Bugiardino a chi?
Illuminante il contributo dell’Accademia della Crusca sulla parola “bugiardino”. Anche se non c’è concordanza sull’origine – per alcuni erano le locandine dei quotidiani esposte fuori dalle edicole, per altri l’appellativo con cui gli antifascisti chiamavano il giornale Il Telegrafo, di proprietà della famiglia Ciano - “non c’è dubbio invece che questo nome voglia puntare l’attenzione sulle prerogative di queste particolari istruzioni per l’uso che, soprattutto negli anni di boom della farmacologia, tendevano a sorvolare su difetti ed effetti indesiderati del farmaco per esaltarne i pregi e l’efficacia”.
E ancora: “Attualmente la critica più diffusa è che questi strumenti, rivolti ai consumatori quindi a non specialisti, restino comunque incomprensibili anche a una lettura attenta e scrupolosa, sia per la tecnicità delle informazioni che offrono, sia per l’accumulo di notizie in così poco spazio. La mancata trasmissione di informazioni dovuta e alla qualità e alla quantità delle indicazioni (non far capire è quasi come non dire), continua a giustificare l’appellativo di bugiardino”.
Meditate gente, meditate…
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