17.12.07

Qualcosa di famigliare

Mentre addobbavo la casa l’ho ritrovata, ieri.
Era tra le pile di fogli che adornano la scrivania
e che, prima di assestarsi in consona destinazione,
fanno il giro degli angoli
per scampare alle saltuarie manie da ora-ti-sistemo.
Ne riporto una parte:

“Scrivo male:
e si perdoni all'autore che egli parli di sé:
è un privilegio delle prefazioni, un picciolo e troppo giusto
sfogo concesso alla vanità di chi ha fatto un libro:
scrivo male a mio dispetto;
e se conoscessi il modo di scriver bene,
non lascerei certo di porlo in opera.
I doni dell'ingegno non si acquistano,
come lo indica il nome stesso;
ma tutto ciò che lo studio, che la diligenza
possono dare, non istarebbe certamente per me
ch'io non lo acquistassi.

Che cosa poi significhi scriver bene
non credo che alcuno possa definirlo in poche parole,
e per me, anche con moltissime non ne verrei a capo.
Ecco però alcune delle idee
che mi sembra doversi intendere in quella formola.
A bene scrivere
bisogna saper scegliere quelle parole e quelle frasi,
che (...)
o nate nel popolo, o inventate dagli scrittori,
o derivate da un'altra lingua, quando che sia, comunque,
sono generalmente ricevute e usate.

Parole e frasi che sono passate dal discorso negli scritti
senza parervi basse, dagli scritti nel discorso
senza parervi affettate; e sono generalmente e indifferentemente
adoperate all'uno e all'altro uso.
Parole e frasi divenute per quest'uso generale ed esclusivo
tanto famigliari ad ognuno, che ognuno (...) le riconosca
appena udite (…).
Parole e frasi tanto famigliari ad ognuno
che il parlatore triviale e l'egregio
cavino dallo stesso fondo,
e dopo d'averli uditi successivamente,
un uomo colto senta fra di loro differenza d'idee,
di raziocinio, di forza etc.
ma non di lingua.

Parole e frasi, per finirla, tanto note per uso,
e immedesimate col loro significato,
che quando uno scrittore ingegnoso,
per mezzo di analogia le fa servire ad un significato pellegrino,
quel nuovo uso sia inteso senza oscurità e senza equivoco,
ed ogni lettore vi senta in un punto e l'idea comune,
e quel passaggio, quella estensione etc.
che ha in quell'uso particolare”.


L’ho ritrovata, questa stampa di una famosa
Introduzione rifatta da ultimo
che ha quasi due secoli e,
a parte qualche vocaluzza poi ritoccata,
sembra scritta giustappunto ieri.
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