4.6.07

un recente articolo

Parole e politica. Qui di seguito ripubblico il breve articolo uscito sul "Il Verona" . Le elezioni (a Verona) sono passate. Ma ancora più importante mi sembra quello che avevo scritto poco tempo fa. A voi lettori l'ardua sentenza.

Le parole, per certi aspetti, sono come gli esseri umani. Ad un certo punto ‘nascono’ e vivono. Qualche volta muoiono. Alcune nascono bene, altre nascono male; alcune hanno un bel suono, altre ce l’hanno brutto, come sanno bene i pubblicitari. Non molto tempo fa è nata una parola che, poverina, è proprio orrenda. Si chiama, la parola, «tanko»; italianizzazione dell’inglese «tank» che sta originariamente per «serbatoio», con l’equivalente italiano «tanica» o il disusato «tanca»; ma indica anche «carro armato», come anche il «tanko». Che non è propriamente parola italiana: l’Accademia della Crusca non l’ha ancora inserito nel suo Vocabolario. Per fortuna. Non tanto perché, poverina, la parola sia brutta; ma perché brutta è la storia che l’ha generata. Nasce da un gruppetto di esaltati che una decina d’anni fa decise di assaltare, con quel mostro, il campanile di San Marco in nome della libertà (?) della Repubblica Veneta (?). Ma altrettanto brutta è la storia che ha riportato in evidenza in questi giorni il «tanko»: a San Bonifacio qualcuno ha avuto la brillante idea di esporlo nel giorno della Liberazione. Forse per avvicinare i «serenissimi» assaltatori ai partigiani? Speriamo di no. Se così fosse, ci sarebbe da chiedersi se i promotori sono più vicini alla follia o al reato. Di certo sono lontani dall’Accademia della Crusca e da ogni altro vocabolario e da ogni libro di storia. E questo spiega molto.