Quasi a sovrapporsi
«Da tempo volevo domandarvi una cosa. Ecco» – e scrisse le lettere
“Q M A R Q N P E S M O A?”.
Quelle lettere volevano significare:
«Quando mi avete risposto Questo non può essere significava mai o allora?».
Non c’era nessuna possibilità
che ella potesse decifrare questa frase complicata;
ma egli la guardò con tanta ansia come se la sua vita
dipendesse dall’aver ella capito o no quelle parole.
Kitty lo guardò seria, poi poggiò la fronte corrugata sulla mano
e cominciò a leggere. Di tanto in tanto dava un’occhiata a lui,
domandandogli con lo sguardo:
«È quello che penso?».
- Ho capito – disse, arrossendo.
(L.Tolstoj, Anna Karenina)
Figlie di mappe soggettive,
le nostre parole rappresentano soggettive realtà.
Così, anche tra persone vicine,
il fraintendimento è in agguato.
Ma basta una voce, un gesto: l’incertezza svapora. Ritorna il sorriso.
Eccola, la nostra magia:
la ricerca della parola che arriva tutta, arriva intera,
abbraccia paraverbale e non verbale.
È lei. La leggi e le mappe sono lì,
quasi a sovrapporsi…
Succede?
Secondo me sì.
;-)
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