19.5.07

Il danno epatico è un evento avverso per i fans

E io che ho già i biglietti per il concerto di Vasco!
Ma i divi del rock, i loro concerti e i fan che per ore negli stadi cantano, saltano e sudano questa volta non c’entrano.

I FANS sono i farmaci antinfiammatori non steroidei come il nimesulide, di cui in questi giorni si sente tanto discutere, dopo che l’Agenzia Irlandese del Farmaco ne ha chiesto il ritiro dal mercato per 6 casi di danni al fegato, registrati fra il 1999 e il 2002 in altrettanti pazienti.

Il linguaggio medico e quello farmaceutico non brillano certo per chiarezza e semplicità, sentite qui: Usare con cautela nei soggetti con carenza di glucosio-6fosfato idrogenasi. Dosi elevate o prolungate del prodotto possono provocare un’epatopatia ad alto rischio. Queste sono le avvertenze del paracetamolo, un comunissimo farmaco da banco che si può acquistare senza ricetta medica.

Chi è il destinatario di quel messaggio? Chi è in grado di capirlo? Cosa penserà chi deve usarlo: mi tengo il mal di testa o mi spappolo il fegato? E poi, chi deve prendere un farmaco ha già un malessere da curare. In qualche caso una malattia. Perché aggiungere ansia e frustrazione?

Non sorprende che a volte i pazienti sviluppino una certa sfiducia nei confronti dei medici. Non per cattiveria o per cattiva volontà. Per cattiva comunicazione, piuttosto!
Anche in Italia negli ultimi anni sono enormemente aumentate le denunce e le richieste di risarcimento nei confronti dei medici. Uno studio dell’ANIA, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, attesta intorno al 150% l’aumento di esposti per responsabilità professionale dal 1994 al 2002. Lo stesso studio individua come principale causa di questo incremento non tanto l’errore della diagnosi, quanto piuttosto una comunicazione medico-paziente inefficace.
Con quanta cura il medico spiega rischi e benefici di una terapia? Quanto si rende comprensibile dai suoi pazienti?

La fiducia, fattore determinante nel processo di cura e guarigione, si comincia a costruire da lì: dalla condivisione dello stesso registro linguistico. Ogni relazione, del resto, si fonda sulla comunicazione, contenuto e forma. Se la lingua del medico non è quella del paziente, per bendisposto che sia, il medico alle sue orecchie apparirà sempre come uno straniero.

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