25.8.08

Gabbiani e vita

Vi è capitato in alcuni momenti di soffermarvi a pensare – appoggiando il libro – a ciò che avete appena letto?
Utilizzare le metafore nella scrittura è a volte utile per comunicare degli spunti che, anche se apparentemente banali, possono indurre il lettore a riflettere.
Si ha forse bisogno di leggere più volte per capire il significato profondo. Può essere molto sottile e non sempre è così chiaro e immediato.
Le metafore sono a mio avviso affascinanti perché ogni lettore riesce a cogliere contenuti diversi e sicuramente importanti per lui in quel momento.

In questo post parlo di un gabbiano e lo associo alle persone. Noi tutti possiamo essere lui e cogliere dal suo volo, dalla sua libertà, dalla sua capacità di osservare il mondo a 360° ciò che è insito in noi, un desiderio o un aspetto della nostra personalità.
Descrivo anche un paesaggio marino. L’acqua è l’energia vitale ed è alla vita che ho pensato a quando l’ho scritto.
Scrivo in prima persona perché è un’esperienza vissuta da me, ma vorrei che quel “io” fosse ognuno di voi.


Un gabbiano mi accompagna lungo il cammino sul lungo e deserto molo planando sui lampioni che via via oltrepasso.
Appena gli passo sotto, lui si sposta velocemente su quello successivo.
E’ rivolto all’orizzonte, il suo sguardo è lontano. Per un attimo mi fermo sotto di lui e lo osservo.
Sono emozionata perché questo gabbiano dall’alto sembra si rivolga proprio a me. Dal suo becco escono suoni acuti e alti, come per rimarcare delle parole.

Continuo il percorso fino al faro. A un certo punto lui si ferma lasciandomi passare.

Arrivo alla meta, mi siedo e faccio qualcosa che non è nella mia natura: chiudo gli occhi e immagino il paesaggio attraverso i suoni che percepisco, nel sottofondo c’è il rumore delle onde che s’infrangono sugli scogli.
Il sole calante riscalda ancora la mia pelle e respiro l’aria tiepida, la faccio entrare profondamente nel corpo.

Apro gli occhi, davanti a me c’è l’infinito, quella linea netta di separazione tra il cielo e il mare di due colori così contrastanti ma armonici tra loro che mi riportano al senso della vita.
Piccole onde si susseguono una dopo l’altra e mentre volgo lo sguardo verso il sole, mi accorgo di uno spazio silenzioso del mare. Tutto parla tranne quel punto dell’acqua raggiunto dal riflesso del sole.

E’ una sensazione nuova e particolare.
E’ come se nell’infinito mare - in quella parte riscaldata ancora dal sole pallido - ci fosse un canale, visto dall’alto, dove esiste solo silenzio.
E’ il silenzio della riflessione e queste onde entrano ed escono da questo spazio rigenerate.

In questo panorama i gabbiani volteggiano padroni del cielo, liberi tra il vento. I loro versi fanno da eco.
Il loro volo a volte battente a volte planato, risveglia il desiderio di volare al di sopra delle cose, del mondo e fa riflettere sull’utilità di osservare dall’alto, dissociandosi dal paesaggio, dalla natura, dalle cose e dalle esperienze.
Volare al di sopra di tutto, del mare, del suo rumore, del suo silenzio e del suo calore per apprezzare ancora di più la naturale bellezza che ci circonda.

Alcuni si posano sui lampioni. Arrivano veloci e con un colpo d’ali si fermano magistralmente.
Immobili fissano l’orizzonte, fieri e liberi di assaporare le emozioni del vento e della libertà.
Da lassù emettono con la loro voce stridula versi incomprensibili e ripetuti.

Al mio ritorno quel gabbiano è ancora sullo stesso lampione. Il suo sguardo questa volta non è più rivolto all’orizzonte ma alla terraferma, al porto, alle case sparse sulla collina. Anch’io volgo lo sguardo come lui e noto alcuni particolari, suoni, colori, forme e sensazioni che mi erano completamente sfuggiti. Non potevo coglierli prima perché ero talmente assorta a contemplare l’orizzonte che non mi sono accorta di quanta armonia c’era dall’altra parte.

L’emozione è grande!

Quel gabbiano mi ha trasmesso la sua voglia di osservare il mondo, la sua capacità di fermarsi in ogni luogo planando con maestria, la sua sensazione di libertà, la sicurezza di sé stesso, la fierezza del suo volo e delle sue parole, la sua saggezza.

Se ne è volato via lasciandomi sola tra il dolce rumore delle onde, l’infinito e i miei pensieri.

E’ stato un grande maestro!
Mi ha insegnato a guardare ciò che i miei occhi non vedevano e ad ascoltare suoni sconosciuti ricchi di significato.
Mi ha ricordato di apprezzare sempre la vita, in tutti i suoi mutevoli e innumerevoli momenti di felicità e di tristezza.
Mi ha urlato a squarciagola di voltarmi in ogni direzione per avere una maggiore visione e consapevolezza di tutto ciò che ci circonda.