12.10.08

parole semplici, parole complesse

Le parole possono fare brutti scherzi. Prendiamo ad esempio l’espressione “non ci sono più soldi”. È quello che onestamente ammettono ora molte Amministrazioni comunali. Frase semplice, concetto chiaro. Chiare anche le conseguenze: bisogna tagliare le spese. Facile anche sarebbe trovare di chi è colpa. Ovvio, del Governo, che ha tagliato l’ICI, cioè le entrate del Comune. Risposta semplice e chiara. Di queste risposte semplici, però, qualcuno potrebbe obiettare, bisogna diffidare, perché ci sono tanti problemi, complicati, che è difficile anche spiegare, come la gestione degli investimenti finanziari dei Comuni, l’aumento delle spese energetiche, la crescita del fabbisogno del sociale… ). Verissimo. Può essere semplice dire: per fare cassa vendiamo qualcosa. Vendere un bel palazzo storico, ad esempio, come intendono fare a Verona con Palazzo Forti, sede della Galleria d’Arte Moderna: anche questa è una risposta semplice e chiara, ma sarà la migliore? Insomma, bisogna diffidare delle risposte semplici. Così come diffidiamo delle analisi semplici: le parole, come “sicurezza”, sono chiare, ma cosa ci dicono? Sono sufficienti a spiegare lo stato delle nostre città? Non sono necessarie, forse, analisi più profonde, meno semplici, che spieghino questo mondo, che così semplice non è? Come potremmo spiegare, con una parola, l’attuale crisi finanziaria? Forse è tornato il momento che noi cittadini non ci accontentiamo di risposte semplici e di parole semplici: perché ci possono fare dei brutti scherzi, e portarci dentro una crisi ben più complicata di quello che ci immaginiamo.

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