24.10.07

Il camice d'argento

E’ di ieri la notizia che negli Stati Uniti la società che pubblica le guide con le classifiche di ristoranti, alberghi e locali notturni votati dai clienti, pubblicherà una guida dei medici migliori votati dai pazienti.

Capacità di comunicare senza usare termini incomprensibili, lunghezza delle liste d’attesa e capacità di instaurare fiducia nel paziente, sono parametri fondamentali scelti per la hit parade. La valutazione esclude volutamente l’efficacia delle terapie prescritte, che è stata nel passato fonte di grane giudiziarie.

Ricordo che anche in Italia qualche anno fa un settimanale aveva allegato una classifica dei migliori medici e dei migliori ospedali d’Italia. Subito l’Ordine dei medici era insorto ed era nato un acceso dibattito. Da una parte vi erano coloro che ritenevano che non tutti hanno la fortuna di avere sotto casa i migliori medici ed i migliori ospedali ma tutti hanno il diritto di ricercarli, ovunque essi siano, e di affidare la propria vita solo a chi dà loro piena fiducia. Dall’altra, coloro che pur riconoscendo nelle classifiche la volontà di dare un servizio al cittadino, pensavano che il risultato consisteva nell’aver venduto qualche copia in più e aver creato ansia e perplessità nei pazienti che non potevano farsi curare in quelle infallibili strutture.

Se qui da noi venisse pubblicata una guida simile a quella americana, avremmo la strada spianata, non bisognerebbe fare sforzi per trovare un nome diverso da quello delle classiche guide per ristoranti. Gambero e Slow più che succulenti pietanze mi ricordano le liste d’attesa degli ospedali e se penso a Michelin si concretizza davanti me la figura di un paziente di gomma su cui rimbalza certa comunicazione medica che non centra mai il bersaglio.

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