29.10.07

Vigilia Com-Pa

Apprendo da Affari e Finanza in edicola oggi che il web 3.0 consentirà a chiunque di sfidare il linguaggio astruso della burocrazia.

Significa che il web semantico (riconosciuto da più parti come la nuova release della rete), nel futuro prossimo venturo, "tradurrà per tutti le parole spesso incomprensibili che amministrazioni pubbliche ed enti usano per dare informazioni on line".

Consentitemi un sano e costruttivo scetticismo. Prima di scomodare il web 3.0 mi sarebbe piaciuto vedere le nostre amministrazioni, enti e istituzioni impegnarsi seriamente nella versione precedente. Quel 2.0 di cui tutti parlano, spesso anche in maniera impropria, e che non ha ancora sfiorato le presenze digitali della nostra PA.

Sappiamo che la dizione più comune del 2.0 attribuisce a chi è in rete la possibilità, direi l'opportunità, di sfruttare la partecipazione delle persone a proprio vantaggio.

Si chiama collettività. Somiglia alla democrazia. Comporta impegno, ascolto e collaborazione. Mica scienze astruse. Significa accettare una critica e lavorare per modificare uno status quo che indispone i più. Significa entrare nella conversazione con lucidità e senso civico.

Avrei preferito collaudare la release precedente prima di cimentarmi con quella successiva.

Ché poi saltano fuori i bug e ce li portiamo dietro per anni.

Accidenti.

P. I.

p. s. facciamo che ne parliamo al Com-Pa la prossima settimana?

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27.10.07

Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea...

... e per gli dei tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: (...); Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio (...). Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; (...) In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno (...). E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”.

Sì, indovinato: è il giuramento di Ippocrate, il giuramento che ogni medico presta prima di iniziare la professione. O che dovrebbe prestare.

"Sono pochi i giovani medici italiani che si presentano alla cerimonia del giuramento di Ippocrate, il documento simbolo dei principi etici dei ‘camici bianchi’. Non solo. I medici del nostro paese non conoscono in modo sufficiente il loro codice deontologico". Così ha detto pochi giorni fa Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), durante il Congresso della Federazione medici di medicina generale (Fimmg).

"Facciamo fatica - ha spiegato Bianco - a portare i giovani al giuramento nelle sedi degli Ordini. A Torino lo scorso anno su 250 giovani camici bianchi hanno partecipato alla cerimonia solo 70-80. Il resto aveva impegni di lavoro o di altro tipo".

Impegni di lavoro? di altro tipo? scusa? il giuramento non è simbolo dell'assunzione di responsabilità del medico? quale altro impegno di lavoro può mettersi davanti a questo? e non è nella tradizione un giuramento scritto?

Vorrà pur dire qualcosa.

Anche di questo parleremo fra qualche giorno al convegno La grammatica della salute, il 6 novembre, ore 14,15, al Compa di Bologna.

A presto.


P.S. Già compilato il sondaggio?

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25.10.07

Il cancro mi ha reso più frivola


"Nell'autunno del 2001 mi diagnosticarono un cancro al seno: allora avevo quarantatré anni e mio figlio Aaron solo quattro".

Di fronte a una malattia mortale ognuno di noi reagisce in modo diverso: c'è chi si affida ciecamente ai medici, chi invece bussa alla porta di uno psicologo o di un gruppo di autoaiuto.

Per superare il cancro Miriam Engelberg ha trovato conforto nel disegno a fumetti.

"Ho avuto la sensazione di dover diventare una persona diversa, più nobile e coraggiosa di quanto non fossi. Ma forse la nobiltà e il coraggio non sono l'unico approccio alla vita se si è malati; forse è il versante della leggerezza a dover ricevere maggiore attenzione".

Miriam Engelberg, Il cancro mi ha reso più frivola. Una testimonianza a fumetti, TEA, 2007

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Partecipa al sondaggio della Palestra della scrittura: aiutaci a fotografare la percezione del linguaggio usato dai vari attori della sanità.

Vieni a trovarci a Bologna, al COMPA - Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei Servizi al Cittadino e alle Imprese 2007, per il convegno "La grammatica della salute".

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24.10.07

Il camice d'argento

E’ di ieri la notizia che negli Stati Uniti la società che pubblica le guide con le classifiche di ristoranti, alberghi e locali notturni votati dai clienti, pubblicherà una guida dei medici migliori votati dai pazienti.

Capacità di comunicare senza usare termini incomprensibili, lunghezza delle liste d’attesa e capacità di instaurare fiducia nel paziente, sono parametri fondamentali scelti per la hit parade. La valutazione esclude volutamente l’efficacia delle terapie prescritte, che è stata nel passato fonte di grane giudiziarie.

Ricordo che anche in Italia qualche anno fa un settimanale aveva allegato una classifica dei migliori medici e dei migliori ospedali d’Italia. Subito l’Ordine dei medici era insorto ed era nato un acceso dibattito. Da una parte vi erano coloro che ritenevano che non tutti hanno la fortuna di avere sotto casa i migliori medici ed i migliori ospedali ma tutti hanno il diritto di ricercarli, ovunque essi siano, e di affidare la propria vita solo a chi dà loro piena fiducia. Dall’altra, coloro che pur riconoscendo nelle classifiche la volontà di dare un servizio al cittadino, pensavano che il risultato consisteva nell’aver venduto qualche copia in più e aver creato ansia e perplessità nei pazienti che non potevano farsi curare in quelle infallibili strutture.

Se qui da noi venisse pubblicata una guida simile a quella americana, avremmo la strada spianata, non bisognerebbe fare sforzi per trovare un nome diverso da quello delle classiche guide per ristoranti. Gambero e Slow più che succulenti pietanze mi ricordano le liste d’attesa degli ospedali e se penso a Michelin si concretizza davanti me la figura di un paziente di gomma su cui rimbalza certa comunicazione medica che non centra mai il bersaglio.

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22.10.07

Scrivere fa bene

Mettere nero su bianco emozioni ed esperienze è considerata da molti una valida terapia. Invece di parlare, a volte gli stessi psicologi ricorrono alla scrittura, e fermare sulla carta un'esperienza negativa, come un lutto, diventa una delle tante tecniche adottate in psicoterapia.

Ma le potenzialità taumaturgiche della parola scritta vanno oltre il lettino e, da alcuni anni, c'è chi studia gli effetti della narrazione scritta sulla salute, psichica e fisica, anche delle persone sane.

I risultati sono incoraggianti, tanto da aver spinto Jean-Yves Revault, autore del libro Guarire con la scrittura (editore Red, 2005), a fondare un vero e proprio movimento di pensiero “La Thérapie par l'écriture”.
Sì, perché - come sottolinea lo psicologo francese - “individuare mediante la concentrazione richiesta dalla scrittura il proprio stato significa superare la confusione di sentimenti e di tensioni che ci imprigionano, diradare le nebbie del passato e del presente che ci impediscono di vedere le risorse che la vita ci offre avviando così un processo di guarigione”.

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21.10.07

EUREKA! La bonasanità esiste: fatecelo sapere!

Anche questa per fortuna è sanità. Un lettore - grazie Mario! - raccoglie il nostro invito e ci racconta un proprio caso di comunicazione efficace nella cura. Lo trovate nel file di testo allegato.
Figura, reale, non immaginaria. Medico in carne e ossa. Una specie di doctor House de noantri.

Dai, fatelo anche voi: se incontrate casi di buona scrittura - o più in generale di buona comunicazione - in sanità, per favore segnalateceli, nei commenti a questo blog o all'indirizzo alessandro.lucchini@palestradellascrittura.it


Perché denunciare gli orrori va bene, Michael Moore è stato un campione nel genere. Ma tirare fuori dai rifiuti le mele rimaste sane è forse ancora più benefico. Difficile, ma benefico.
Grazie.

Se poi volete raccontarcele in diretta, le mele sane, e ascoltarne da altri, vi aspettiamo al COMPA di Bologna, al convegno "La grammatica della salute", il 6 novembre alle 14.15 - Sala B, Padiglione 19.

P.S. Già compilato il sondaggio?

/IL%20PROFESSORE.doc

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19.10.07

RESISTI!

Lo trovi nei corridoi e nelle sale d’attesa degli ospedali piemontesi. Colpisce quell’enorme RESISTI! Coinvolgimento immediato: chi non ha qualcosa cui resistere?
E in ospedale, l’effetto è amplificato: resisti al dolore, al digiuno, all’ansia, alla paura, all’incertezza. Vai più vicino (potenza dei ganci attenzionali!) e si fa più chiaro il messaggio: resisti al fumo.
Sopra il titolo, “In questo locale è vietato fumare”. È l’unico costrutto limitante, eppure stemperato, perché contestualizzato: qui no, ma altrove, se proprio vuoi… Ma attenzione: se resisti, ecco quante cose buone possono accadere: e via con una serie di eventi positivi.
Lontanissimo da quel “Il fumo danneggia gravemente la salute” stampato da qualche anno sui pacchetti.
Il messaggio è costruito su basi positive: non i rischi da cui scappare, ma gli obiettivi di salute verso cui tendere.
Resisti. Un invito ripetuto in crescendo ipnotico, con frasi ipotetiche che contengono comandi nascosti: resisti 2 giorni, resisti 3 mesi, resisti 1 anno, resisti 10 anni. Un personal trainer che ti sprona a resistere alla voglia di fumare (mai esplicitata, per non evocarla).
Anche le promesse sono in crescendo: prima migliorano gusto e olfatto, poi via tosse, fiato corto e fatica, fino a ridurre i pericoli seri: infarto e tumori.
In chiusura, altro crescendo, fino a coinvolgere tutti: la salute tua e dei tuoi cari, delle persone indifese - bambini e donne in attesa - tutti.
Ancora voglia? Resisti: barriere abbassate, il messaggio comincia a far presa.

Che ne pensate? Dai, qualche volta lo stupore può essere positivo.
Se incontrate casi di buona scrittura in sanità, per favore segnalateceli, nei commenti a questo blog o all'indirizzo alessandro.lucchini@palestradellascrittura.it
Grazie

18.10.07

Sempre più informati, sempre più confusi

Si apre così un trafiletto su Mente & cervello di ottobre.


[...] Stampa e soprattutto Televisone e Internet hanno cambiato il nostro rapporto con la salute, fornendoci informazioni sempre più dettagliate. E qualche volta anche scatendando allarmi immotivati e altrettanto immotivate speranze. Un dato confermato dall'ultima ricerca del Censis sulla domanda di comunicazione sulla salute. [...]

Sono sempre di più gli italiani che di fronte a un esame dal nome oscuro, corrono a cercare risposte nella rete.
Per il 40% dei giovani intervistati, Internet è la principale fonte d'informazione.

Siamo nell'era del Web 2.0: dove gli utenti diventano comunicatori.
Dove tutti possono contribuire a divulgare pensieri e saperi.

Perchè non mettere in gioco ancora una volta con la scrittura, la capacità di farsi capire?

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17.10.07

Mark Twain e il mio amico Davide

Sapendo che sto lavorando a un libro sulla comunicazione scritta legata alla salute, un mio amico - implacabile - mi invia questa citazione di Mark Twain. E mi suggerisce - perfido - di usarla in apertura del libro stesso.
Che ne pensate?

Be careful about reading health books. You may die of a misprint.

Attenti a leggere libri sulla salute. Potreste morire per un errore di stampa.


Diteglielo anche voi, che è troppo! che l'editore non me la passerà! che a scherzare con il fuoco ci si scotta! che...
Dio bono, la vedo già stampata sul frontespizio.

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Un tranquillo, ordinato, universale parlare

Lo leggiamo nei post di questi giorni:
il rapporto tra comunicazione e salute
è uno degli argomenti che la Palestra della scrittura
sta approfondendo.
Argomento delicato, specie quando la salute incontra la malattia:
qualsiasi ruolo, competenza, contiguità
inciampa sulle parole per dirla, la malattia.
Facile comunicare felicità.
Meno facile mettere in comune altro: desolante,
proprio nel senso che ci si può sentire soli.

Come sempre, la letteratura offre i suoi punti di vista,
e ognuno avrà in mente qualche riga o verso in tema:
chi l’ha studiato, difficilmente dimentica Jacopone.
Ma anche Molière, Svevo, Mann, e altri.
Tra questi altri c’è Mario Tobino.
Narratore, poeta, medico psichiatra,
interpreta la pazzia come metafora della condizione umana:
tripudio di incomunicabilità.
E così il suo lavoro e il suo scrivere tendono a un comune obiettivo:
quello di avvicinare, nel rispetto delle individualità,
persona a persona, sano a malato, mondi talvolta ansiosamente distanti:
(…) ed il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio
un tranquillo, ordinato, universale parlare.

.

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16.10.07

Dai medici malati consigli per migliorare la sanità

“Il medico ammalato è l’unico in grado di operare una sintesi tra medicina e sofferenza, conoscendole entrambe nel profondo, e quella sintesi può essere vitale per rifondare una sanità più vicina alle persone”. Così alcuni tra i più illustri oncologi e chirurghi italiani scrivevano un anno fa nel libro Dall’Altra Parte (Rizzoli BUR) che spiega cosa significa per un medico trovarsi di colpo nel ruolo di paziente.

I loro nomi: Gianni Bonadonna, Sandro Bartoccioni, Francesco Sartori. Essi chiedevano l’istituzione presso il Ministero della Salute di una Consulta di Medici Malati per riformare la medicina e la sanità.

E’ successo. Livia Turco ha insediato la Consulta il mese scorso.

La Consulta è composta da medici specializzati. Tutti hanno in comune un’esperienza di malattia e sofferenza che li ha portati a voler contribuire all’affermarsi di un nuovo rapporto con il malato e a una sanità più vicina alle esigenze del cittadino.

L’obiettivo: produrre un libro Bianco in cui l’informazione, la formazione, la comunicazione, il rapporto con il paziente, l’umanizzazione dell’assistenza siano i pilastri del rinnovamento. Da realizzare con la collaborazione e i suggerimenti del più alto numero di medici malati possibile.

In un articolo sul Corriere della Sera dello scorso 16 settembre Mario Melazzini, primario oncologo e membro della Consulta spiegava che il motivo che l’ha portato ad unirsi al gruppo è stato soprattutto il messaggio dirompente che portavano: le riforme della sanità sono sempre fallite perché non si è mai potuto rifondare l’elemento umano che la gestisce.

Mi sembra una svolta l’idea che a ripensare la formazione in medicina e la Sanità sia lo sguardo del malato e non più solo quello del politico.


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13.10.07

Bugiardino a chi?

Illuminante il contributo dell’Accademia della Crusca sulla parola “bugiardino”. Anche se non c’è concordanza sull’origine – per alcuni erano le locandine dei quotidiani esposte fuori dalle edicole, per altri l’appellativo con cui gli antifascisti chiamavano il giornale Il Telegrafo, di proprietà della famiglia Ciano - “non c’è dubbio invece che questo nome voglia puntare l’attenzione sulle prerogative di queste particolari istruzioni per l’uso che, soprattutto negli anni di boom della farmacologia, tendevano a sorvolare su difetti ed effetti indesiderati del farmaco per esaltarne i pregi e l’efficacia”.

E ancora: “Attualmente la critica più diffusa è che questi strumenti, rivolti ai consumatori quindi a non specialisti, restino comunque incomprensibili anche a una lettura attenta e scrupolosa, sia per la tecnicità delle informazioni che offrono, sia per l’accumulo di notizie in così poco spazio. La mancata trasmissione di informazioni dovuta e alla qualità e alla quantità delle indicazioni (non far capire è quasi come non dire), continua a giustificare l’appellativo di bugiardino”.

Meditate gente, meditate…

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12.10.07

A star bene si può imparare

“Chi cresce di più e chi di meno”,”L’insalata di carote”, “Un soldino per un dente”, “Crescendo le cellule si riproducono”, “Tutti come Rambo”.
“Storie da mangiare”, “Meno grassi, più sani”, “Mangi, non mangi?”, “Mangiar sano? Un gioco da ragazzi”.
Cos’è, la scatola giochi del piccolo medico? Qualcosa del genere. Solo che è nel web: comodo, e gratis.
È Salutiamoci, il “portale per imparare a stare bene”, un sito pensato per i giovani e dedicato alla promozione salute, realizzato dalla Regione Piemonte e dall’Ufficio scolastico regionale.

Newsletter, chat, giochi, vignette, cartoni, suoni, animazioni, per rendere la navigazione un’esperienza divertente e nel contempo offrire a docenti e studenti un'ampia documentazione sulla salute e sulla sua cultura.

La salute è il capitale essenziale di un paese, un capitale da garantire e proiettare in avanti. È un buon ricostituente per lo spirito pensare che c’è qualcuno che considera il sistema scuola per quello che è: la più importante agenzia formativa del paese. Specie in un terreno complesso e delicato come la promozione della salute.

Le cattive notizie abbondano, anche in tema di sanità: trovarne una buona fa bene alla salute.
Tanto più, per noi, se parla di scrittura.

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10.10.07

Il post(o) sbagliato



Pane, amore e fantasia (1953)
Pane, amore e gelosia (1954)
Pane, amore e ... (1955)

Pane, amore e sanità (2007)?

"Dare un messaggio di ottimismo e fiducia."

Così dice il Ministro Livia Turco, durante la conferenza stampa di presentazione della campagna di sensibilizzazione sulla sanità.

Però c'è qualcosa che mi fa storcere il naso.

Tante le critiche che si sentono per strada e per il web: dal faccione troppo sorridente della troppo infermiera, alle promesse non mantenute.

Ma io vorrei soffermarmi sulle parole: pane, amore e sanità.

Non so a voi, ma a me viene inevitabile l'accostamento di sanità non tanto a pane e amore, ma a "fantasia", "gelosia" e addirittura "..."

Ottimismo e fiducia?
Mmmh ...

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9.10.07

Medico e paziente: una comunicazione possibile?

Gli italiani sono soddisfatti della qualità delle cure che ottengono dal servizio sanitario, un sistema al secondo posto mondiale per risposta assistenziale, secondo un'indagine dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Lo riporta sul suo sito il Ministero della Salute: soddisfazione per medico di famiglia, visite specialistiche, ricoveri, qualità dei servizi. Più al nord che al sud, segno che le risorse potrebbero essere usate meglio.

E sul fronte della comunicazione sanitaria?
L'indagine tralascia il tema, affrontato, invece, dalla rivista "Mente e cervello" di ottobre: le analisi si fanno sempre più sofisticate e le terapie all'avanguardia, ma il dialogo fra medico e paziente è ancora difficile.

Eppure è stato dimostrato che una buona comunicazione può migliorare del 30% la qualità delle cure in termini di soddisfazione, adesione ai trattamenti, esito finale.

Si può fare di più? Si può fare meglio?
Sono i quesiti a cui intende rispondere la
nuova ricerca della Palestra della scrittura, la prima in Italia sul linguaggio usato nella comunicazione scritta in sanità.

Nata dall’ascolto, con una serie di interviste svolte da una società specializzata, in collaborazione con Regione Lombardia, sarà presentata ufficilamente in un convegno al
Compa di Bologna (6 novembre, ore 14,15); e diventerà presto un libro.

Intanto, la parola ai lettori: 3 minuti e 10 clic per rispondere al
sondaggio online.
E la nostra mail per raccontarci aneddoti, fatti o fattacci di buona e cattiva comunicazione in ospedale: info@palestradellascrittura.it.
A presto!

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3.10.07

Semplificare è più difficile

Ieri ho ricevuto un regalo bellissimo.
In aula, a fine giornata, Susanna (grazie, Susanna) mi ha regalato un foglio con questo testo di Bruno Munari (grazie, Bruno).
Con la leggerezza elegante dell'arte, c'è dentro tutto quello in cui crediamo noi della Palestra.
Credo sia un bel manifesto da tenere lì, appeso al computer, per chiunque vive di scrittura o con la scrittura.
O meglio, per chiunque.

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Complicare è facile,
semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere,
tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni,
personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere bisogna sapere che cosa togliere,
come fa lo scultore quando a colpi di scalpello
toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c'è in più.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno
una scultura bellissima, come si fa a sapere
dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere
vuol dire riconoscere l'essenza delle cose
e comunicarle nella loro essenzialità.
Questo processo porta fuori dal tempo e dalle mode....
La semplificazione è il segno dell'intelligenza.
Un antico detto cinese dice:
"quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte".

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1.10.07

Quella foglia di fico

Ti preoccupi di come ti legge chi ti legge?
Fai bene, perché a molti è ormai chiaro
che questa non è pura filantropia, ma un’opportunità
che offri anche a te stesso.

Già, perché visto che nessun testo comincia ab ovo, cioè dall’inizio,
ma presuppone l’altro sappia già, abbia la stessa enciclopedia
e magari la stessa sensibilità nostra
(e di certo questo non è),
l’incomprensione è in agguato.
Anzi, è addirittura inevitabile.

Per fortuna la comprensione non segue il modello lineare 0-1
0= non comprensione
1= comprensione
ma si dipana in un reticolo complesso, dove entrano in gioco
vari fattori, tra cui la relazione tra chi scrive e chi legge,
ma non solo.

E così tendere alla comprensione 1,
che è il massimo che ci possiamo augurare (ma forse resta confinata
nella testa dello scrivente), è anche un fatto di controllo,
o – se preferiamo – di consapevolezza.

Quindi, dicevamo, se capire non è solo un problema di chi ci legge
ma anche nostro, eccola l’opportunità che offriamo a noi stessi:
quella di provare a scavalcare l’inesprimibile
con un linguaggio il più possibile trasparente,
cosa che sappiamo fare solo riempiendo i buchi
delle nostre conoscenze, facendo cadere insomma quella foglia di fico.

Mi son tornate in mente queste parole,
ascoltate in una lezione di Emanuela Piemontese,
perché l’altro giorno ho incontrato il sito di uno studioso di linguistica
che affronta temi spesso ostici con uno stile originale, divertente,
accostabile.

E visto che tra le varie sezioni ne ho trovata una
dedicata all’indice di leggibilità Flesch-Vacca,
che misura la facilità di lettura di un testo
e la indica con un valore numerico, mi sono divertita a calcolare
gli indici di leggibilità di qualche post,
anche di questo.
.

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Un co-writing molto singolare

Sono un appassionato lettore di gialli, noir e thriller, in particolare quelli senza inutili eccessi di sangue e dettagliate descrizioni di crudeltà.
Andrea Cammileri è tra ì miei autori preferiti: adoro quel suo vernacolo siciliano.
Nel suo ultimo libro, come altre volte ha fatto, fa leggere al suo Commissario Montalbano un libro di un autore "svidisi" che ha scritto la saga dell'ispettore Martin Beck.
Camilleri è sempre ricco di citazioni di fatti e personaggi contemporanei, ma questo ispettore svedese mi era sconosciuto. In poche parole: era morbosamente curioso di leggere “Martin Beck”.
Dopo una ricerca su Internet ho scoperto l'autore.
Anzi gli autori: i coniugi Maj Sjowall e Per Whaloo.
Non altrettanto facile è stato trovare un loro libro, ma finalmente ecco il primo titolo trovato: il poliziotto che ride, scritto nel 1968 e pubblicato da Sellerio nel 2007.

In una nota editoriale introduttiva c'è una breve biografia dei due: Maj è del 1935 e Per del 1925; il loro binomio editoriale si è sviluppato dal 1965 al 1975, anno in cui Per è deceduto.
La loro è stata una collaborazione molto originale, definita "domestico-letteraria.
Dopo aver ideato insieme la trama del romanzo, scrivevano un capitolo ciascuno: dopo aver letto il capitolo scritto da un consorte, l'altro scriveva il seguente. E così di seguito.
E' una variante molto singolare della scrittura a quattro mani. E' possibile definirla “a due mani alternata”?
Non ho ancora trovato la definizione, ma ho acquistato online ogni loro libro disponibile.
Se poi la mia curiosità vi ha contagiato e volete saperne di più……….
www.cabaretbisanzio.com/category/lectores-formidable/maj-sjowall/
www.sellerio.it/merchant.php?bid=660