Onorevole Fini, che insegnanti frequenta lei?
Giorni fa Gianfranco Fini è tornato nella sua città, Bologna, e ritrovando l’antico vigore ha proposto una “bonifica” che spazzi via con gli idranti il degrado che affligge la città. Poi ha precisato: vagabondi, ubriachi, zingari, sbandati, punkabestia, clandestini. Nella furia finiana sono finiti anche gli insegnanti: “un manipolo di frustrati - pare abbia detto - che incitano all’eversione”.
Onorevole, so che anche lei è giornalista, e mica si può giocare troppo con le parole: ogni espressione tolta dal proprio contesto assumo un tono, un colore e un calore deformanti. E, per la stima che molti mi dicono sia da porre in lei, spero che il contesto di quelle sue parole fosse migliore di quanto appare.
Sul “manipolo di frustrati”, a parte quel delizioso retaggio linguistico (manipolo), le è mai sorto il dubbio, a lei e a certi suoi colleghi che da decenni bivaccano in Aula, che ci sia un nesso tra la frustrazione e il degrado della scuola?
Sull’incitare all’eversione, invece, ha ragione. Se “eversione” è “sovvertimento radicale dell’ordine costituito compiuto con atti rivoluzionari o terroristici”, in effetti ne conosco di insegnanti che sovvertono l’ordine costituito. Gente che spende i pomeriggi sì a correggere, riflettere, studiare, aggiornarsi, confrontarsi, ma anche a inventare modi sempre nuovi per accendere gli sguardi dei loro studenti. E poi magari li invitano a casa, anche da pensionati, per sostenerli rispetto alle titubanze di qualche giovane insegnante. E poi vanno a sentirli alla maturità, soffrendo con loro in platea, invece di grattarsela al mare. E li coinvolgono nel volontariato, lì sì insegnando loro a vivere (o a evertere), dopo le prove fatte con Seneca o l’Innominato. E tutto, badi, gratis!
Se ha voglia di conoscerne qualcuno, onorevole, di questi terroristi, a sua disposizione. Chissà che poi, neurolinguisticamente, lei possa ampliare la sua rappresentazione mentale della realtà, e poi la rappresentazione verbale della rappresentazione, il significato, il significante...
Etichette: educazione, persone e parole, rispetto
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