18.2.09

In ogni momento di difficoltà si può essere ottimisti o pessimisti. Ciò che diciamo e scriviamo lascia inesorabilmente trasparire, come è giusto che sia, il nostro stato d’animo.
Se apro un giornale, il nero dell’inchiostro sembra ingoiare il poco bianco delle pagine rendendole inevitabilmente tutte nere. Il pessimismo regna sovrano, il catastrofismo rappresenta la regola, l’impotenza prende il sopravvento.
Sono tornato da poco da un viaggio negli USA dove ho avuto la fortuna di assistere alla convention dei dealer auto american. In una sala gremita di oltre quindicimila persone si sono alternati illustri personaggi tra i quali gli ex presidenti George Bush senior e Bill Clinton.
Non vi era l’euforia delle passate edizioni contraddistinte da annate record in termini di business ma proprio da coloro che hanno a lungo governato un paese difficile come gli USA, sono arrivati messaggi chiari e che meritano qualche parola di commento.
Il primo dei messaggi, per quanto “tecnico” ha in se un insegnamento: back to basic. Che senso ha in un momento congiunturale difficile utilizzare le proprie risorse, materiali ed immateriali, per cose che nessuno pagherà? Allora è necessario concentrarsi sulle cose semplici, quelle che si sanno fare meglio, quelle per le quali nessuno può insegnarci niente.
Il secondo è pragmatico e ottimista: ce l’abbiamo sempre fatta, perché non dovremmo farcela anche adesso?
Pragmatismo ed ottimismo ecco cosa serve. Realismo aggiungo io. Certamente non serve abbattersi, chinare il capo, assumere la posizione d’urto ed aspettare che l’aereo si schianti. Forse neanche reagire è possibile perché o non si hanno le forze o non si sa in che direzione andare. Perlomeno si può affrontare il domani con un piglio diverso, con la voglia e la consapevolezza di potercela fare.Le parole in tutto questo hanno un valore importante. Molto di più che in normale periodo. L’importante è saperle usare.