Oggi a scuola: domani è un altro giorno?
Oggi sono andato a fare una chiacchierata sulla comunicazione nel liceo delle mie figlie. C’era l’autogestione, e mi hanno invitato.
Ragazze e ragazzi di varie età hanno interagito un paio d’ore sulle abilità fondamentali dell’efficacia comunicativa: la semplicità, la sintesi, la struttura del messaggio, lo stile, la seduzione e la simpatia, la stravaganza. Abbiamo poi discusso di metafore, di prosopopee e di altre figure retoriche che spesso incontrano nella poesia, rivisitandole in chiave un po’ più cialtrona, negli usi quotidiani della pubblicità, del giornalismo, del linguaggio politico.
Alla fine è arrivato anche un professore, insegnante di lettere, e con la curiosità dell’intelligenza si è divertito a sentir citare Cicerone come gran maestro nell’arte del questioning, o Dante come esperto di sistemi rappresentazionali, o l’incipit del Vangelo come manifesto di semiotica.
Sì, lo sappiamo, la scuola italiana è ancora piena di tromboni, parrucconi e tipi da museo delle cere. E quel professore dell’attimo fuggente, quello che ti fa salire sui banchi urlando “mio capitano”, forse è solo un bel soggetto da film. Però mi pare che alcune cose stiano cambiando davvero, anche nella scuola. E nella direzione giusta.
A volte mi viene ancora da pensare - sarà che laggiù hanno appena votato la fiducia - che domani è un altro giorno.
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