21.1.09

Questione di stile

Il Servizio sanitario della Toscana,
tra le altre campagne di comunicazione,
ha in atto questa: Corretti stili di vita.

5 ritratti del quotidiano corredati da una stessa didascalia,
la vita sceglila al naturale,
accompagnati da brevi testi, e timbrati,
come per un’affissione, con un motto
in cui solo il soggetto cambia:
la frutta fa salute, e poi il movimento, l’aria aperta,
la verdura, divertirsi: tutto questo fa salute.

La didascalia, che se l’avessimo scritta noi,
almeno fino a qualche anno fa, a scuola
l’avrebbero ricamata in rosso o blu
(dislocazione a sinistra o anacoluto?),
con quel suo esordire con “la vita”
che invece mica è soggetto, ma complemento,
mima il linguaggio colloquiale, quotidiano, appunto.

E soprattutto vuol porre l’accento sulla vita:
fine, mezzo, parola chiave.
E anche quel naturale, diciamocelo,
evoca un sacco di significati, a tutti.

E fa salute?
Mica c’è scritto “comporta”, “determina”,
“agevola”, “predispone a”…
No, proprio così, semplice, diretto,
chiaro al nonnino come al guru:
fa salute.

Eccolo che si aggiunge alle 345 polirematiche
che trovi sul Dizionario De Mauro,
cioè a tutte quelle locuzioni
in cui il verbo fare,
verbo peraltro assai bistrattato, sempre a scuola,
come troppo generico,
si abbraccia ad altre parole per formare
un significato unitario.

Raramente nei linguaggi tecnico specialistici,
come il “fare scuffia” marinaresco,
il fare vince nell’uso corrente:
“fare buon sangue”,
“fare tardi”, “far gola”…

Vince perché arriva.
E arriverà anche a quei nonnini
ritratti mentre giocano a bocce,
lì insieme a eludere la solitudine
e a dirsi che Divertirsi fa salute.

Chissà se ne parleremo anche noi,
nella nostra nuova ricerca ...

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