Semplicemente auguri
«Questa vigilia del nuovo anno è dominata, nell’animo di ciascuno di noi, dallo sgomento per le notizie e le immagini che ci giungono dal cuore del Medio Oriente. Si è riaccesa in quella terra una tragica spirale di violenza e di guerra. Una spirale che va fermata.» Così è iniziato il discorso di fine anno del presidente Napolitano.
Sarà stato quel richiamo alla responsabilità delle cose serie, o il suggerimento a uno stile di vita più sobrio che ne è seguito, o le raccomandazioni dei vigili del fuoco di Porto Rotondo, fatto sta che quest'anno l’altro presidente, quello che mira al Quirinale, ha messo da parte il vulcano in miniatura, e ha chiesto ai suoi ospiti della Certosa di farsi bastare i 25 minuti di fuochi d'artificio, e poi i balli nella discoteca allestita all'interno della serra, solitamente usata per le conferenze stampa.
Ripensare a quel discorso, e ai presidenti, e poi alle immagini diffuse dai tg e dalla rete, gli strazi dei missili, le ritorsioni, le promesse di vendetta, i bambini dilaniati, mi fa risuonare in mente una canzone di Ivano Fossati, Il disertore: «In piena facoltà, egregio presidente, le scrivo la presente che spero leggerà. La cartolina qui mi dice terra terra di andare a far la guerra quest'altro lunedì. Ma io non sono qui, egregio presidente, per ammazzar la gente più o meno come me: io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso, ma sento che ho deciso e che diserterò».
Chissà che “sobrietà” non voglia dire anche diserzione, disarmo, rinuncia, non solo al panettone di troppo, o al vulcano finto, ma anche ad ammazzare. Dev’esserselo chiesto, il disertore di Fossati, che conclude: «Per cui se servirà del sangue ad ogni costo, andate a dare il vostro, se vi divertirà! E dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi, che possono spararmi: io armi non ne ho».
Con queste parole in testa, ripenso ai messaggi di auguri che ho ricevuto quest’anno. Ho apprezzato in particolare la mail di un amico, Ivan: «Ho sulla scrivania tonnellate di biglietti vuoti che ho deciso di non spedire; non solo perché sono state impartite disposizioni restrittive volte al risparmio, ma anche perché chissà quando arriveranno. Magari dopo le feste, così da lasciare solo un retrogusto amaro se chi riceve non le ha trascorse bene. Un “semplicemente auguri” potrebbe essere il modo migliore per augurare qualcosa senza scadere nella banalità. Non è il caso di abbinarlo a stelle, stelline, babbo natale e renne varie. Un "semplicemente auguri" racchiude molto di più».
Deve aver fatto pensieri simili un’altra mia amica, Cristina, quando mi ha inviato una mail, il cui testo era proprio, semplicemente, “auguri”. In più, però, questo link.
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