28.5.07

Tempi di Attesa – IL PASSAPORTO

Aspetto Alessandra che è in fila al Commissariato di Zona per il passaporto. Nell'ingresso non abbiamo trovato indicazioni, ma le persone ferme nel corridoio di sinistra ci sono sembrate un messaggio eloquente. La ragazza si è accodata rassegnata, io sono rimasto a godere la serenità del luogo, abbellito dai molti cartelli appiccicati sui muri con il nastro adesivo; un po' storti, per la verità.

Penso che perfino negli uffici pubblici i tempi sono cambiati in meglio: quand'ero giovane i cartelli erano scritti malamente con la biro; questi sono composti in bell'ordine con l'Elenco puntato di Word. Quanto all'estetica dell'affissione non si può pretendere, dato che i PC non sono programmati per quell'uso. Constato anche l'animato andirivieni che prosegue senza alcun controllo. Ricordo quando venni qui per denunciare il furto delle quattro ruote dell'auto, proprio il giorno in cui avevo sperato di partire per le vacanze estive con i bambini piccoli e tutto il resto: fui inchiodato sull'uscio da una raffica di domande che quasi mi indussero a confessare il reato. Si vede che dopo l'undici settembre insospettisce solo chi cerca di entrare con un aeromobile di linea.

Ripercorro scrupolosamente i punti del cartello per essere certo che abbiamo portato quanto è richiesto: la ricevuta del versamento, la marca da bollo, le foto, il documento di riconoscimento, il modulo di domanda per il rilascio... Il modulo di domanda! Per Giove, dov'è il modulo? – chiedo ad Alessandra, che è ancora nello stesso punto, un po' più mesta. Mi risponde nel coro lamentoso dei suoi vicini: il modulo non si trova; ce l'avranno nell'ufficio! Beh, ma mentre siete in fila, lo potreste già compilare...
Supero con baldanza la lunga fila, sprezzante delle occhiate assassine, che si tramutano in sorrisi quando ricompaio con il pacco dei moduli. Pensavo di lasciarne qualche copia nell'ingresso, ma a stento porgo l'ultimo a mia figlia, che con aria afflitta mi indica un altro cartello. Apparentemente è uguale a quelli dell'ingresso, ma, sorpresa! E' stato aggiunto un ultimo punto che in tono perentorio impone di presentarsi allo sportello con la fotocopia del documento di riconoscimento! E' proprio vero – penso – che l'uomo la vince sempre sulla macchina: questa integrazione estemporanea è stata vergata a mano, anche se con zampa di gallina.

Vado a fare la fotocopia! – annuncio risoluto come un vero condottiero e prima ancora di ritirare la carta d'identità di Ale, molte mani supplichevoli mi protendono documenti, monete e banconote. Pur essendo in una metropoli, e di sabato, scopro una cartoleria ben attrezzata senza dover tornare in periferia. Al rientro mi sembra di essere in un triste film sui profughi, con quelle mani che cercano di afferrare il loro appiglio vitale a qualunque costo. Si potrebbe aprire un servizio a pagamento.

Torno ad aspettare nell'ingresso e mi sorprende la vecchia abitudine che ci aveva dato la prof delle Medie durante le discussioni critiche sui casi della vita: quella di domandare a noi stessi come ci comportiamo nelle situazioni analoghe a quelle in cui ci lamentiamo degli altri. Ripercorro allora nella mente il mio ambiente di lavoro e lo trovo sinceramente migliore di questo. Ma forse la trave nell'occhio m'impedisce di vedere bene... Sarà bene controllare con cura.

Una cosa comunque mi appare evidente ancora una volta: che un po' di cura nelle nostre attività quotidiane risparmia a tutti una quantità di noie e rende più semplice la vita.

Pierluigi Voi.

P.S.: il sito della Polizia di Stato http://www.poliziadistato.it/pds/index.html è bello e ben organizzato. Fra le cose da allegare alla domanda per il rilascio del passaporto c'è il documento di riconoscimento, ma non la sua fotocopia.

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