo il “peso” della differenza che c'è tra noi e lui.
Ora siamo coinvolti e presenti perché sentiamo che il mondo che condividiamo è lo stesso e che siamo tutti qui.

Una piccola riflessione serale e un omaggio alla magia della scrittura.