Tra redazione e relazione: come le banche possono migliorare i rapporti con la stampa
49 direttori di banca si riuniscono per discutere di come comunicare con i giornalisti.
Beh, che ne dite? È già una notizia, vero? Forse chi dirige i centri del potere economico sta capendo che non possono più stare là dietro a contare i soldi? che i clienti hanno bisogno di informazioni, di tranquillità, e non solo di obbligazioni e di estratti conto?
Enrico Cuccia avrebbe potuto cominciare a ricredersi sul suo pensiero: “Per un banchiere è meno grave scappare con la cassa che parlare con un giornalista”.
In un settore che fa della riservatezza uno dei propri valori fondanti, a volte anche confondendola con la reticenza, se i dirigenti degli istituti di credito si fermano a riflettere su come costruire migliori relazioni con i media, è di certo un segnale positivo.
È successo il 26 gennaio ad Avio, in provincia di Trento, nel convegno dal titolo Tra redazione e relazione, organizzato da Asdir, l’associazione che riunisce i direttori delle 49 Casse rurali del Trentino.
A portare le proprie esperienze nel convegno sono stati, oltre a me (Alessandro Lucchini), il mio amico Claudio Maffei, per molti anni presidente della Ferpi, Federazione relazioni pubbliche italiana, e Walter Liber, capoufficio stampa e comunicazione della Federazione Trentina della Cooperazione.
“Tutti i giorni - ha osservato Marco Gabrielli, presidente Asdir - noi svolgiamo delle azioni. Ogni volta, queste generano reazioni. A volte sono facili da controllare, a volte meno. Il loro effetto, comunque, è sempre nostra responsabilità.
È importante per noi saper comunicare in modo chiaro, diretto, coerente, per evitare equivoci e aumentare l’efficacia delle nostre scelte. Soprattutto con i media, veicoli e amplificatori dei nostri messaggi. Ed è altrettanto importante, oltre alla redazione dei testi, curare la relazione con i giornalisti. Una relazione fondata su fiducia, collaborazione e interesse reciproco. Sia quando i giornalisti cercano noi, sia quando noi cerchiamo loro.”
Dal dibattito sono emerse alcune linee guida, riassunte al termine in
7 consigli chiave per redazioni e relazioni di successo:
1) ogni vuoto chiede di essere riempito: i “silenzi stampa” generano spesso equivoci e fantasie da parte dei media;
2) ogni notizia smentita è una notizia data due volte: di fronte a un’imprecisione giornalistica esiste il diritto alla rettifica, è vero, ma è molto più efficace, ad acque calme, uno “speciale” che presenta la situazione in modo diverso e guida l’opinione pubblica alla verità;
3) il più bel comunicato stampa è un “formulario”: chi ha fatto che cosa, quando, dove e perché;
4) diamo al giornalista ciò che serve a lui, non ciò che serve a noi;
5) rispettiamo i confini tra le professionalità di chi genera le notizie e di chi le diffonde;
6) creiamo e teniamo aggiornata una lista di domande frequenti, comprese le nasty question, ossia le domande scabrose, che noi non vorremmo mai farci, tanto meno farci fare, ma che sono invece le preferite dai giornalisti;
7) costruiamo relazioni di fiducia con i media: non viviamoli come antagonisti, ma come alleati.
Ovvio che il percorso è solo iniziato.
P.S. 49 è un numero magico: sono 49 i racconti di Hemingway, buon modello per chi riflette sullo scrivere; e sono 49 gli autori della “Magia”.
Segno ben augurale, direttori, carpete diem!
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