14.9.06

Le parole imprevedibili

Così s’intitola il bell’articolo che Stefano Bartezzaghi dedica oggi, dalle pagine de La Repubblica, alle mille domande che viaggiano in Rete. Sì, perché – sul web come nella vita – le domande affascinano più delle risposte.

Forse online cerchiamo quello che ci manca. E allora “sesso” vince di larga misura su “amore”. A Napoli interessano le “vacanze” e non i “mutui”. I Pescaresi nutrono una vera passione per “Benedetto XVI”, mentre ai Palermitani piace di più “masterizzare” e “scaricare”.

Forse dietro al nostro bisogno di statistiche si nasconde l’illusione che i numeri possano dare ordine più delle parole. Ma “ogni parola è un numero, e ogni numero è anche una parola: il risultato non ci inviterà giammai a una lettura unica, ma imporrà di rovesciare le chiavi di lettura”.

Cosa dire allora di Google/trends? Digiti fino a un massimo di cinque parole in una finestra di ricerca e, in pochi secondi, ti appare un grafico con le fluttuazioni storiche del termine, i risultati per città, nazione e lingua. Un algoritmo, insomma, con cui provare a codificare il “segno dei tempi”, dove gli istogrammi non sono oggettivi come l’andamento del mercato finanziario ma imprevedibili come “sogni, lapsus, battute di spirito”.