19.9.07

Il paese, un giornale e la voglia di cambiare

Spero che Ezio Mauro, direttore di Repubblica, non mi denunci perché gli ho copiato il titolo: potevo troverne qui uno meglio?
Repubblica è il "mio" giornale, da molti anni. Stamattina devo aver fatto una faccia strana, salutando l'edicolante e buttando gli occhi su quella prima pagina così diversa. Lo vedo infatti cambiato, lo sfoglio, una cosa nuova, sezioni nuove, grafica nuova, respiro generale nuovo. Insomma, e il mio giornale? Si sa che i lettori sono abitudinari, gli sposti una rubrica un po' su o un po' giù, gli cambi una testatina, un colorino, e si agitano. Ma non è di questo che voglio dire qui. Segnalo invece la sobrietà di un giornalista che presenta un profondo cambiamento del proprio giornale (da oggi diviso in due parti: nella prima c'è tutta la giornata, nella seconda inchieste e dossier), con 59 asciuttissime righe di editoriale, neanche 2mila battute.
Il titolo: 9 parole, e già tre soggetti così forti, con quel verbo finale che mette in moto il pensiero. Primo periodo: 34 parole, solo 2 aggettivi.
Se penso ai fiati alle trombe che spesso mettiamo su per ogni più frivolo starnuto, mi viene voglia di starmene zitto per un po'.

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