"Vorrei essere nel taschino di Marini"
"In questi giorni vorrei essere nel taschino di Franco Marini".
Così mi ha detto qualche giorno fa il mio amico Paolo. Dio bono, ci vorrei stare anch'io in quel taschino (tranquillo, Paolo). Come una piccola cimice che registra parole, quelle ad alta voce e quelle a bassa voce, e anche quelle a bassissima, e quelle dentro il cuore. Chissà da quale frase, da quale accostamento di verbi sostantivi aggettivi e avverbi, nel suo dialogo interiore, è uscita una frase come quella riportata dai giornali stamattina: "C'è ancora uno spiraglio".
Penso alla bellezza del concetto di spiraglio, con quella freschezza di aria e luce che passano attraverso il muro, e la positività dell'intravedere il risultato anche in una situazione molto difficile. E penso alla tenacia del vecchio sindacalista, abituato a star lì, seduto al tavolo, ingoiando offese, disillusioni e meschinità, tritando con pazienza la voglia di sfasciare tutto, per reimpastarla di voglia di esserci e di fare, in nome di un valore più grande.
Mi piacerebbe davvero starci lì qualche minuto, nel suo taschino, presidente. Manderei giù anche quell'odore di pipa, pur di imparare qualcosa su come usare le parole in momenti difficili.
Con affetto.
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