20.2.08

Scartando il cioccolatino delle risposte

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Lodolinda è una bambina che ama molto disegnare.
Quando è di buon umore disegna farfalle celesti e arancione
su tulipani rossi e gialli; quando è arrabbiata disegna

pipistrelli viola e coccodrilli verdi;
quando ha voglia di piangere disegna salici piangenti
sotto la luna. Quando ha voglia di rompere tutto,
disegna una nave pirata che spara un colpo di cannone
contro una torre sulla riva del mare,
e la torre si spezza in due come un grissino.

Sono le righe iniziali di un testo di Italo Calvino,
I disegni arrabbiati.

Valter Deon ne parla come esempio di testo ricco e
complesso, capace di suscitare domande nei giovani
studenti, e lo fa riportando le prove Invalsi
(l’ente di ricerca che rileva l’apprendimento scolastico),
nell’ambito del suo intervento al XV Convegno Nazionale
GISCEL, che si terrà a Milano dal 6 all’8 marzo.

L’intervento, per ora in rete insieme ad altri
sotto forma di abstract,
si incentra sull’interrogabilità del testo:
“non tutti i testi si fanno interrogare allo stesso modo
e non tutti i testi suscitano buone domande”.

Specificamente riferito ai testi letterari,
il principio può altrettanto bene applicarsi a vari
generi di comunicazione.
Saper fare (e sapersi fare) domande, del resto,
è una competenza che la scuola stessa è chiamata a insegnare,
ma che a volte è disertata.
Accontentarsi di prontuari di risposte,
saperi confezionati e rassicuranti,
soggiace all’intelligenza binaria di cui già parlammo.

Così, al di là dell’intensità delle singole parole,
dell’emozione che sono capaci di titillare,
nei prossimi mesi sarà stimolante
prestare attenzione alle domande
che testi e discorsi sapranno suscitarci.
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