27.7.05

Pensieri improvvisi

Da un paio di settimane ho iniziato a leggere “La magia della scrittura”.
La mia è una lettura discontinua, in parte a causa del lavoro in parte perché riesco a leggere, e soprattutto a capire ciò che leggo, quando il livello di bollitura neuronale dovuto al caldo resta nei limiti di una decente sopravvivenza.
Quest'oggi, mentre leggevo il capitolo di Lucchini “E mail. Scrivere o parlare?”, spinta da uno di quegli inspiegabili impulsi che ci colgono ogni giorno nei momenti più strani, mi sono interrotta di colpo nel bel mezzo di una frase e ho chiuso il libro.
Un'elegante e colta signora d'altri tempi mi fissa dalla copertina.
Due considerazioni mi si presentano alla mente, una legata all'altra come cani da slitta: la prima è che il patrimonio pittorico del pianeta è saturo di immagini di uomini che scrivono ma in copertina ci hanno messo una donna; la seconda considerazione è che lo sguardo di questa donna mi affascina e mi inquieta come quello della Monna Lisa non è mai riuscito a fare.
Per anni ho studiato storia dell'arte e così rare e preziose sono le immagini di donne colte nell'atto creativo di un'espressione di se stesse non legata alla maternità.
Donne che leggono, dipingono, studiano, scrivono.
Donne impegnate ad essere madri del proprio io mentre si arricchiscono di conoscenza, soddisfano la propria curiosità, guardano oltre i confini del mondo che una miope società ha confezionato per loro.
In un'epoca in cui, in ogni parte del mondo cosiddetto civilizzato, le donne lottano per ritrovare ed affermare se stesse prima di tutto come persone, in qualche modo l'immagine di questa signora mi conforta e mi fa sentire meno sola perché anch'io come tante altre sto conducendo ora la stessa battaglia.
Mi inquieta il suo sguardo, con quell'ombra di sorriso appena accennato, quell'espressione dove leggo il rimprovero di una concentrazione interrotta dal mio occhio indiscreto e, nello stesso tempo, un invito a seguirla, a fare come lei, a non farmi confinare nei limiti angusti del mondo che la mia paura ha confezionato per me.
La vedo tranquilla, rilassata, il viso che manifesta la serena fermezza di chi sta facendo la cosa giusta piccola o grande cosa che sia.
E, guarda il caso, mentre scrivo queste parole parte in sottofondo una bellissima canzone dei Tears for fears dal titolo “Woman in chains”, mentre su questa tastiera scrivo questa dichiarazione d'amore per me stessa come da tanto, tantissimo tempo non mi capitava più di fare.
Qualcuno potrebbe dire che questa è un'ode all'egoismo, qualcun altro che è solo vuota retorica predisposta ad arte per farsi pubblicità ma come dice un'altra bellissima canzone di Sting: “...be yourself, don't matter what they say”.
Mia dolce e rocciosa signora d'altri tempi ho deciso di raccogliere la tua sfida.

26.7.05

La vita sognata

Antonia Pozzi è una poetessa milanese comparsa e scomparsa nel cielo della letteratura italiana con la rapidità di una meteora, proprio come una di quelle stelle cadenti che popolano il cielo d’agosto.
La vita sognata raccoglie i suoi versi, il diario di una vita interrotta all’improvviso, a 26 anni, nella pianura della periferia, verso Chiaravalle.

La vita sognata e altre poesie inedite, Libri Scheiwiller, Milano 1986

Il ruolo della scrittura nella comunicazione pubblica

La pubblica amministrazione è parte di un sistema in cui, a pari livello
e in modo sinergico, operano anche imprese, associazioni, consorzi
e cittadini.
Anello centrale di questo sistema è la parola scritta, il mezzo
per comunicare con tutti gli attori in modo simmetrico, efficace
e accessibile.
La pubblica amministrazione è oggi una palestra. Una palestra di scrittura.
Uno spazio in cui la scrittura permette di ridurre le distanze
tra l’ente e i cittadini.
Un luogo in cui la comunicazione pubblica ha lo scopo di informare
e condividere cambiamenti e obiettivi, servizi e valori.
La pubblica amministrazione si impegna a parlare
“con” e non “al” cittadino, e a condividere conoscenze ed esperienze.
Una palestra in cui allenarsi per stimolare una comunicazione corretta
e responsabile.
E di comunicazione parla Mattia Miani nel suo nuovo libro
Comunicazione pubblica e nuove tecnologie” (ed. Il Mulino).
In questo volume Mattia introduce le nuove tecnologie dell’informazione
(Internet, datawarehouse, digitale terrestre, telefonia di terza generazione) con una prospettiva precisa,
quella della comunicazione pubblica.
Tutte queste tecnologie sono pensate per realizzare obiettivi chiari:
efficienza, efficacia, trasparenza e miglioramento delle decisioni pubbliche.

14.7.05

Fresche specialità

3 Novità, 1 Quaderno, 1 Speciale:
Luisa Carrada ha arricchito il suo MdS, e ne gioviamo tutti. Sono
appunti per comunicare la scienza, tra precisione ed emozione
(c’è anche un prezioso quaderno sull’argomento),
suggerimenti per leggere, connettere, elaborare,
strumenti per ricostruire la storia dei nostri testi,
e uno spazio dedicato a La magia.
Imparare a entrare nella comprensione del lettore,
per capire insieme, insieme conversare, artigiani di una ricerca a più voci:
ce lo ricorda l’intervista dello speciale.
Grazie Alessandro, grazie Luisa.
;-)

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11.7.05

Pocherighe

Pocherighe è la newsletter della neonata Palestra della scrittura.
Attraverso Pocherighe raccontiamo e descriviamo fatti, cose, persone.
L'intento è condividere informazioni, idee, curiosità e approfondimenti su temi utili e sempre nuovi.
E il filo conduttore è proprio la parola scritta.
Il nuovo numero si intitola "Dire, fare, baciare: la magia dell'e-mail" e nasce da un'intervista ad Alessandro Lucchini su questo tema.
E il prossimo numero?
Uscirà tra pochi giorni e tratterà di comete, del cielo d'agosto, della notte stellata di Van Gogh e, naturalmente, di scrittura.
Se vuoi ricevere Pocherighe, scrivi a: d@pocherighe.it.

5.7.05

De gustibus

Il decalogo del diavolo:
10 linee guida per smascherare i trucchi della lingua.
Del connettere dati impuri, Sul desiderare il danno d’altri,
Non uccidere: limitati a dire, e così via.
Matteo Rampin, psichiatra e psicoterapeuta, si occupa di psicologia
dell’inganno, e lo fa egregiamente: il libro è una spassosa,
rutilante, sagace carrellata delle frasi che persuadono, e condizionano.
Tra persuadere e convincere –alcuni diranno- non c’è differenza.
E infatti muta la prospettiva, ma l’argomento è quello del nostro libro.
Del resto, Alessandro Lucchini e John Grinder ce lo ricordano
proprio nelle pagine iniziali: tutta la comunicazione è manipolatoria,
è l’etica che l’accompagna a distinguerla.
“Dare a intendere”, “Embè?”, “Non basta”, sono solo alcuni dei paragrafi
di un libro che piacerà.
Non a tutti, s’intende: è al gusto di cioccolato.

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4.7.05

Quasi a sovrapporsi

«Da tempo volevo domandarvi una cosa. Ecco» – e scrisse le lettere
“Q M A R Q N P E S M O A?”.
Quelle lettere volevano significare:
«Quando mi avete risposto Questo non può essere significava mai o allora?».
Non c’era nessuna possibilità
che ella potesse decifrare questa frase complicata;
ma egli la guardò con tanta ansia come se la sua vita
dipendesse dall’aver ella capito o no quelle parole.
Kitty lo guardò seria, poi poggiò la fronte corrugata sulla mano
e cominciò a leggere. Di tanto in tanto dava un’occhiata a lui,
domandandogli con lo sguardo:
«È quello che penso?».
- Ho capito – disse, arrossendo.
(L.Tolstoj, Anna Karenina)

Figlie di mappe soggettive,
le nostre parole rappresentano soggettive realtà.
Così, anche tra persone vicine,
il fraintendimento è in agguato.

Ma basta una voce, un gesto: l’incertezza svapora. Ritorna il sorriso.
Eccola, la nostra magia:
la ricerca della parola che arriva tutta, arriva intera,
abbraccia paraverbale e non verbale.
È lei. La leggi e le mappe sono lì,
quasi a sovrapporsi…
Succede?

Secondo me sì.
;-)

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