1.3.07

Banche: non c’è più il futuro di una volta

Comunicazione e cambiamento: la riflessione continua

Milano, venerdì 2 marzo. Alle 17,40 rompono le righe, ma solo perché tra un’ora hanno il treno. Sono in piedi dalle 5 di stamattina, sono qui in aula dalle 9,30, per un convegno dal titolo “2010: viaggio nella comunicazione”, e vorrebbero andare avanti ad ascoltare e a discutere. Sono circa 80 direttori e presidenti di banche cooperative del Trentino, riuniti nell'associazione Asdir, che a inizio anno hanno iniziato una riflessione su come comunicare con i media e, più in generale, come riorientare la loro comunicazione.
“Beh, che ne dite? È già una notizia, vero? Forse chi dirige i centri del potere economico sta capendo che non possono più stare là dietro a contare i soldi?” Così scrivevamo in un post dopo quel convegno. Provocazione banale? beh, la discussione è andata avanti, comunque. Oggi, altro capitolo.

Mattinata con Luca Paolazzi e Nino Cilavegna, editorialista e segretario di redazione del Sole 24 ore, per un botta e risposta su vita di redazione, trattamento della notizia e altri segreti del giornalismo. Poi gita creativa in Ogilvy One, la prima agenzia di marketing one-to-one in Italia, e conferenza del suo direttore creativo, Paolo Iabichino, su temi come il conversational marketing, le media relation e gli sviluppi della comunicazione nei prossimi anni.

“Il futuro che si prova a immaginare ogni volta - ha detto Paolo - lo scopriamo presente più che mai all’interno delle nostre giornate. E appartiene al quotidiano delle nostre conversazioni. Credo che anche le banche si stiano accorgendo del brusio di sottofondo, perché le più recenti sortite pubblicitarie di autorevoli istituti di credito parlano di ascolto e di attenzione al cliente, e non sembra l’ennesima réclame.”

Allargamento del panorama dei media, oltre i classici quotidiani economici; monitoraggio continuo della blogosfera, e quindi di ciò che si dice in rete; rispetto per i temi sociali e ambientali; user generated content, ossia messaggi di comunicazione costruiti dagli utenti stessi; e poi sempre più digital, sempre più cultura digitale, che significa un pubblico più informato e più consapevole, un contesto di conversazione più partecipato e più aggregante, un linguaggio più diretto e più autentico. Questi i temi centrali proposti da Paolo sotto un titolo, manco a dirlo, con dentro già tutto il succo: “Non c’è più il futuro di una volta”.