30.5.09

Il troppo stroppia

Sto leggendo alcune pagine
da Il settimo senso: psicologia del senso dell’umorismo,
di G. Forabosco. Qual è il senso del senso dell'umorismo?
si chiede tra l’altro, e nel rispondersi risale
ai primi esperimenti da laboratorio di Lillien Martin,
psicologa del secolo scorso che ha indagato
come e quando gli uomini si divertono.

Definire l’umorismo, individuarne i meccanismi,
gli aspetti, i principi, non è cosa semplice,
e infatti le teorie seguitano a intrecciarsi.

Di teoria e pratica della battuta scrive oggi anche il Corriere
ma, pur nelle diverse scuole di pensiero,
pare continui a esser valido il principio
dell’ “esagerazione ottimale”, enunciato dalla Martin:
anche in questo campo, il troppo stroppia.

È allora evidente che certi primi soffrono
di umorismo distorto.
.

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29.5.09

BEN-ESSERE DONNA

Lo stato di “ben-essere” è una condizione che va oltre la semplice assenza di malattia. È una sorta di equilibrio tra interno ed esterno, capace di resistere agli eventi avversi e di farci ritrovare.

Ha le idee chiare Moveat, associazione torinese attiva nella lotta al tumore al seno, che per giugno propone due appuntamenti dedicati a corpo e mente.

Si parte mercoledì 3 con CUCINA DONNA, corso di cucina naturale a cura di Giovanni Allegro, esperto dell’Istituto Tumori di Milano – Cascina Rosa: un modo gustoso e interattivo per imparare a mangiare in modo sano e consapevole.

Appuntamento poi domenica 7 nel Borgo Medievale del Parco del Valentino per CAMMINA DONNA, una passeggiata di oltre 5 chilometri non competitiva per avvicinare pazienti e non all’attività fisica, fondamentale per la tutela della salute di ognuno.

www.moveat.it

25.5.09

Greta e lo scorfano

Una ragazza e un pesce che si acquatta sul fondo.
Cosa mai possono avere in comune?

Io l'ho scoperto il 21 maggio quando sono arrivata quasi senza volerlo nel blog scorfano.wordpress.com. Ho letto il post "Greta" e mi sono venuti i brividi!
All'inizio sembra scritto dal papà di Greta poi ti rendi conto che invece a scrivere è il prof di latino.
Le sue parole ti colpiscono, ti colpisce il suo modo di scrivere così semplice, fluido ma allo stesso tempo così intenso da non lasciare scampo.
Tu leggi, leggi e ti rendi conto, sempre di più, che tutta quella sensibilità che viene lasciata lì, carattere dopo carattere, ti entra dentro e fa uscire emozioni e ricordi personali che non avresti mai più pensato potessero uscire, così all'improvviso, leggendo uno dei tanti post che puoi trovare in rete.
Una delle considerazioni più scontate è che esistono ancora delle gran belle persone. Quella forse
meno banale è la forza delle parole, che grazie ai blog possono raggiungere in tempo reale persone così distanti tra loro ma con la stessa sensibilità nel cuore.

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19.5.09

Insieme, a Pisa

Il linguaggio della Salute,
la Facoltà di Medicina e Chirurgia,
l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana si incontrano.
Condividere le scelte di salute è il loro obiettivo
e il titolo della tavola rotonda
che seguirà la presentazione del libro.

A ragionar dell’importanza del comunicare bene la salute
saranno in otto.
Otto, ma meglio dire tutto il pubblico.
Perché, insieme all’amore, niente c’è
di tanto onnicomprensivo quanto la salute:
capirla, domandarla, spiegarla, cercarla
è proprio di tutti.

mercoledì 20 maggio 2009 - ore 16.45
Aula Magna della Facoltà di Lingue
via S.Maria, 85 - Pisa

“Una doppietta scrittoria”

Emiliano Ricci, fisico con orientamento astrofisico, è un esperto in comunicazione della scienza e collabora con diversi istituti di ricerca. Si occupa di progettazione di siti web e di servizi di community basati sul web. Come giornalista scientifico collabora con molte testate locali, nazionali, radiofoniche e televisive.
In questi giorni è uscito un suo nuovo libro “Osservare il cielo – Riconoscere e fotografare gli oggetti celesti” (Editore: Giunti Demetra). Un piccolo manuale dedicato a chiunque voglia imparare a ri-conoscere costellazioni, pianeti, galassie e nebulose nel cielo notturno.
Invece, già da alcuni mesi nelle librerie è disponibile il libro “La fisica in casa – Viaggio, stanza per stanza, tra fenomeni inaspettati e ingegnose scoperte” (Editore: Giunti). Un libro che svela i segreti scientifici e tecnologici della nostra casa. Perché la finestra appena aperta sbatte? Perché il miele si arrotola su se stesso? Con un linguaggio semplice si scoprirà come questi fenomeni e ogni strumento che usiamo quotidianamente abbiano a che fare con la fisica.

I blog di Emiliano:
Polvere di stelle
Astronomia in piazza

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18.5.09

Pensieri e scritture dopo una cena di classe

Due settimane fa, cena con i compagni di classe. Mica uno scherzo: quelli del '59, nel 2009, fanno 50 anni. Ed erano 12 anni che non ci si vedeva. La cena prima, dieci anni prima. E quella prima, un'altra decina d'anni prima ancora o giù di lì. Tirate le somme, trent'anni e passa dopo la maturità.

Arrivando al ristorante, quella sera, pensavo a due film sull'argomento: Il grande freddo, di Lawrence Kasdan, con i bellissimi William Hurt, Kevin Kline e Glenn Close; e Compagni di scuola, di e con Carlo Verdone, con Eleonora Giorgi, Christian De Sica, Nancy Brilli, Massimo Ghini, Alessandro Benvenuti e altri. Film che conosco quasi a memoria. Pensavo al sapore patetico di entrambe le storie; e al fatto - ancora più patetico - che tutti gli attori, in quei film, erano comunque più giovani di noi, che stavamo per trovarci.

Pensavo poi a quelli tra noi più ganzi a pallone, quelli a suonare, quelli a far incazzare la vicepreside. E ovviamente quelli a scrivere. Pensavo: come scriveranno, oggi, quelli sempre tra l'8 e il 9 nei temi? quelli con la penna facile, quattro facciate garantite, che l'oggetto fosse la fame nel mondo, il confronto tra Risorgimento e Vietnam, o il risvolto sociale delle caccole delle mosche. E mica erano balle, o cazzeggi! ma va'! pensieri, e belli corposi. Quelli lì, scriveranno ancora? mi chiedevo; o avranno appeso la penna, come i guantoni dei pugili? come dire: basta giochini con le parole, che c'è da guadagnarsi il pane.

Qualche giorno a frullare questi pensieri, e mi arriva una mail, da un compagno. Era uno di quelli da fare invidia, sì, nei temi. Mi allega un breve testo: «siccome sei il capoclasse - motiva - e spero anche un ragazzo riservato, puoi diffonderlo o cestinarlo; se però decidi di diffonderlo non è necessario citarne l'autore».

Rispetto perciò l'anonimato, e diffondo qui sotto il contenuto: lo dedico a chiunque avesse voglia di reincontrare un gruppo di amici, magari dopo trent'anni e passa.

/Senza%20rimpianti.doc

17.5.09

I marziani esistono! (e a volte sono nella scuola)

Immagina 150 animali di 19 anni, terza liceo classico, a metà maggio, a un mese dalla “matura”. E tienili lì, loro e tutta quell'esplosione ormoni, una giornata intera, a pensare e a parlare di scrittura. Mica uno scherzo.

È possibile, se il liceo è l’Alfieri di Torino, con la sua tradizione, e con un preside che pare sbarcato da un altro pianeta. Riccardo Gallarà, manager-filosofo, è noto come il preside su facebook. «È un po' una fregnaccia - dice - sa come ti etichettano i giornali, ma rivela anche un modo nuovo di avere rapporti con gli studenti e stare (osservandoli) in mezzo a loro per capirli e aiutarli.» Tutto è cominciato lo scorso ottobre: per prepararsi a un convegno sul rapporto fra giovani e tecnologia, il preside ha deciso di iscriversi al social network più chiacchierato del momento: oggi sono oltre 500 i suoi “amici”.

Sarà anche una fregnaccia, ma è anche il segno che accanto alle declinazioni dei verbi greci e alle traduzioni di Senofonte, può stare a buon diritto un allenamento sulla lingua scritta, oggi, nelle professioni. La lingua delle banche, della burocrazia, della politica, della scienza. La lingua che useranno, i ragazzi, tra pochi anni. (ne parlammo già qui tempo fa, incontrando i ragazzi del Parini di Milano)

Mercoledì 12 maggio, la giornata con i ragazzi dell’Alfieri è stata per me un bagno di pensiero giovane: guidarli nelle vie della semplificazione, sulla sintesi, sui sistemi rappresentazionali, sugli inizi che agganciano il lettore, sulle strutture argomentative... E vederli attenti, ragionare, discutere tra loro, pestare sui tasti, spostare le frasi, “non così, senti qui, meglio questa...”. Altro che “non ci sono più i giovani di una volta”!

Speriamo che se ne accorgano, i politiconi: le aprano davvero, le porte ai giovani. Anche a quelli bravi, però, anche se al momento senza un culo da favola.

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I marziani esistono! (e a volte stanno addirittura nella scuola)

Immagina 150 animali di 18 anni, terza liceo classico, a metà maggio, a un mese dalla “matura”. E tienili lì, loro e tutti i loro ormoni scoppiettanti, una giornata intera, a pensare e a parlare di scrittura. Non era uno scherzo.

È possibile, se il liceo è l’Alfieri di Torino, con la sua tradizione, e con un preside che pare sbarcato da un altro pianeta. Riccardo Gallarà, manager-filosofo, è noto come il “preside su facebook”.

«È un po' una fregnaccia – dice – sa come ti etichettano i giornali, ma rivela anche un modo nuovo di avere rapporti con gli studenti e stare (osservandoli) in mezzo a loro per capirli e aiutarli.»

Tutto è cominciato lo scorso ottobre: per prepararsi a un convegno sul rapporto fra giovani e tecnologia, il preside ha deciso di iscriversi al social network più chiacchierato del momento: oggi sono oltre 500 i suoi “amici”.

Sarà anche una fregnaccia, ma è anche il segno che accanto alle declinazioni dei verbi greci e alle traduzioni di Senofonte, può stare a buon diritto un allenamento sulla lingua scritta delle professioni. E che proprio la cultura classica trova qui una sua buona applicazione.

(ne parlammo già qui anni fa, incontrando i ragazzi del liceo Parini di Milano)

http://www.magiadellascrittura.it/2005/12/magie-dei-classici-e-nuove-magie-per.html

Mercoledì 12 maggio, la giornata con i ragazzi dell’Alfieri è stata per me un bagno di pensiero giovane: guidarli a ragionare sulle vie della semplificazione, sulla sintesi, sui sistemi rappresentazionali, sugli inizi che agganciano il lettore, sulle strutture argomentative... E vederli ascoltare, discutere tra loro, pestare sui tasti, spostare le frasi, “non così, senti qui, meglio questa...”.

Altro che “non ci sono più i giovani di una volta”!

Speriamo che se ne accorgano, i presidenti del consiglio: aprano pure le porte ai giovani. Anche a quelli bravi, però, non solo a quelli con un culo da favola. 

15.5.09

5 anni di magia



Cinque anni fa mi trovo in quest'aula dell'Università di Pisa,
per una lezione di master in italiano scritto
e comunicazione professionale.
Il docente è il prof. Alessandro Lucchini.
Si parla di cluster, web, carta, condivisione,
Le Roux, Cicerone, neurolinguistica.
Si salpa da lì e così procede l'avventura
attraverso la magia della scrittura.
Magia che diventerà un libro e un blog,
e altro ancora.

Cinque anni dopo mi ritrovo in quest'aula dell'Università di Pisa,
per una lezione di un amico, Alessandro.
Ascolto le studentesse, riviviamo insieme le domande,
blob, blot, convincere, informare.
Nuovi spunti, altri stimoli, ancora potenti corpo a corpo
tra i computer e le penne che si scaldano
perché la scrittura arrivi.

Così, a fianco delle studentesse
che dalle pagine del blog ora in presa diretta saluto,
mentre le sinapsi si allenano tra le righe,
nella scrittura vedo e sento il ritorno dell'emozione,
che è strada per trovare l'astuzia lessicale,
la consapevolezza linguistica,
la carta da spendere,
e, straordinariamente, se stessi.




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14.5.09

Il sig. Cordoglio

Il trafiletto seguente è stato copiato, omettendo parte dei nomi, da “Notizia Oggi” di
lunedì 11 maggio 2009


IN BREVE
VIVO CORDOGLIO PER SETTE VERCELLESI

Hanno destato vivo cordoglio sette lutti di questa settimana sul territorio vercellese. Salvatore P. è scomparso all'età di 77 anni, mentre Domenico A. F. di Livorno F. è deceduto ottantanovenne. Giovanni de P., di 82 anni è pianto dalla moglie M. e dai figli M., J.P., M. e A.
Anna F. (vedova C., di 96 anni) ha lasciato i figli E., A. ed E.
Sergio F. (75 anni) ha lasciato la moglie P. e la figlia M.
Andreina R. (di 71 anni, vedova M.) è pianta dai figli G. e G., dalla sorella P. e dal nipote M. Maria. P. A. (81) ha lasciato il marito E. e la figlia L.

Sante (Vive) Parole

Ero rimasto ai telegrammi.

Compartecipi del Vs. dolore porgiamo le più vive condoglianze

Risposta, in bustina elegantemente funerea spigolata di nero

Vivissimi ringraziamenti”.

Leggo un settimanale locale e mi cade l’occhio sulle “BREVI”. Titolo: “VIVO CORDOGLIO PER SETTE VERCELLESI”. Passo oltre. Qualcosa mi ha colpito. Torno sul titoletto. Il mio cervello inizia una corsa ad ostacoli tra una serie di possibili significati da attribuire al testo .

Cordoglio non è morto” è la prima cosa che mi viene in mente. Oltre tutto, penso, “deve essere un maschio”.
Poi rifletto su tutta la frase. In fondo potrebbe essere letta come se affermasse che: “Sette vercellesi ritengono che Cordoglio sia vivo”. Sarà un’ipotesi o una certezza….“ritengono”…..allora sarà un’ipotesi….….beh la speranza è l’ultima a “morire”…..quindi morirà, sicuramente, dopo Cordoglio.
Ma se il sig. Cordoglio è “Vivo per sette vercellesi”, cosa penseranno gli altri. Saranno interessati a lui? Quanti saranno in tutto? Vanno contati solo quelli che abitano a Vercelli oppure anche quelli che sono di Vercelli ma non ci abitano più?

Mi aiuta il testo del trafiletto: “Hanno destato vivo cordoglio sette lutti di questa settimana sul territorio vercellese………..”.

No, c’è qualcosa che non mi suona bene. Sarà quel verbo “destare”. Mi viene in mente che siamo Campioni del Mondo, la Nazionale. L’Italia che “s’è desta” e poi, fra le altre cose, “dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”. Devo capire.
Vado a prendere un caro amico, il vocabolario.
Destare v.tr. 1. Scuotere dal sonno, svegliare. Rifl. Intr. Scuotersi dall’inerzia, dal torpore, passare all’azione, reagire. 2. Suscitare, risvegliare.
No, indubbiamente, così non può andare. Fammi cercare anche (il sig.) Cordoglio che magari non è un nome proprio.
Eccolo:
Cordoglio s.m. 1. Dolore profondo, per lo più collettivo, in seguito ad una sciagura.
2. arc. Compianto; lamento funebre. [Lat. cordolium, comp. di cor “cuore” e dolium, tratto da dolere “provar dolore

Tra tanti dubbi ho una certezza, geografica: “Sul territorio vercellese” significherà sicuramente sul territorio del Comune di Vercelli. Mamma mia (bel musical) non ho più la mia certezza. E’ vero che le province le vogliono togliere - dicono che sono Enti inutili - ma Vercelli fa anche Comune.
Comunque i lutti sono sette “di questa settimana” . Uno al giorno. Forse c’è stato qualche giorno in cui non ce ne sono stati ed altri in cui ce n’è stato più d’uno. O tutti la domenica o il sabato. No! Il giornale esce il lunedì quindi viene stampato la domenica. I sette lutti vanno da sabato a sabato, come il mercato.

Basta, non vado più avanti. Noto solo che qualcuno dei nominati “è pianto”, altri “ha lasciato” o la moglie o i figli, uno “è scomparso” ed uno “poveromo” (grazie Margaret del “Catino di zinco") è – infine – “deceduto”.

Insomma, non è che tutti si siano comportati così bene!


Non rido del dolore altrui e perciò non me ne scuso. Scrivo ed ogni tanto guardo lassù (chissà poi perché non laggiù) e so che ovunque siate state sorridendo anche Voi Cari.




Mario

/Cordoglio.doc



Il trafiletto seguente è stato ritagliato da “Notizia Oggi” di lunedì 11 maggio 2009





Sante (Vive) Parole

Ero rimasto ai telegrammi.

“Compartecipi del Vs. dolore porgiamo le più vive condoglianze”

Risposta, in bustina elegantemente funerea spigolata di nero

“Vivissimi ringraziamenti”.

Leggo un settimanale locale e mi cade l’occhio sulle “Brevi”. Titolo: “VIVO CORDOGLIO PER SETTE VERCELLESI”. Passo oltre. Qualcosa mi ha colpito. Torno sul titoletto. Il mio cervello inizia una corsa ad ostacoli tra una serie di possibili significati da attribuire al testo .

“Cordoglio non è morto” è la prima cosa che mi viene in mente. Oltre tutto, penso, “deve essere un maschio”.
Poi rifletto su tutta la frase. In fondo potrebbe essere letta come se affermasse che: “Sette vercellesi ritengono che Cordoglio sia vivo”. Sarà un’ipotesi o una certezza….“ritengono”…..allora sarà un’ipotesi….….beh la speranza è l’ultima a “morire”…..quindi morirà, sicuramente, dopo Cordoglio.
Ma se il sig. Cordoglio è “Vivo per sette vercellesi”, cosa penseranno gli altri. Saranno interessati a lui? Quanti saranno in tutto? Vanno contati solo quelli che abitano a Vercelli oppure anche quelli che sono di Vercelli ma non ci abitano più?

Mi aiuta il testo del trafiletto: “Hanno destato vivo cordoglio sette lutti di questa settimana sul territorio vercellese………..”.

No, c’è qualcosa che non mi suona bene. Sarà quel verbo “destare”. Mi viene in mente che siamo Campioni del Mondo, la Nazionale. L’Italia che “s’è desta” e poi, fra le altre cose, “dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”. Devo capire.
Vado a prendere un caro amico, il vocabolario.
Destare v.tr. 1. Scuotere dal sonno, svegliare. Rifl. Intr. Scuotersi dall’inerzia, dal torpore, passare all’azione, reagire. 2. Suscitare, risvegliare.
No, indubbiamente, così non può andare. Fammi cercare anche (il sig.) Cordoglio che magari non è un nome proprio. Eccolo:
Cordoglio s.m. 1. Dolore profondo, per lo più collettivo, in seguito ad una sciagura.
2. arc. Compianto; lamento funebre. [Lat. cordolium, comp. di cor “cuore” e dolium, tratto da dolere “provar dolore”

Tra tanti dubbi ho una certezza, geografica: “Sul territorio vercellese” significherà sicuramente sul territorio del Comune di Vercelli. Mamma mia (bel musical) non ho più la mia certezza. E’ vero che le province le vogliono togliere - dicono che sono Enti inutili - ma Vercelli fa anche Comune.
Comunque i lutti sono sette “di questa settimana” . Uno al giorno. Forse c’è stato qualche giorno in cui non ce ne sono stati ed altri in cui ce n’è stato più d’uno. O tutti la domenica o il sabato. No! Il giornale esce il lunedì quindi viene stampato la domenica. I sette lutti vanno da sabato a sabato, come il mercato.

Basta, non vado più avanti. Noto solo che qualcuno dei nominati “è pianto”, altri “ha lasciato” o la moglie o i figli, uno “è scomparso” ed uno “poveromo” (grazie Margaret del “Catino di zinco) è – infine – “deceduto”.

Insomma, non è che tutti si siano comportati così bene!


Non rido del dolore altrui e perciò non me ne scuso. Scrivo ed ogni tanto guardo lassù (chissà poi perché non laggiù) e so che ovunque siate state sorridendo anche Voi Cari.




Mario

Tale e quale (appunto)

Esce ierlaltro con «Libero»
Berlusconi tale e quale:
"Vita, conquiste
battaglie e passioni
di un uomo unico al mondo"
(e già lì pensi: fiuuuuuu).

Ne son previsti quindici
di fascicoli gratuiti (riporto alla lettera: è rilevante)
per conoscere la storia di “Silvio a prescindere
da Berlusconi”
.
Ce lo promette Vittorio Feltri
nel primo fascicolo,
e dicono ne siano già usciti altri due.

Oggi sfoglio il primo,
testé recapitato nella posta del mio parrucchiere (sic)
(all’uopo chiedersi se arriverà in tutte le cassette
o solo in quelle ad alta irradiazione),
dal titolo Quegli anni che non ho mai scordato
e vedo foto e didascalie consuetamente agiografiche:
Silvio con Veronica (in ritardo sulla maretta?),
coi primi e secondi primogeniti, secondogeniti, terzogenito,
con Putin in Sardegna, eccetera eccetera,
tutto nella norma.

Dunque mi chiedo:
dov’è il prescindere?
.

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13.5.09

Se la pubblicità cambia il senso di marcia

Ciao a tutti,
domani le colonne di nòva 24 del Sole24Ore dovrebbero ospitare un articolo di quattromilabattutespazicompresi, per vedere cosa accidenti sta succedendo al mondo dell'advertising. ;-)

Il pezzo in questione sarà anche il tema di cui si parlerà in un intervento al prossimo Festival dell'Economia.

Qui potete trovare il video-trailer che ne anticipa i contenuti.

Stay tuned.

;-)

10.5.09

La mezcla es la base

(y la vivacidad también)

Se Sergio Tofano fosse ancora tra noi,
il suo Signor Bonaventura,
strampalato personaggio con marsina, bombetta rossa
e quel cartello bianco sotto braccio con la scritta Un milione,
avrebbe uno spunto in più per un’avventura milionaria:
ma sarebbe in parole, e non più in lire,
il premio finale.

Un milione di parole!
Chissà se ambìte, ma tante sono quelle
del vocabolario inglese.
Più del triplo del lessico italiano,
quattro dello spagnolo, dieci del francese.

Sono, ma meglio dire saranno, perché
secondo il countdown avviato dal Global Language Monitor,
istituto con base in Texas, la lingua inglese
raggiungerà il milione di parole in giugno.

A parlarci di questo “broken english”
alla soglia di un consistente primato
sono Enrico Franceschini e Stefano Bartezzaghi
che ne scrivono ieri, su R2 di Repubblica.

Broken english, perché è dell’inglese anche scorretto
e sgrammaticato che si parla.
Aperto alle influenze straniere, agli slang,
assemblabile, vivo:

la supremazia dell´inglese dipende proprio
dalla facilità con cui si lascia invadere,
storpiare, corrompere.


Secondo il Global Language Monitor,
per entrare nella lingua inglese una nuova parola
deve essere compresa da almeno 100 milioni di persone
ed essere apparsa almeno 25 mila volte sui media.

Beninteso, sono parole di cui la maggioranza dei terrestri
possono fare tranquillamente a meno.


Ma che questo traguardo non sia solo un gioco
lo dimostra l’attenzione che la stampa inglese,
dal Daily Mirror all’ Economist,
gli riserva.

è il sintomo, in effetti, della salute, della vivacità
e della continua capacità di rinnovarsi di una lingua diventata

non a caso la lingua del mondo

scrive Franceschini, che ricorda come, parallelamente,
l’inglese si disfi di 47.156 parole che
secondo l'Oxford Dictionary sono diventate obsolete.
La mescolanza, e poi il ricambio, il movimento
sono dunque la base della vitalità linguistica.

Ma, secondo Bartezzaghi:
l'italiano ha nel sangue, e forse anche nel destino,
le vaste distese sillabiche, il serpenteggiare dell'avverbio,
il piacevole proliferare dell'aggettivo,
delle clausole, dell'inciso.
Non molto duttile, non molto innovativo.
La lingua italiana è generosa di fonemi
quanto una trattoria italiana lo è di portate di antipasto.
Tutta roba che si sceglie solo in blocco, prendere o lasciare;
che pare gustosa; che riempie troppo, stufa
e alla fine va anche pagata.
.

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7.5.09

Oggetto: Leggimi

Oggi sul Corriere della Sera ho trovato un articolo interessante scritto da Beppe Severgnini dal titolo "Come scrivere email destinate al cestino".
Paragonando l'email a un kamikaze destinata a schiantarsi nella posta eliminata, racconta come scriverla per essere letti con successo dal destinatario.

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6.5.09

La metamorfosi di un libro

Siamo in viaggio da sempre qui dove niente si crea né si distrugge, tra realtà illusorie e infinite metamorfosi. (Metamorfosi, Kafka)

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione [...] (Incipit, Moby Dick)
Moby Dick è un romanzo pubblicato nel 1851 dallo scrittore americano Herman Melville, un libro che vive e che si arricchisce con il passare del tempo.
Tutto ha avuto inizio nel novembre del 2007 quando a Roma, presso l'Auditorium Parco della Musica, andò in scena Moby Dick – il reading. Insieme ad Alessandro Baricco salirono sul palco Paolo Rossi, Stefano Benni e Clive Russel che diedero voce alla scrittura di Melville.
Dopo quasi due anni ecco un altra metamorfosi: Baricco e Meandri ri-scompongono l'architettura del libro con l'obiettivo di restituire al lettore il privilegio di leggere, ascoltare, gustare insieme scene, eventi e dialoghi attraverso un differente uso del linguaggio. Un testo che vive ritmato dalla punteggiatura e dalle parole.
Il libro “Tre scene da Moby Dick” tradotte e commentate da Alessandro Baricco con Ilario Meandri uscirà domani in libreria.

Baricco e le scene da Moby Dick – Repubblica.tv


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5.5.09

L’uomo dai mille volti

L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa.
(William Blake)
William Blake (Londra, 1757 – 1827) poeta, incisore, pittore, disegnatore, un uomo del suo tempo. Per questo due grandi capitali come Londra e Parigi hanno deciso di dedicargli due mostre.
La Tate Britain celebrerà il bicentenario della fallimentare mostra che l’artista aveva organizzato nel mese di maggio del 1809 a Soho.
Le Petit Palais, fino al 28 giugno, ospiterà una vasta retrospettiva dell’opera di Blake dal titolo William Blake, le génie visionnaire du romanticisme anglais dove si potranno ammirare incisioni, acquarelli, quadri e disegni che ripercorreranno l’intero arco di vita dell’artista.
Anche nell’arte le parole e le immagini possono muoversi all’unisono, un esempio: i “libri miniati” di Blake. Delle tavole dove scrittura e immagini si incontrano sfiorandosi, come si faceva nei manoscritti miniati.




The Tyger, Songs of Innocence and of Experience

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4.5.09

Sulle ali del fantastico: svelare il mondo ai bambini attraverso le fiabe

"A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar
venite con me nel mio mondo fatato per sognar"

L’inizio delle fiabe sonore, un momento di magia composto da parole e musica.
Linguaggio semplice, chiaro e diretto, ecco il segreto della fiaba.
“Le fiabe sono la carta per interpretare la vita e le esperienze, non hanno tempo e toccano temi importanti senza aver bisogno di mediazioni - spiega Cesare Scurati, professore di Pedagogia alla Cattolica di Milano”. Un concentrato di pedagogia.
Narrare una fiaba ad alta voce serve per creare un grande impatto comunicativo e per tenere viva l’attenzione. Prima della nascita della scrittura si è sempre comunicato con la voce, per esempio i cantastorie che si spostavano nelle piazze e raccontavano con il canto una storia, spesso in una nuova rielaborazione, o riferita a fatti e avvenimenti contemporanei. Si pensi al Medioevo con l’uso dell’editto (dal latino edictum, a sua volta composto dei termini e-dicere, "dire fuori", nel senso di "pronunziare" in discorso) che veniva proclamato dal sovrano per sancire benefici o immunità o per definire particolari questioni di principio.
Raccontare e comunicare è il modo che ci serve per trasmettere le nostre esperienze, per crescere e per riflettere. Perché la nostra è la specie che si racconta.

"Finisce così, questa favola breve se ne va
Ma aspettate e un'altra ne avrete
C'era una volta il cantafiabe dirà, e un'altra favola comincerà"

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3.5.09

“Cos’è il destro, cos’è il sinistro?” Mi perdonerà Gaber se faccio uso così faloppo di una sua canzone. Ma è colpa sua. Lui, il signor G., anche questo ci ricordiamo, no? Andando per libera associazione di idee si arriva al punto G (altra faccenda…). Ed ora, udite udite, anche al “punto R”. Occhio, toccare questo punto R non si può, ma lo si può raggiungere comunque. Ce lo spiega un articolo a firma di Armando Massarenti uscito oggi sul “Domenicale” del “Sole24Ore”. Vi si recensisce un libro di Jim Holt, Senti questa. Piccola storia e filosofia della battuta di spirito, Milano Isbn Edizioni.
Cos’è questo punto R? Quell’area che nel nostro cervello sarebbe responsabile del riso, ovvero dell’umorismo. Con in più questa osservazione: che ad essere coinvolti sono entrambi i lobi del nostro cervello. Per cui il sinistro elabora razionalmente il significato, che viene emotivamente compreso dal destro. La scoperta ci fa particolarmente piacere, perché conferma quello che già aveva detto la buon’anima di Pirandello, che vedeva nell’umorismo proprio la fusione di elementi razionali ed emotivi.
Una specie di compromesso storico cerebrale, quello che fa fare l’umorismo, una grande ammucchiata di neuroni, dentriti e sinapsi. Che almeno, a differenza di quello che avviene in politica, fa solo che bene.

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