Caffè domani mattina?
243 anni fa, tra amici:
«Consideriamo ch’ella è cosa ragionevole, che le parole servano alle idee,
ma non le idee alle parole, onde noi vogliamo prendere il buono
quand’anche fosse ai confini dell’universo,
e se dall’inda, o dall’americana lingua ci si fornisse qualche vocabolo
ch’esprimesse un’idea nostra, meglio che colla lingua italiana,
noi lo adopereremo, sempre però con quel giudizio,
che non muta a capriccio la lingua, ma l’arricchisce,
e la fa migliore.
[…]
A tali risoluzioni ci siamo noi indotti
perché gelosissimi di quella poca libertà che rimane all’uomo socievole
dopo tante leggi, tanti doveri, tante catene ond’è caricato;
e se dobbiamo sotto pena dell’inesorabile ridicolo vestirci a mo’ degli altri,
parlare ben spesso a mo’ degli altri,
vivere a mo’ degli altri,
far tante cose a mo’ degli altri,
vogliamo, intendiamo, protestiamo di scriver con tutta quella libertà,
che non offende que’ principi che veneriamo.
[…]
Per ultimo diamo amplissima permissione ad ogni genere di viventi,
dagli insetti sino alle balene, di pronunciare il loro buono o cattivo parere
sui nostri scritti.
Diamo licenza in ogni miglior modo di censurarli, di sorridere,
di sbadigliare in leggendoli, di ritrovarli pieni di chimere, di stravaganze,
ed anche inutili, ridicoli, insulsi in qualsivoglia maniera».
[…]
............................... 1764 - Alessandro Verri, «Il Caffè»
Buone vacanze.
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