Hungry, and foolish
Quando guardi un giardino,
puoi guardare i fiori oppure le erbacce.
Lo diceva Milton Erickson, e mi piace pensarla così,
specie quando ciò di cui si parla è conclamato frutto
di opinione.
È con questo spirito che inizio la lettura di
Storytelling, la fabbrica delle storie di Christian Salmon,
un testo che lancia uno sguardo tutt’altro che tenero
alla narrazione, specie quella d’impresa:
“potentissima arma di persuasione nelle mani dei guru
del marketing, del management, della comunicazione politica
per plasmare le opinioni dei consumatori e dei cittadini”.
Eppure la narrazione può anche essere uno straordinario
strumento per approcciare l’altro,
per condividere la conoscenza,
per capire il sociale. Lo sappiamo tutti,
e lo sa bene chi insegna e lo vive sulla sua pelle, ogni giorno.
Dunque, non saranno solo fiori o erbacce,
ma sarà per qual fine quei fiori, e perché quelle erbacce.
E intanto le tre storie che
Steve Jobs narra agli studenti di Stanford
faranno anche leva sulla persuasione,
ma quel suo stay hungry, stay foolish
è anche un preciso invito a credere in se stessi.
Ben altro che bubbole.
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Etichette: narrazione d'impresa, persone e parole
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