14.5.08

Dedicato

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Ne Le parole che non ti ho detto
pochi giorni fa invitavo a riflettere
sulla pregnanza del linguaggio.

Lo facevo prendendo spunto dalla cronaca
e dalle reazioni che la accompagnano.
Lo facevo per sottolineare come il ripetersi di certi fatti,
di per sé anomali ed esecrabili,
finisca col diventarci familiare
anche attraverso un uso poco attento delle parole.

Alcuni, tra amici e lettori
che commentano il post,
focalizzano la loro attenzione
sull’argomento scuola-bullismo:
un binomio cui siamo abituati.

I media, in effetti, rendono spesso parziale servizio
alla scuola pubblica, evidenziandone le magagne
ma non gli impegni, e vomitandole addosso
imputazioni che, dicevo,
riguardano in parallelo le famiglie, e tutto quello
che con una percezione più o meno nitida chiamiamo
società.

Così, proprio oggi che nella mia attuale sede
è uscito il numero conclusivo del giornalino,
mi piace ricordare la scuola che funziona,
e lo faccio con questa/prima_pagina.pdf
redatta da due miei alunni
e in tema, perfettamente in tema,
con quanto scritto finora.
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