La stecca nel coro
(o Sulla vocazione del servitore)
Dall' indagine svolta
da uno dei più seri istituti di ricerche demografiche,
lo svizzero Scope, risulta che la professione più ammirata
e rispettata, nel mondo, è quella dei medici.
I giornalisti sono al penultimo posto.
Ce ne sentiremmo profondamente avviliti
se all'ultimo non vedessimo catalogati gli editori,
scriveva nel 1978 Indro Montanelli,
il toscanaccio che di settant’anni di vita italiana e mondiale
è stato inconfondibile interprete.
Ogni tanto cambiava opinione:
non per calcolo ma per slancio.
Non si aggregava, e non mutava gabbana:
sempre la stessa.
Cambiava itinerario, perché gli pareva più giusto.
L'offesa più cattiva che gli ho sentita pronunciare:
«Gli è un bischeraccio».
Così lo ricordava Enzo Biagi,
quasi a giustificarne le scelte controverse,
scelte espresse anche in un’intervista ormai memorabile,
il cui testo integrale si può leggere qui, a pagina 38.
«La Stampa», qualche giorno fa, ha messo on line
il testo dell’ultima lezione di Montanelli all’Università di Torino:
lezione di giornalismo.
Poco importa che l’occasione
sia offerta dal centenario, oggi, della nascita del nostro.
Poco importa, perché l’argomento è stringente tuttora,
quando a lezione di giornalismo potrebbero tornare in molti.
Tutti quelli, ad esempio, che hanno dimenticato
quanto infida sia la rima con servilismo.
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