28.4.06

Quando il mare è calmo, siamo tutti buoni naviganti...

... ma quando arriva la tempesta?

Roma, martedì 2 maggio
Meeting "Project manager e stakeholder, approcci agili alla gestione dei conflitti"

Ore 14.30: improvvisazione jazzistica, con un trio di musicisti romani.
E uno dei relatori, Rob Thomsett, si unisce a loro per una breve jam session.
Ma cosa c'entra il jazz con il project management e con i conflitti?
Beh, il jazz è come un buon progetto: agile e flessibile.
Ed è un buon esempio di chaos management: si danno semplici linee guida su cui ognuno si muove come vuole e produce una buona musica d'insieme. Anche se ci si incontra solo pochi minuti prima.

Il meeting continua a muoversi sul piano dell'improvvisazione.
Intervengono:
Umberto Santucci, agil-atore;
Gian Paolo Gironda, su comunicazione di crisi e gestione delle relazioni con gli stakeholder;
Rob Thomsett, su agilità nella gestione dei conflitti.

Roma, 2 maggio 2006, ore 14.30
Università Tor Vergata
Facoltà di Ingegneria
Edificio aule, aula 2
Come arrivare
Il programma
Per informazioni e iscrizioni: segreteria@isipm.org

23.4.06

Lettura a "F"

Jakob Nielsen, il "guru" della Web usability, non ha ancora finito di stupirci. Nel 1997 fece sapere al mondo che la gente non legge i testi, ma li "scansiona" scorrendoli rapidamente con gli occhi per cogliere al volo parole chiave e frasi significative.

Adesso, a nove anni di distanza da quello studio, esce con una nuova ricerca basata sulla tecnica dell'eye-tracking, consistente nell'analizzare i movimenti oculari di un navigatore al momento in cui visualizza una pagina Web.

Risultato: qualunque sia la struttura della pagina visualizzata, sullo schermo i nostri occhi "disegnano" sempre una forma a "F". Più o meno nitida, naturalmente, ma sempre a "F". Due movimenti orizzontali in alto, uno più lungo, l'altro più breve, seguiti da un movimento verticale a sinistra (l'asta della F, appunto).

La conclusione di Nielsen è ovvia: chiunque voglia farsi leggere sul Web, deve assolutamente catturare l'attenzione del navigatore nei primi due blocchi (paragrafi) di testo; ancora meglio se questi iniziano con termini chiave o frasi brevi e significative.

Così, il Web writer non deve più solo preoccuparsi della piramide invertita, ma fare anche molta attenzione a costruire le "fondamenta" (sempre rovesciate, s'intende!) di questa piramide. Perché chi legge a "F" ha fretta di arrivare al succo del discorso.

20.4.06

Qualcosa di cui parlare

Leggo e propongo.
Sull'argomento e-mail ho in mente lo splendido capitolo di Alessandro,
ne La Magia.
E voi che ne pensate?

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18.4.06

Buono per tutti

Semplificare senza impoverire, contributo di Enrico Cogno,
e Tre incontri sulla scrittura. Tra la scuola, la professione, la vita,
nono Quaderno di Luisa Carrada: sono gli aggiornamenti del MdS.
Ringrazio Luisa per me e per i miei allievi, e sono sicura di poterlo fare
anche a nome di tanti altri.
Il Quaderno è infatti pensato per gli studenti dell'ultimo anno delle superiori,
ed è ideale per prepararsi alla prova di italiano in vista della maturità,
ma non solo.
Quel che sgorga dalle pagine, ricche di esempi, spunti, emozioni,
è l'invito, buono per tutti, a confrontarsi direttamente coi testi,
a sentirli, a entrarci dentro.
E a pensarli come qualcosa di artigianale,
da costruire vicino vicino alla vita.

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15.4.06

(dove si parla di Moratti, ma l'Inter è un'altra cosa)

Cara Moratti,
sei giunta al termine della tua missione. E la scuola ringrazia.
Non entrerò nel merito delle "i":
molto eloquente inchiostro ha infatti già illustrato il tuo operato.
Non sottolineerò neppure i dolori della classe docente:
tanti precari, troppi, ti hanno invano pregato.
Ma, per restare in tema,
prendo atto di queste 3.077 assunzioni.
Instrumentum regni, più volte sguainato.
Peccato questi baratti:
a esser credenti si prova quasi vergogna.

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12.4.06

Alla burchia, alla burchia!

Nominativi fritti, e mappamondi,
E l'arca di Noè fra due colonne
Cantavan tutti Chirieleisonne
Per l'influenza de' taglier mal tondi.
(…)
E questo sanno tutte le castagne,
Pei caldi d'oggi, son sì grassi i gufi,
Ch'ognun non vuol mostrar le sue magagne.

E vidi le lasagne
Andare a Prato a vedere il sudario,
E ciascuna portava l'inventario.


Domenico di Giovanni, nel Quattrocento, ammassa parole, immagini e pensieri senza precisi nessi logici. È conosciuto come Burchiello: la burchia
è una barca nella quale le merci sono caricate alla rinfusa,
e poetare alla burchia indica appunto la tendenza ad ammassare le parole.
Dietro c’è spirito mordace di un autore colto, che dimostra di conoscere bene
i testi dei classici e degli Umanisti, e li mette in ridicolo.
È arrivato fino al Novecento questo stile, nei testi simbolisti, futuristi, e oltre.
Ci fa l’occhiolino pure in questi giorni di bailamme elettorale:
nel rincorrersi di notizie, smentite, coup de theatre, agnizioni,
le parole ancora una volta si piegano allo spirito beffardo.
Io ho in mente vari esempi.
Voi?

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11.4.06

Commenti "fantastici"

Se a motivare la scelta dei lavori premiati ad un concorso di poesia per bambini si mette Bruno Tognolini, non ci si può aspettare che motivazioni fantastiche.

Tognolini, autore di storie, filastrocche, trasmissioni TV per i bambini (la “Melevisione”) è stato il presidente della giuria del concorso di poesia La mia Milano, indetto l’anno scorso dall’associazione culturale internazionale noprofit “Cuore e parole” per gli alunni del triennio delle scuole primarie.

Il 21 settembre 2005 si è tenuta la cerimonia di premiazione al teatro Dal Verme di Milano.

Tognolini ha scritto dei commenti per le poesie dei bambini che hanno vinto.
Basta leggerli per evocarle. Attraverso la magia della scrittura dei commenti le poesie, d’incanto, si compongono e sembra di vederle…sentirle…toccarle, anche se qui non ci sono.

Eccone alcuni, divisi per sezione.

“LA MILANO ARTISTICA”

Le poesie sono formule magiche, e le formule magiche spesso sono corte. Con poche parole potenti questa poesia ci introduce nella chiesa, con due aggettivi ci mostra l’arte grande di cui la chiesa è fatta, poi l’arte più piccola di un quadro, ed ecco che quel quadro è già finestra da cui voliamo via nel mondo. Arte e cultura, sguardo incantato, breccia, poi via nella natura, e poi ritorno: per questo girotondo sono fatte le poesie. E forse anche le chiese.

“MILANO, I SUOI PARCHI E GLI ANIMALI CHE LI ABITANO”

Le poesie sono acquerelli, riflessi, copie liquide della realtà. Assomigliano alla realtà che stanno specchiando. Questa poesia ha il tocco lento di un pomeriggio al parco, i versi son sassolini che forse Andrea (ploc… ploc… ploc…) butta nell’acqua. Quando un bambino non può toccare con le mani le ombre su un laghetto, le tocca coi sassi. O coi versi. E quelle ombre ballano, contente.

TUTTO IL MONDO A MILANO”

Le poesie sono uccelli migratori, che volano con due ali: il Senso e il Suono. Queste due ali devono essere equilibrate, come le due parole che le designano, così l’uccello-poesia vola bene. In questa poesia il Senso (molteplicità umana) trova aiuto nel Suono: la rima suggerisce di legare “Milano” a “Bibbia e Corano”, e “Duomo” a “donna con l’uomo”. Ma questo uccello dalle belle ali ha anche una coda sorprendente: “i bambini chiusi in gabbia” non fanno più rima con niente.

“MILANO, CITTÀ DI SUONI E DI RUMORI”

Le poesie sono canzoni con la musica nascosta
, la melodia invisibile impastata dentro come acqua nel pane. Alcuni dicono che le poesie vanno misurate dicendole con la voce, altri addirittura cantandole. Questa poesia è una delle poche che si può veramente cantare: fare la prova, dal quinto verso in su, sull’aria di varie canzoni di De Andrè. Per questa rara qualità di fattura artigianale, più che per una stretta attinenza al tema, merita bene la sua segnalazione.

“IL CUORE DI MILANO”

Le poesie sono balconi inaspettati
, da cui accade di vedere cose a noi note in un modo diverso. Così è nell’incontro fra la città di Milano e “un amico”, che questa poesia ritrae: non vediamo la solita rete avvilente di sguardi, sospettosi e seccati da una parte, avidi e ostili dall’altra, ma quasi una danza di corteggiamento fra scoiattoli cauti e curiosi. È vero, può ben essere anche così l’incontro fra una città e uno straniero. Grazie a questa poesia, per avercelo ricordato.

“IL NONNO RACCONTA: COME CAMBIA LA CITTÀ”

Le poesie son corridori sorprendenti
, assomigliano più ai cavalli che ai treni. Se una poesia corre sui versi come fossero binari, a metà strada si sa già dove ci porta. E invece deve scartare alla fine, conservare per noi una sorpresa. Questa poesia, come le altre dei nonni, da buon trenino enumera diligente tutte le cose che “erano meglio prima”. Ma alla fine diventa cavallo e scarta di colpo: è il bambino che qui prende la parola, perché per lui il mondo è sempre meglio adesso.

“JOLLY ”

Le poesie sono piccole magie, le loro rime son bacchette da rabdomante, che fanno zampillare dalla terra l’acqua forte del senso inaspettato, di ciò che non volevi proprio dire; o meglio: che non sapevi di voler e poter dire. Per esempio: la rima quasi obbligata “Duomo / uomo”, che in altre poesie di questo concorso figurava, in questa sola ha aperto una visione così grande. Forse più grande dei bambini che l’hanno scritta: ma appunto, la rima è una fata che guida la mano.

Le poesie son manufatti fatti ad arte, con uso di tecniche e trucchi del mestiere. I bambini scrittori di poesie imparano presto i trucchi come l’anafora: se si comincia ogni verso o gruppo di versi allo stesso modo, la poesia viene bene. Non è sempre vero, anzi: il trucco può distrarre o esimere dal compito di dire qualcosa di vero e di bello. Questa poesia, invece, è vera e bella, un po’ grazie all’anafora che usa, e un po’ nonostante lei.


10.4.06

Scrivere con i bambini

Percorsi di scrittura creativa per la scuola
di Luisa Mattia e Janna Carioli

Allora, si comincia a scrivere la storia? Calma! E' come voler fare la pizza senza tutti gli ingredienti! Dobbiamo decidere prima dove ambientarla! Certo, molto dipende dal genere: storia gialla? Fantascienza? Avventura? Fantasy? Non bisogna cercare luoghi esotici. Tutto può avvenire ovunque.

Vi ricordate di Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift? Quando Gulliver approdò nel regno di Lilliput, paese in cui gli abitanti erano alti più o meno quindici centimetri, questo fu l'inventario degli oggetti che i Lillipuziani trovarono nelle tasche di Gulliver, che ai loro occhi appariva un gigante: "... nella tasca destra dell'abito del Gran Monte Umano, trovammo un pezzo di stoffa grande come un tappeto del salone delle udienze (il fazzoletto)... nella tasca sinistra scorgemmo un bizzarro strumento in un lato del quale erano confitti dei lunghi pali: forse il nostro prigioniero se ne serve per ravviarsi i capelli... (il pettine)".
Buffo come tutto dipenda dai punti di vista!
E se fosse il paese di gente che può vivere solo sott'acqua? Come farebbero a bere? E a dormire? E se fosse il paese di gente che passa attraverso i muri? Con i "se fosse" si può andare lontano e farsi prendere dal gioco è divertente, molto divertente.

Il racconto, per un bambino, è una rappresentazione del mondo.
La fantasia costruisce se stessa attraverso l'immaginazione, parla attraverso le parole, i gesti, e poi rivisita, ri-sistema, re-inventa, ri-scrive. I bambini, ma anche gli adulti, scrivono per il piacere di farlo, non per essere valutati. Si scrive, si riscrive e si corregge non per eliminare gli errori, né per imparare la grammatica, ma perché è il testo che reclama misura, armonia, forma, equilibrio. Raccontare è maturare una nuova visione della realtà. E' crescere.

Questo libro nasce da esperienze dirette e sperimentate con bambini e adulti. E' un libro di scrittura creativa che insegna a scrivere storie e aiuta i bambini a crescere, mettendo a frutto la cosa che a loro piace di più: inventare storie. L'importante è, nell'inventare storie, rispettare il patto di cretività. Solo così, sostengono le autrici, può cominciare il racconto e iniziare il viaggio. E mondi dalle infinite possibilità si aprono.
http://www.lameridiana.it/

5.4.06

A compasso

E gli uomini, in universali, iudicano più agli occhi che alle mani;
perché tocca a vedere a ognuno, a sentire a pochi.
Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se’
.
(N.Machiavelli, Il principe, XVIII)

Tutti vedono, pochi sperimentano con mano;
tutti vedono quello che tu sembri, pochi capiscono quello che tu sei veramente.
Machiavelli non poteva presagire l’avvento dei media,
né il trionfo dell’immagine, però le sue parole sono ancora attuali. Per fortuna.
Perché a volte (spesso, sotto pressione) l’essere e l’apparire si avvicinano,
la cerniera accosta le due aste, le circonvoluzioni non riescono più.
Tracciare circonferenze col compasso chiuso è impresa improba:
ballerine impazzite, le gambette girano su di sé. Altro non possono fare.
Ricordo il protagonista pariniano che affronta ridicolmente impavido
la nuvola di cipria ed esce quindi “in bianca spoglia […]
a bear gli occhi de la cara patria”.
Significante e significato collimano.
Anche per questo aspettiamo domenica.

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4.4.06

Il web, le donne, il mare


“Un’avventura che inizia con il web e finisce con il mare”.
Questo il titolo dell'evento, e non è solo metafora perché proprio con una crociera in barca a vela
si è concluso DONNAèWEB 2006.
Da tre anni l’appuntamento premia siti web
che hanno come titolare una donna,
sono realizzati con il contributo prevalente di donne,
fanno riferimento a progetti innovativi al femminile e a organismi pubblici e privati le cui responsabili sono donne.
Riconosciuto come uno dei quindici migliori progetti
nell’ambito dell’edizione 2005 del ForumP.A., DONNAèWEB
dà voce alla professionalità, all’intelligenza, alla sensibilità.
Dopo la premiazione e la crociera, sono ancora due donne
a darci l’arrivederci al prossimo anno: Loredana Lipperini
e Letizia Jaccheri. In uno scenario d’incanto (Viareggio)
emozioni, neuroni, interviste, web e, davanti al mare,
una jam session tutta femminile.

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3.4.06

I narratori di Marrakech

Il titolo dell’allegato al Corriere del Sabato è azzeccato, funziona: “Io donna”.

Quando nel weekend io e Roberto passiamo all’edicola a prendere i giornali (la Repubblica e il Corriere della Sera), lui automaticamente si tiene il quotidiano e mi rifila il settimanale.

Ce l’ha anche Repubblica, l’allegato, ma non ha trovato un titolo altrettanto felice: ”La Repubblica delle donne”.

“Io donna” mi fa pensare all’essere donna, al femminile nel suo senso più stretto. A me donna, con tutte le sfumature che il fatto comporta. “Io”, mi fa sentire completamente coinvolta.

“La Repubblica delle donne” mi dà invece il senso di “potere delle donne”, di “rivalsa”, “riappropriazione dei diritti della donna”, di “comunità di donne”, di “femminismo”. Mantiene le distanze e ha una forte connotazione sociale.

In realtà gli articoli e le rubriche all’interno delle due riviste si scopiazzano e si equivalgono.

Sfoglio veloce Io donna senza soffermarmi su niente, presa più da quello che mi aspetto dal titolo che da quello che in realtà trovo. Leggo le solite due rubriche e qualcosa che mi incuriosisce, poi butto.

La Repubblica delle donne la degno appena di uno sguardo. Col pollice faccio scorrere le pagine e mi faccio catturare solo se passa un titolo super.

Sabato 25 Marzo, guarda un po’, un articolo interessante l’ho trovato proprio li, sul numero dell’allegato di Repubblica. Si intitolava “Racconti diabolici che incantano” di Concita De Gregorio.

Citava, tra le altre cose, il reportage pubblicato qualche tempo fa dal New York Times sui narratori di Marrakech, i bardi del Marocco che raccontano storie seduti nella piazza del mercato (il souk), per un pubblico di soli uomini, adulti e bambini. Di solito sono vecchi “maestri” che sanno a malapena leggere e scrivere ma praticano la professione da decenni, scherzano, improvvisano, e conoscono i trucchi migliori per tener desta l’attenzione del pubblico con le parole, appresi col tempo dai più vecchi di loro. Nel souk hanno più “clienti” degli incantatori di serpenti, dello scrivano pubblico o dell’oracolo della fortuna.

Narrano di avventure ambientate in un passato reale o immaginario, di battaglie, peccatori, profeti, sultani saggi, ladri matricolati, passioni. Proseguono fino al momento di massima suspense, e poi si fanno pagare per continuare. Sono in competizione tra di loro sulla piazza del mercato e ci campano, con le loro storie. Studiano bene quindi come proporle.

I racconti sono molto ben conditi col paraverbale, le inflessioni della voce, il tono, la mimica del corpo e del volto, ma alla fine la trama e il linguaggio che i bardi di Marrakech usano per narrarli contano tanto. Potrebbero essere racconti scritti.

Vorrei capire la lingua marocchina per ascoltare di persona questi mitici narratori, scoprire se senza saperlo usano tecniche di neurolinguistica e magari scroccare qualche trucco magistrale che ancora non conosco da applicare alla scrittura. Per creare poi favole e racconti che incantano, senza far pagare per sapere come finiscono :)

Chissà se nel souk per le storie vale la regola del “soddisfatti o rimborsati”.

Collina, Benigni, i fuorigioco, le zanzare

Siamo a Chetempochefa.
Con Fabio Fazio: Pierluigi Collina e Roberto Benigni.
“Coraggio di decidere”, “consapevolezza”, “preparazione”
abitano le parole di Collina: parole nitide, precise, chiare,
che parlano di punti di vista in campo,
e di angoli di visuale sulle partite.
Prima come arbitro, pronto a leggersi nelle pagelle,
perché “sapere come ti vedono gli altri credo sia sempre molto importante”,
poi come commentatore, ai prossimi mondiali.
“Gioia”, “sesso”, “bellezza”, “popolo”, “meraviglia”
e Dante e Majakovskij e Calvino scoppiettano nelle parole di Benigni.
Immagini, citazioni, metafore, suggestioni. Poesia.
E i mille punti di vista della natura: noi umani, per esempio,
siamo qui apposta per farci pungere, secondo le zanzare.
Metamodello e Milton Model, digitale e analogico
nelle parole semplici di due uomini straordinari,
in una domenica sera qualunque.

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