3.6.07

Siamo sempre là: ragione o sentimento?

“Un treno lanciato su un binario sta per investire cinque operai. Azionando una leva è possibile scambiare il binario ed evitare di ucciderli, ma così facendo il treno travolgerà un’altra persona che si trova sul binario alternativo. Oppure ancora si può arrestare la corsa del treno spingendo un’altra persona ancora sui binari”.

Con questo gioco è iniziato ieri, 2 giugno, l’incontro “Calcoli e impulsi: cosa conta di più nelle scelte economiche” al Festival dell’Economia di Trento. Curioso che il 95% delle persone, secondo gli psicologi cognitivi, non ritenga giusta la terza soluzione, ossia spingere un uomo sui binari uccidendolo, ma ritenga legittimo cambiare il binario e lasciare che un uomo solo sia ucciso dal treno. Perché? La risposta non è scontata e gli intervistati stessi non sanno spiegarne le motivazioni.

Sono partiti da lì, nel loro confronto, lo psicologo cognitivo Alfonso Caramazza, direttore del Centro Mente/Cervello dell'Università di Trento, e l’economista Massimo Egidi, rettore della Luiss, esperto di economia dell’incertezza.

Sappiamo che gli studi di neuroscienze hanno aperto nuove prospettive per la comprensione di cosa accade nel cervello quando dobbiamo compiere una scelta, per esempio in situazioni di rischio finanziario. E nuove discipline, come la neurotica o la neuroeconomia, perfino il neuromarketing (qui si parla addirittura del “nervo della vendita” ) indagano le influenze etiche, logiche e cognitive nei comportamenti degli individui, specie nel risolvere il conflitto fra ragionamento freddo e dimensione emotiva.

È vero, la pulsione emotiva può bloccare il calcolo cognitivo e portare a errori nelle decisioni; è altrettanto vero che, quando occorrono decisioni rapide, il ragionamento automatico, frutto dell’esperienza, è fondamentale. Non solo in economia. Pensiamo al chirurgo: in condizioni critiche, se si perde in calcoli e ragionamenti, il paziente finisce all’altro mondo.

Applicando diverse prospettive di ricerca alle scelte della famiglia, dei consumatori, delle imprese, il dialogo tra lo scienziato dell’economia e quello della mente giunge a una conclusione interessante: la distinzione tra calcolo ed emozione è sbagliata. Le emozioni sono esse stesse dei calcoli, molto veloci, istintivi, che sono stati interiorizzati a livello inconscio attraverso l’esperienza.

Qualcuno ritrova pensieri simili se pensa alla magia della scrittura? al processo creativo, che consiste nel combinare le spinte dell'emisfero destro con le strutture linguistiche del sinistro? o al piacere del rispondere con successo a un’email magari livida di rancore, o annebbiata dalla fretta, o anche eccitata da un tiramento? ;-)

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