30.8.07

La parola cantinella

Ho conosciuto Andrea durante un allenamento,
ma scoprire il comune interesse per la parola è stato un attimo:
io che la insegno e scrivo, lui che la insegna e recita.

Il teatro è uno dei luoghi dove la parola esprime al meglio
la propria fascinazione,
e così mi ha incuriosito sentirlo parlare di “parola cantinella”,
un po’ perché ne ignoravo il significato in gergo teatrale,
un po’ perché in questo mio non sapere ho vissuto la formula
come riduttiva: d’un lampo ho visto la parola in cantina,
negletta, derisa, cenerentola.

Andrea chiarisce il significato di cantinella,
e spiega che dal suo punto di vista di regista e attore
le parole fan solo da puntello, supporto, sfondo al Gran Protagonista
che in teatro è il gesto.

E mi balzano agli occhi le percentuali di Mehrabian quando dice
che le sensazioni suscitate in un discorso pubblico
dipendono solo per il 7% dalle parole.
E mi sfrigola in mente Wittgenstein quando asserisce
che un testo è capito interamente solo dal suo autore.
E mi tonfa nello stomaco Borges e il suo/Marino.pdf
con quell’acre consapevolezza delle parole
-anche le più attente e precise-
distanti.

Pareri?
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