22.9.06

Lucciole e lanterne

Non escono direttamente dal Galateo, ma possono ammorbidire
l’attrito quando le parole si infiammano: sono approcci
che scombinano i cliché dell’interlocutore, cambiano gioco e direzione.
La neurolinguistica li chiama interruzioni di schema
perché, appunto, interrompono l’interlocutore,
lo incalzano, lo dribblano, creano volute confusioni, tirano per le lunghe.
La letteratura ne offre qualche esempio:
uno è quello di Giulio Cesare Croce, scrittore di fine Cinquecento
che racconta le astuzie linguistiche di Bertoldo,
contadino capace di trarsi d’impiccio grazie alla propria abilità dialettica.
In quest’episodio, Bertoldo aggira i motti di un cortigiano
che vorrebbe schernirlo:

“Un parasito che stava appresso il Re, il quale serviva ancora
per far ridere e si chiamava Fagotto per essere egli uomo grosso,
picciolo di statura, con il capo calvo, disse al Re:
“Di grazia, Signore, fammi grazia ch’io ragioni un poco
con questo villano, ch’io lo voglio chiarire”
(…) e volto verso Bertoldo con un zeffo stravagante disse (…):

-(Fagotto:) Quante miglia sono dal far della luna ai Bagni di Lucca?
-(Bertoldo:) Quanto fai tu dal caldaron della broda alla stalla?
- Per che causa fa la gallina negra l’ova bianche?
- Per che causa il staffile del Re fa venire nere a te le chiappe di Fabriano?
- Chi sono più, i Turchi o gli Ebrei?
- Chi sono più, quelli che tu hai nella camiscia o nella barba? (…)
- Sei tu un bufalo o una pecora?
- Non mettere in ballo i tuoi parenti.
- Sin quando sarai tu a lasciar da parte le tue astuzie?
- Quando tu lascierai stare di leccare i piatti di cucina.
- Al villano non gli dar bacchetta in mano.
- Al porco e alla rana non gli levare il fango.(…)
- Non fu mai villano senza malizia.
- Non fu mai gallo senza cresta, né parasito senza adulazione.
- Le tue scarpe hanno aperta la bocca.
- Le ridono di te, che sei una bestia.
- Le tue calze sono tutte rappezzate.
- Meglio è avere rappezzato le calze che il mostaccio come hai tu.

Avea costui molti segni sulla faccia che gli erano stati dati
per suo benemerito; dove che, sentendosi toccare sul vivo,
né sapendo che si rispondere,
venne rosso in viso come il fuoco per vergogna,
tanto più che tutta la corte cominciò a ridere di questo motto,
onde cominciossi ad acchettare”.

In questa forma è certamente audace.
L’approccio ha però applicazioni quotidiane interessanti:
pensiamo al “cambiare discorso”, per esempio.
Perché il fine non è solo quello di rintuzzare le prevaricazioni,
ma di superare le resistenze dell’interlocutore e, nella migliore ipotesi,
passare dall’insulto al sorriso.

Etichette: ,