Antiche, nuove, scritte, impressionanti
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Soggetto: le parole
su «la Repubblica» di oggi.
Antiche, certe di Bertinotti e Rizzo,
rispettivamente secondo Augias e Serra che, nelle proprie rubriche, imputano al momento durissimo della campagna elettorale
l’urgenza di raggranellare tutto il possibile elettorato
potenziale con parole d’ordine (Augias),
lontane da ogni minimo sforzo di evoluzione linguistica
(che è anche evoluzione psicologica), rincara Serra,
con la conclusione che si può morire di trasformismo,
ma anche di noia.
Rischio che sembra non correre il cardinale Tettamanzi,
che dialoga su YouTube,
rispondendo in video alle domande che i fedeli
gli fanno arrivare via mail:
modalità e parole anche nuove,
o, meglio, (di questi tempi) inaspettate.
Faccia nuova, intelligenza fine, idee chiare,
parole anche scritte, quelle di Gianrico Carofiglio,
magistrato e autore di legal thriller e saggi,
che per il suo viaggio nella politica
tra l’altro si dà due regole:
non perdere il contatto con il mondo reale,
(…) e scrivere ogni giorno.
Impressionanti, infine,
le parole di Obama: nel senso proprio che sanno
impressionare, ma non basta:
grazie alle parole scelte con cura,
all’oratoria, al modo in cui affronta l´audience.
Sembra un attore di Hollywood,
la sua immagine vende bene:
ma è sostanzialmente una strategia di marketing.
A dirlo è Noam Chomsky,
uno che di parole se ne intende.
Spunti per parole leggere
(e assennate).
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