17.4.09

Solletica l’anima


Lingua di marmo antico di una cattedrale
lingua di spada e pianto di dolore
lingua che chiama da una torre al mare
lingua di mare che porta nuovi volti
lingua di monti esposta a tutti i venti
che parla di neve bianca agli aranceti
lingua serena, dolce, ospitale
la nostra lingua italiana…

Di marmo nelle parole di una canzone
ma, come ogni lingua, tutt’altro che statica,
anche la nostra cambia nel tempo
e tanto più cambia ora,
sottoposta com’è a incessante
stimolo mediatico.

Più ricca, più povera,
più snella, più in superficie,
di sicuro fulminea quando serve
e anche quando no,
i pareri su di lei si intrecciano.

Ma quel che conta ora è che,
con un codice linguistico tanto variegato,
una bella palestra di scrittura
sia l’attenzione.

Oltre che al destinatario, primo
nei nostri pensieri, l’attenzione al contesto
fa la differenza. Finalità comunicativa
e contesto orchestrano infatti il registro stilistico,
determinano la scelta di stile.
E non sempre tale scelta è ovvia, almeno:
non per tutti.
Quando puoi tentare la sintesi di un microtesto?
Quando l’intesa complice di una chat?
Quando la rapidità balzana di un C 6?
E quando, invece, ti varrà
spiegare, aprire il nascosto del tuo pensiero
e dipanarlo in una sintassi compiuta?

Se lo deve esser chiesto una professoressa attenta
che – invece che con i soliti ghirigori rossi a bordo testo -
ha scelto di solleticare la consapevolezza comunicativa
dei suoi alunni di prima superiore
inducendoli a scrivere testi in classe inconsueti:
testi che adoperano il linguaggio di sms e chat.

La prof. prende spunto da Iso, un romanzo
di Andrea Cotti la cui giovane protagonista
scrive d’amore velandosi dietro le abbreviazioni
del nuovo linguaggio.
Iso, Isotta, Isotta la Bionda,
chi non la rammenta,
lei, l’innamorata di Tristano?
Sarà nuovo il codice,
antica è la magia della scrittura,
con quel suo eterno avvicinarsi d’anime.
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