26.2.09

Glossogrammi


"Una serie di test, quiz, domande, trabocchetti e giochi di parole nascosti per mettere alla prova le proprie convinzioni (e convenzioni) grammaticali".

Così Giordano Meacci su Treccani spiega a che cosa servono i glossogrammi, “strumenti” per pesare le nostre competenze linguistiche.
Andateci e sperimentatevi nei primi due: il primo sull’utilizzo degli accenti, il secondo sulla storia delle parole. Formidabili. Le spiegazioni sono narrative e divertenti, così non vi piccate del fatto di non sapere. O di sbagliare. O di non ricordarvi. Minimo 0, massimo 3 punti.

Io ho scoperto che riposavo dai tempi delle medie su certezze fatte di nulla.
Ad esempio.
Il pronome sé vuole l’accento se sta da solo, ma lo perde se accompagnato da stesso. Giusto? Sbagliato! L’accento resta in entrambi i casi.

Sottovalùto o sottovàluto? Non rispondete… si dice sottovalùto, come valùta o salùto.

Alopècia o alopecìa? La seconda che ho scritto… accentazione greca dei termini in –ìa.
Mica dite alchìmia, ma alchimìa e poi liturgìa e parodìa.


Da dove proviene la pizza? Da una parola tedesca. Il tutto è partito da bizzo o pizzo che dal significato di morso è passato a boccone, poi pezzo, pezzo di pane, focaccia.

E lo sapete da dove deriva la parola precario? Se vi viene da scegliere la prima risposta tra le tre possibili vi prendete 0 punti, "perché avete sottovalutato (anche per via etimologica) tutti i precari del mondo: caricando la già gravosa condizione di ‘temporaneo’ e di ‘incerto’ con l’offensiva via etimologica dell’inutilità e dell’inefficacia".

Pesate le vostre conoscenze, ma gustatevi anche il piacere della scrittura, quindi, "con il giusto rispetto – se possibile – per il lungo viaggio migrante che le parole hanno affrontato, nello spazio e nel tempo, da una lingua all’altra, da un popolo all’altro. Spesso rifiutate, in partenza. Fino a diventare però – fortunatamente – ‘ricchezza e premio’ della lingua d’arrivo".

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