26.10.06

Cambiare, che fatica!!

Camminavo un giorno per Milano: cartelloni pubblicitari, foto di modelle, annunci di mostre e concerti. Poi, la mia attenzione venne catturata da un’affissione, nero su bianco, parole fitte fitte, un carattere piccolissimo e frasi interminabili.
Tornai subito alle foto delle modelle.
«You never have a second chance to make the first impression»
Più tardi, mi chiesi “Ma cosa diceva quella giungla di paroline e numeri d’articoli e di leggi? E chi l’ha scritta?”. E mi dissi: “La prossima volta che ci passo davanti, gli dedicherò un minuto”.

La prossima volta non ci fu mai.

Forse, dando ai loro testi un’impronta nuova, gli enti pubblici scopriranno che i loro messaggi non si disperdono nel buio delle strade, o nel cestino della carta.

Perché non scrivere semplice, così che tutti capiscano?
Soprattutto in una società come la nostra, dove non solo la percentuale di stranieri è altissima, ma anche i giovani sono più curiosi, vogliono sapere, informarsi, e gli anziani non vogliono essere dimenticati ma essere ancora parte attiva della società.

Giorgio Oldrini, ex giornalista del panorama sestese e oggi Sindaco di Sesto, ha espresso in un articolo questo stesso disagio. Se prima, giornalista professionista, scriveva per attrarre il pubblico, usando parole comprensibili a tutti, frasi fluide, e un linguaggio seduttivo, ora, con i suoi ordini del giorno leggibili, chiari e sintetici, incontra la resistenza di alcuni colleghi.

«Un ordine del giorno per il Consiglio comunale deve essere scritto con “considerato che”, ripetuto magari dieci volte, “impegna” e via gergando, non come un discorso filato che si legge a mo’ di articolo»

Forse si adeguerà.

Ma potrebbe accadere anche il contrario?
Un’amministrazione che si mette nei nostri panni, e fa un piccolo sforzo, ogni giorno, affinché possiamo realmente acconsentire o dissentire, crearci delle opinioni, e non soltanto passare a un altro cartellone.

http://www.nuovasesto.net/Pdf/archivio/15%202006.pdf

Claudia