5.7.07

Il propellente necessario

Al latino “soffiare dentro” risale una delle parole più usate
quando si parla di scrittura: ispirazione.
Diciamo di aver bisogno di ispirazione qualunque testo ci attenda:
biglietto di auguri, post, tesi, altro.
L’eccezione è per la lista della spesa (forse).

Soprattutto la scrittura creativa viene spesso descritta come influsso,
quid esterno che giunge a stimolare il genio,
e c’è chi la raffigura addirittura come sdoppiamento:
una parte inconsapevole detta le creazioni, e l’altra, quella cosciente, annota.
Pagine interessanti in proposito si leggono in Terapie apparentemente magiche, libro qui ricordato qualche tempo fa.
Del resto, la lateralizzazione del cervello, cioè la presenza di emisferi
con funzioni differenziate, ci autorizza a crederlo:
l’emisfero destro intanto crea, il sinistro poi organizzerà.

Riflettevo sull’ispirazione l’altro giorno, leggendo il post di Emiliano,
quando ho ritrovato due testi del beneamato Montale:
tra i molti che l’autore dedica alle parole e al sacro fuoco del comporre,
questi entrano nell’argomento e lo sgranano d’ironia.

(la domanda è aperta: tu riconosci una spinta, uno sprone a scrivere?
è quello il tuo propellente necessario?)

L’angosciante questione
se sia a freddo o a caldo l’ispirazione
non appartiene alla scienza termica.
Il raptus non produce, il vuoto non conduce,
non c’è poesia al sorbetto o al girarrosto.
Si tratterà piuttosto di parole
molto importune
che hanno fretta di uscire
dal forno o dal surgelante.
Il fatto non è importante. Appena fuori
si guardano d’attorno e hanno l’aria di dirsi:
che sto a farci?

***

Non posso respirare se sei lontana.
Cosi scriveva Keats a Fanny Brawne
da lui tolta dall'ombra. È strano che il mio caso
si parva licet sia diverso. Posso
respirare assai meglio se ti allontani.
La vicinanza ci riporta eventi
da ricordare: ma non quali accaddero,
preveduti da noi come futuri
sali da fiuto, ove occorresse, o aceto
dei sette ladri (ora nessuno sviene
per quisquilie del genere, il cuore a pezzi o simili).
È l'ammasso dei fatti su cui avviene l'impatto
e, presente cadavere, l'impalcatura non regge.
Non tento di parlartene. So che se mi leggi
pensi che mi hai fornito il propellente
necessario e che il resto (purché
non
sia silenzio)
poco importa.

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