3.3.09

Ansia da referto

Vi sentite l’ansia che vi gira nella pancia, qualcosa di fisico, qualcosa che potreste prendere e mettere su una bilancia. Avete il pensiero fisso, vi fa compagnia tutto il giorno e anche nei pensieri notturni.
Il referto. Quanto cavolo manca?

La notizia è sul Corriere della Sera: una ricerca condotta negli USA su 126 donne sottoposte a biopsia al seno e in attesa dei risultati dimostra che l’attesa del referto provoca livelli di stress uguali a quelli di una diagnosi sfavorevole.
Alle donne è stato prelevato un campione di saliva il giorno della biopsia e nei 5 successivi. I ricercatori hanno misurato il livello di cortisolo la cui concentrazione aumenta in seguito a stimoli stressanti.

Risultato? Le donne che dopo i 5 giorni erano senza risposta perché ancora in attesa del referto o perché il risultato era incerto avevano un livello di cortisolo pari a quello delle donne che avevano appreso di avere un tumore.

Elvira Lang, uno degli autori della ricerca, sostiene che i medici dovrebbero accorciare i tempi di analisi-comunicazione dei risultati al paziente.

Quanto è importante la comunicazione della diagnosi? Quanto si può fare perché il paziente (o colui che lo diventerà) non parta già da una situazione psico-fisica vulnerabile? In tempi di accorciamento spinto del time to market, come si può accorciare anche il tempo di attesa della diagnosi?

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