11.4.06

Commenti "fantastici"

Se a motivare la scelta dei lavori premiati ad un concorso di poesia per bambini si mette Bruno Tognolini, non ci si può aspettare che motivazioni fantastiche.

Tognolini, autore di storie, filastrocche, trasmissioni TV per i bambini (la “Melevisione”) è stato il presidente della giuria del concorso di poesia La mia Milano, indetto l’anno scorso dall’associazione culturale internazionale noprofit “Cuore e parole” per gli alunni del triennio delle scuole primarie.

Il 21 settembre 2005 si è tenuta la cerimonia di premiazione al teatro Dal Verme di Milano.

Tognolini ha scritto dei commenti per le poesie dei bambini che hanno vinto.
Basta leggerli per evocarle. Attraverso la magia della scrittura dei commenti le poesie, d’incanto, si compongono e sembra di vederle…sentirle…toccarle, anche se qui non ci sono.

Eccone alcuni, divisi per sezione.

“LA MILANO ARTISTICA”

Le poesie sono formule magiche, e le formule magiche spesso sono corte. Con poche parole potenti questa poesia ci introduce nella chiesa, con due aggettivi ci mostra l’arte grande di cui la chiesa è fatta, poi l’arte più piccola di un quadro, ed ecco che quel quadro è già finestra da cui voliamo via nel mondo. Arte e cultura, sguardo incantato, breccia, poi via nella natura, e poi ritorno: per questo girotondo sono fatte le poesie. E forse anche le chiese.

“MILANO, I SUOI PARCHI E GLI ANIMALI CHE LI ABITANO”

Le poesie sono acquerelli, riflessi, copie liquide della realtà. Assomigliano alla realtà che stanno specchiando. Questa poesia ha il tocco lento di un pomeriggio al parco, i versi son sassolini che forse Andrea (ploc… ploc… ploc…) butta nell’acqua. Quando un bambino non può toccare con le mani le ombre su un laghetto, le tocca coi sassi. O coi versi. E quelle ombre ballano, contente.

TUTTO IL MONDO A MILANO”

Le poesie sono uccelli migratori, che volano con due ali: il Senso e il Suono. Queste due ali devono essere equilibrate, come le due parole che le designano, così l’uccello-poesia vola bene. In questa poesia il Senso (molteplicità umana) trova aiuto nel Suono: la rima suggerisce di legare “Milano” a “Bibbia e Corano”, e “Duomo” a “donna con l’uomo”. Ma questo uccello dalle belle ali ha anche una coda sorprendente: “i bambini chiusi in gabbia” non fanno più rima con niente.

“MILANO, CITTÀ DI SUONI E DI RUMORI”

Le poesie sono canzoni con la musica nascosta
, la melodia invisibile impastata dentro come acqua nel pane. Alcuni dicono che le poesie vanno misurate dicendole con la voce, altri addirittura cantandole. Questa poesia è una delle poche che si può veramente cantare: fare la prova, dal quinto verso in su, sull’aria di varie canzoni di De Andrè. Per questa rara qualità di fattura artigianale, più che per una stretta attinenza al tema, merita bene la sua segnalazione.

“IL CUORE DI MILANO”

Le poesie sono balconi inaspettati
, da cui accade di vedere cose a noi note in un modo diverso. Così è nell’incontro fra la città di Milano e “un amico”, che questa poesia ritrae: non vediamo la solita rete avvilente di sguardi, sospettosi e seccati da una parte, avidi e ostili dall’altra, ma quasi una danza di corteggiamento fra scoiattoli cauti e curiosi. È vero, può ben essere anche così l’incontro fra una città e uno straniero. Grazie a questa poesia, per avercelo ricordato.

“IL NONNO RACCONTA: COME CAMBIA LA CITTÀ”

Le poesie son corridori sorprendenti
, assomigliano più ai cavalli che ai treni. Se una poesia corre sui versi come fossero binari, a metà strada si sa già dove ci porta. E invece deve scartare alla fine, conservare per noi una sorpresa. Questa poesia, come le altre dei nonni, da buon trenino enumera diligente tutte le cose che “erano meglio prima”. Ma alla fine diventa cavallo e scarta di colpo: è il bambino che qui prende la parola, perché per lui il mondo è sempre meglio adesso.

“JOLLY ”

Le poesie sono piccole magie, le loro rime son bacchette da rabdomante, che fanno zampillare dalla terra l’acqua forte del senso inaspettato, di ciò che non volevi proprio dire; o meglio: che non sapevi di voler e poter dire. Per esempio: la rima quasi obbligata “Duomo / uomo”, che in altre poesie di questo concorso figurava, in questa sola ha aperto una visione così grande. Forse più grande dei bambini che l’hanno scritta: ma appunto, la rima è una fata che guida la mano.

Le poesie son manufatti fatti ad arte, con uso di tecniche e trucchi del mestiere. I bambini scrittori di poesie imparano presto i trucchi come l’anafora: se si comincia ogni verso o gruppo di versi allo stesso modo, la poesia viene bene. Non è sempre vero, anzi: il trucco può distrarre o esimere dal compito di dire qualcosa di vero e di bello. Questa poesia, invece, è vera e bella, un po’ grazie all’anafora che usa, e un po’ nonostante lei.