4.3.06

Così parlò il Cavaliere

“Bossi è il mio migliore amico”, “Abbraccio tutti i delegati, grazie di cuore”, “Sono assolutamente convinto”, “C’è un pericolo strisciante: si chiama comunismo”.
Era tanto il materiale su cui lavorare (l’intero corpus degli interventi di Berlusconi dal 1994 al 2005). Eppure, gli studiosi Sergio Bolasco, Nora Galli de’ Pratesi e Luca Giuliano ce l’hanno fatta: esaminare il linguaggio del premier incrociando l’analisi statistica delle parole con lo studio qualitativo della retorica.

Ne è nato “Parole in libertà”, da ieri in libreria per Manifestolibri: 137 pagine dove scoprire come il capo del Governo abbia rinnovato il linguaggio della politica portandolo “dalla fumosità della prima Repubblica al mondo della favole, al racconto appagante, emotivo, zeppo di sentimentalismi”. Un kit pronto per l’uso di metafore belliche e religiose, di frasi semplici, brevi, sempre attente a sottolineare il confine tra “noi” (i buoni) e “loro” (i cattivi).

E così, se ai “guerrieri della libertà” tocca combattere “i signori della sinistra” che campano a sbafo di chi sta “26 ore al giorno nella trincea del lavoro”, a noi sorge spontanea un’altra domanda: come comunicano oggi, a poche settimane dal voto, Prodi e gli altri?