10.6.07

La virtù combattente

Riflettendo tra etica e disciplina

“Un testo attuale e insieme coraggioso, in contrapposizione alle contemporanee tendenze verso ciò che è più comodo e facilmente ottenibile.” Così leggo nella newsletter della Scuola di Palo Alto, che promuove un libro intitolato appunto La virtù combattente. Tra sforzo etico e disciplina militare.

“Un testo sull’uomo - prosegue - sulla virtù, sulla disciplina, sulla capacità di costruire e seguire un progetto di senso. Un libro che, seppur legato precipuamente al contesto militare, si chiede in generale chi sia veramente l’uomo virtuoso, quali qualità, comportamenti, progetti, relazioni sia in grado di mettere in atto.”

Già, è vero, la parola virtus nasce nel contesto militare, a indicare le qualità di un buon comandante; e la persona virtuosa, che sia soldato, sportivo, o manager è colui che eccelle a tal punto da diventare esempio e guida per gli altri.

A dire il vero, questa marcatura militare non è che mi piaccia tanto. Soprattutto oggi, pensando al putiferio destato ieri a Roma dalla visita di Bush, finita per fortuna con qualche fastidio ma senza incidenti (e finita, per fortuna). Eppure non c’è tanto da far le anime belle: il linguaggio della comunicazione professionale è pieno di parole “bellicose”: target, azione, strategia, tattica, attacco, difesa, presidio... Ed è vero che, in un’epoca in cui molto di ciò che viviamo tende ad appiattirsi al livello delle banalità, delle comodità, del nulla, sarebbe utile rendersi conto che senza sacrificio, volontà e disciplina difficilmente riusciamo a ottenere risultati per noi stessi e per gli altri.

Uhm... qui rischio di entrare nella filosofia della domenica, quindi mi fermo.
Da un altro lato, rischio di scivolare nella propaganda, perché credo sia proprio per questo che è nata la Palestra della scrittura: per dimostrare che combinando l'etica con la disciplina si possono migliorare molto le proprie doti di comunicazione.

Voi che ne pensate?

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