19.2.07

L’uovo o la gallina?

Divagazioni sui nessi di causalità nel linguaggio

C’era una volta un generale che cercava il posto migliore per accampare le sue truppe nel bosco. Era inverno. Il generale disse ai soldati: “Cominciate a tagliare legna: stanotte deve fare freddo”. E quelli cominciarono a tagliare.
Poi il generale fu preso da un dubbio su quanto freddo avrebbe fatto quella notte. Vista la capanna di un boscaiolo, “Lui saprà consigliarmi”, pensò; bussò e chiese: “Scusi, secondo lei stanotte farà freddo o freddo freddo?”. Il boscaiolo uscì, guardò il cielo, guardò in giro e disse: “Freddo freddo”. Il generale tornò dai suoi: “Ragazzi, tagliate più legna, stanotte farà freddo freddo!”.
Poi, mentre i soldati tagliavano, preso da un altro dubbio, tornò dal boscaiolo: “Scusi se la disturbo ancora: ma secondo lei farà freddo freddo o freddo freddo freddo?”. Il boscaiolo, dopo uno sguardo al cielo e intorno: “Freddo freddo freddo”. E il generale: “Oh, ragazzi, dateci dentro con la legna, che farà freddo freddo freddo!”.
(avrete capito, amici lettori, che qui potremmo fare notte)
Alla fine il generale fu preso da un nuovo dubbio. Tornò dal boscaiolo e chiese: “Scusi, ma lei come fa a sapere che farà tutto ’sto freddo?”
“Beh - disse il boscaiolo - non vede quelli, quanta legna stanno tagliando?”


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Questa storiella ben esprime il tema di un libriccino breve, ma ad alto peso specifico, di Ludwig Wittgenstein: Cause ed effetto - Lezioni sulla libertà del volere. Qui il pensatore austriaco, autore del mitico Tractatus logico-philosophicus, riflette su causalità e libero arbitrio, per arrivare alla conclusione che anche queste sono da ultimo questioni di grammatica: sono cioè le scelte grammaticali a fare da sfondo alle nostre certezze immediate, in particolare sulle relazioni causali.
Ero lì, giorni fa, in libreria, il libro tra le mani davanti allo scaffale, e già questo pensiero, sbirciato sulla quarta di copertina, mi ha fatto fiondare alla cassa.
Ho subito cominciato a leggere e a cercar di capire (leggere Wittgenstein è come affrontare un campione: un po’ di baldanza fa anche bene, ma orecchie basse e consapevoli dell’impresa). Per ora mi limito a suggerire a me e a voi, amici lettori, una riflessione: è sempre chiaro qual è la causa e qual è l’effetto, quando diciamo o scriviamo frasi come queste:
- La sua presenza mi mette a disagio.
- È chiaro che mi blocco: Giovanni mi rimprovera sempre.
- Non apprezza il mio lavoro, non mi fa mai i complimenti.
- Se mi stimi devi darmi un’altra possibilità.
- Visto che mi conosce, le sarà più facile credermi.
È sempre chiaro qual è l’uovo e qual è la gallina? Forse no; comunque il tema è affascinante.
Beh, se scopro qualcosa d’importante nel libro ve lo segnalo. Intanto, volando più basso, chi vuole può trovare o ritrovare esempi sull’argomento nel libro La magia della scrittura e in Business writing, entrambi editi da Sperling & Kupfer, e anche nel saggio di Annalisa Pardini, scaricabile gratis nel sito della Palestra, Scrittura e consapevolezza.