25.11.07

L’ospedale del futuro si progetta con pazienti e famiglie

Hanno obiettivi precisi lo studio della Fondazione Istud sull’innovazione nell’assistenza sanitaria e il progetto del dipartimento di ematologia dell’Ospedale Umberto I di Roma, intitolato Costellazione paziente, famiglia e professionista sanitario: spazi, regole e modi di convivenza assistenziale:
- coinvolgere nella progettazione architettonica chi usa lo spazio stesso
- concepire e offrire un ospedale a misura del paziente e dei familiari
- ridisegnarne i confini attorno ai bisogni profondi delle persone
- superare il tradizionale approccio direttivo delle politiche sanitarie.

È un caso di buona governance sanitaria, centrato sul metodo della progettazione partecipata in ambito ospedaliero, nato da un’idea del del prof. Franco Mandelli, presidente dell’Associazione italiana contro le leucemie. Sarà presentato in un convegno a Roma venerdì 14 dicembre 2007 (partecipazione gratuita).

Lo studio ha analizzato vari aspetti del ricovero ospedaliero: la qualità della vita, il carico economico, i rapporti umani del nucleo paziente-famiglia, oltre ai fattori organizzativo-gestionali, assistenziali e clinici, con le opinioni espresse dai professionisti sanitari.

“È un’esperienza nuova - spiega Maria Giulia Marini, responsabile area sanità Fondazione Istud - che va oltre il semplice questionario di qualità del servizio: è soprattutto ascolto delle idee dei pazienti-familiari e progettazione sulla base degli input provenienti da loro. Il contributo offerto da pazienti e famiglie sarà infatti tenuto in considerazione nella ristrutturazione del reparto”.

Un solo esempio. Da un punto di vista sociale sono rilevanti i problemi emersi dalla situazione dei familiari che si occupano dei pazienti. Più di un familiare su tre ha avuto pesanti ripercussioni: il 22% lascia il lavoro, il 13% si mette in aspettativa. Per il 72% la malattia del familiare costituisce una forte perdita economica (la patologia oncoematologica perdura negli anni), anche oltre i 1200 euro mensili. Dalle richieste dei familiari è emersa la necessità di un collegamento internet nelle stanze di ricovero, per permettere al paziente e al “caregiver” (il familiare che assiste il paziente) di continuare il proprio lavoro, per quanto possibile, rimanendo in ospedale. Un’idea semplice, forse possibile da realizzare. Com’è che non era venuta ai sanitari? Forse che mettersi in ascolto, e in relazione - insomma, la grammatica - faccia davvero bene alla salute?