12.5.07

Storie di gatti (o Gatto-marketing?)

"Miao a tutti, mi chiamo Ben. Ho sei mesi, sono giovane ma sfortunato. Ne ho già passate di cotte e di crude. Il mio padrone non mi voleva veramente bene, non so neanch’io perché mi teneva con sé. Era sempre nervoso e spesso mi prendeva a calci. Quando aveva ospiti pensava che fossi d’impiccio e mi cacciava fuori dalla porta di casa. In una di queste occasioni, mentre vagabondavo per strada, una moto mi ha investito e per poco non ci ho rimesso la pelle. Mi hanno soccorso, mi hanno portato qui, mi hanno curato e adesso sto bene ma ho una brutta cicatrice sul collo che spero verrà presto nascosta dal mio bellissimo pelo. Il mio padrone non ne vuol più sapere di me. Mi volete adottare? Prometto un sacco di fusa".

"Io sono Ciclamina, ho otto anni e sono molto triste perché da oltre cinque mesi vivo in una casa deserta. Una vecchina passa una volta al giorno a portarmi la pappa e acqua fresca. Dormo acciambellata sulla sedia che vedete in fotografia, dove la mia “mamma” mi teneva sulle ginocchia e mi accarezzava per ore. La mia “mamma” si è sentita male, è stata portata in ospedale e non è più tornata. Mi voleva molto bene e mi manca, ma non posso vivere di ricordi. Cerco qualcuno che mi faccia tante coccole e mi faccia tornare la voglia di giocare. Aspetto qui".

"Ho sei mesi e vengo da un paese lontano.Vivevo insieme ai miei fratellini presso una famiglia che aveva un bambino che giocava con noi e ci faceva un sacco di dispetti. Ero felice. Ma un giorno mi hanno detto che ero di troppo, che cinque gatti in una casa sono difficili da tenere, che io e i miei fratellini facevamo troppo casino. Così, senza neanche lasciarmi dire “miao” mi hanno infilato in una gabbietta, mi hanno caricato in macchina e ho fatto un lungo viaggio, fin qui. Mi hanno detto che qui tutti i mici abbandonati trovano una famiglia. E’ vero? Non ho neanche un nome: me ne volete dare uno voi? ".

"Il mio nome è Giotto. Non potrò più saltare sui tetti e acchiappare uccellini, mi manca una zampina. Me l’ha schiacciata una macchina e non si è potuto far nulla per salvarla. Ma sto guarendo perfettamente e vedrete che presto di balzi ne farò ancora. Solo che adesso il mio ex-padrone non mi vuole più. Non gli piaccio più. A me non importa di saltare in alto, se trovo qualcuno che mi gratta la testa e mi liscia il pelo mentre sto sul tappeto. Vorrei tanto un padroncino così".

Son storie di gatti.
Storie scritte da due veterinarie dello studio davanti a cui passo tutti i giorni per andare al parco col marmocchio. E tutti i giorni è d’obbligo la fermata col passeggino alla “vetrina delle adozioni” per leggere i racconti dei nuovi mici sui cartoncini appesi alle gabbie (monolocali 40x80 cm in attesa di trovare una vera casa).

La trovo un’idea simpatica e geniale. Non basta un anonimo e squallido “Regalasi” scritto sul vetro per convincerti a prenderti cura di uno dei malcapitati animaletti, anche se fanno una grande tenerezza. La storia che li accompagna li rende più familiari, ispira compassione e affetto, li “umanizza”, un po' come nelle fiabe dove i protagonisti sono animali, e alla fine te li prenderesti tutti quanti!

Grazie anche ai racconti, la vetrina delle adozioni ha sempre il suo pubblico di adulti e bambini (sebbene non si trovi in una zona di gran traffico) e i gatti soli trovano velocemente una sistemazione: brave le veterinarie, di cui non faccio il nome solo perché non lo conosco.