It rains stones and words
Piove, è mercoledì, sono a Cesena
è uno dei versi più noti del Crepuscolarismo italiano,
corrente letteraria del primo Novecento che rifiuta lo stereotipo
dannunziano del poeta privilegiato
e canta la semplicità nelle piccole cose vicino alla vita.
Una semplicità sfuggente, ricercata con sgomento e ironia,
perché allora come ora esplorare il senso profondo delle cose può essere disarmante.
Mi viene in mente questo verso oggi, che piove piove piove,
e anche le parole sembrano infradiciarsi, diventare pesanti.
Così penso ad alcune parole balzate alla ribalta negli ultimi tempi:
parole piccole, da tenere tra gli spiccioli, eppure gonfiate tanto
da apparire pesanti, appunto. Zuppe come questa pioggia grassa.
Penso a parole singole che inchiodano a responsabilità esagerate.
Esagerate dai media, tutti.
Parole bucce che inchiodano il pensiero a quella scivolata lessicale,
parole pietre rivoltate contro: non guardi sotto, sopra, a fianco,
dentro il discorso, il contenuto, il concetto,
ché basta una parola a scatenare il tramestio dell’indignazione:
dagli!dagli!: una lapidazione, spesso strumentale.
Penso allora agli Amici pedanti, quel gruppo di letterati,
Carducci in testa, che si scagliarono letteralmente contro i romantici
e il loro modo di scrivere, e mi tornano in mente il significato
e le parentele della parola "pedante". E allora sì,
due passi sotto la pioggia e un po’ di sano contatto con la vita
fanno proprio bene.
Piove, è mercoledì, sono a Cesena
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