28.6.06

"Business writing": la nuova edizione è in libreria!

Lettere, e-mail, brochure, verbali di riunione, presentazioni, testi per il web: non siamo tutti business writer?
Certo che sì!
E questo libro è pensato per te, che per lavoro scrivi da mattina a sera. Ma anche per te, che scrivi solo qualche volta.
Il business writing è infatti un requisito per tutte le professioni: manager, professionisti, insegnanti, impiegati, ingegneri... Tutti facciamo i conti con una scrittura che si modifica ogni giorno. Tutti alle prese con computer, internet e posta elettronica. La scrittura è diventata indispensabile nel tuo lavoro. Se semplice ed efficace, puoi farti capire meglio da clienti e partner, da dipendenti e collaboratori.

Una nuova edizione, disponibile da poche settimane, realizzata da Alessandro Lucchini e da alcuni suoi colleghi, tutti soci della Palestra della scrittura: Davide Alemani, Paolo Carmassi, Paolo Ferragina, Silvia Frattini, Francesca Gagliardi, Paolo Iabichino, Elisa Marconato, Mariella Minna, Simona Pallai, Annalisa Pardini, Emiliano Ricci, Claudio Zucca.

79 capitoli, organizzati in 8 sezioni.
Con consigli pratici per la comunicazione scritta nel lavoro.

A - Pensare, scrivere, correggere
B - Organizzare la struttura
C - Scrivere chiaro
D - Scrivere efficace
E - Catturare l'attenzione
F - Scegliere il tono e lo stile
E poi:
G - Scrittura e consapevolezza, descrive l'uso dei modelli neurolinguistici nella scrittura
H - Dalla carta al web (e ritorno?), tratta le applicazioni web del business writing, dalle più diffuse alle più specialistiche.

Buona lettura!

25.6.06

No al referendum: momento solenne

Il 14 giugno mia figlia Marta ha compiuto 18 anni. Nella settimana successiva, appena finita scuola, tre esami al conservatorio: momenti importanti. Oggi, la prima votazione. E mica una qualsiasi: il referendum sulla Costituzione. Momento solenne.

Al di là dell’emozione personale, vederla entrare nel seggio mi ha suscitato un pensiero. Da genitore, da uomo di mezza età che riflette sul passato e sul futuro, da studioso del linguaggio. Il pensiero parte dal quesito referendario.

“Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?”

Solo 27 parole. Negli altri referendum che ricordo, al di là del sì che era no e il no che era sì, le domande erano ben più lunghe e tortuose. Certo, qui c’è in ballo la costituzione, la carta fondamentale, la bibbia laica.

Il pensiero poi corre a un libretto che tengo sul tavolo da qualche settimana: "Costituzione della Repubblica Italiana", Utet, copertina rossa. L'introduzione è di Tullio De Mauro: "Il linguaggio della Costituzione". Osserva:

Il testo della Costituzione italiana è lungo 9396 parole. Esse sono le repliche, le occorrenze di 1357 lemmi. Di questi, 1002 appartengono al vocabolario di base italiano.
(...) Nel lessico della Costituzione soltanto 355 lemmi su 1357 sono estranei al vocabolario di base. (...) In percentuale il lessico della Costituzione è dato dunque per il 74% dal vocabolario di base e per il 26% dal vocabolario non di base. (...)


De Mauro aggiunge che il ruolo del vocabolario di base (ossia le parole più usate dagli italiani) nella Costituzione acquista ancora più rilievo se dall’inventario del lessico si passa alla sua messa in opera, al suo sfruttamento nel testo. Le parole di base sono infatti enormemente più frequenti: il vocabolario di base copre ben più del 74% delle occorrenze, e arriva al 92,13% delle novemila e passa parole del testo. Solo il 7,87% del testo della Costituzione è costruito con vocaboli non di base.

Inoltre, le 9396 parole si distribuiscono in 480 periodi, con una media di 19,6 parole per frase. I due fattori - alta percentuale di vocaboli di base e brevità dei periodi - danno un alto livello di leggibilità alla Costituzione. Che quindi può raggiungere, sia pure con una lettura assistita e spiegata, tutta la popolazione con almeno la licenza elementare.

De Mauro conclude sottolineando
(...) l’eccezionalità linguistica della Costituzione rispetto alla frustrante illegibilità del corpus legislativo italiano. In questo sono usuali leggi con 120, 180 parole per periodo (...); la percentuale di vocabolario di base non supera, se va bene, il 40% del lessico delle leggi e, correlativamente, il vocabolario non di base ingombra, in genere senza alcuna spiegazione contestuale, più del 60% dello stesso lessico. Siamo agli antipodi del 74% di lemmi di base che caratterizza il lessico della Costituzione.

Molti giuristi nei mesi scorsi si sono pronunciati per il mantenimento della carta attuale, sia pure auspicando un aggiornamento condiviso dalla più ampia rappresentanza parlamentare. A queste voci aggiungiamo quella del maggior linguista italiano che, se è vero che il linguaggio è tra i valori più importanti di un popolo, può tenerci buona compagnia nell’attesa dello spoglio.



Per approfondimenti:
Costituzione della Repubblica Italiana (1947), Utet 2006, premio Strega speciale alla Costituzione in occasione del sessantesimo anniversario. Introduzione di Tullio De Mauro e nota storica di Lucio Villari

Il plain language: quando le istituzioni si fanno capire, di Daniele Fortis
http://www.mestierediscrivere.com/pdf/PlainLanguage.pdf

15.6.06

Entrarci dentro

«Prof! prof! cosa uscirà quest’anno???»
Mumble, mumble… dopo griglie, statistiche, sfere di cristallo,
da cosa trarre auspici?
Pochi giorni ed è maturità, e la prova di italiano
muove le fantasie. Oddio, più pacate di qualche anno fa,
quando ancora il tema era l’unica tipologia testuale prevista.
Allora o sapevi o non sapevi, e a frotte gli studenti tracimavano
dalla letteratura e dalla storia al tema di attualità.
Ora è diverso.
Sopravvive il tema, ma accanto ad articoli, saggi e analisi,
tipologie più vicine al quotidiano e con materiale da plasmare:
cosicché la testa, anche paventando un delirium tremens da esame,
sa funzionare.
Il saggio e l’articolo di giornale, per esempio,
hanno con sé corpose documentazioni (ben 4, per i 4 ambiti previsti).
E informazioni e idee sono lì, preziosi stimoli: farli propri o rigettarli,
affiancarli ad altri o lavorarli al tornio uno per uno è una scelta,
che comunque vince il panico da foglio bianco.
Altrettanto vale per l’analisi del testo: hai lì le domande che ti guidano.
A fare cosa? A smontarlo e rimontarlo, il testo, capirlo, entrarci dentro.

“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo
Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero.
Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.
La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa.
Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!»
Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo!
Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito,
con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida:
«Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!»
O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace […].”

Questo è Calvino. No, no, non dico che «uscirà»,
ma confesso: mi piacerebbe. Perché Calvino scombina
le triangolazioni narratore-autore-punto di vista,
e ti chiama potentemente in gioco, ti invita a una lettura consapevole.
E tu, lettore, entri dentro la letteratura,
fai il tuo strappo nel cielo di carta delle convenzioni.
Ma mica ne consumi la fascinazione: no.
Anzi te la godi di più: il testo diventa un mondo in cui entrare e uscire
a tuo piacere.

Diciamocelo, ragazzi: tutto sommato conta poco «cosa uscirà».
Avete i testi, avete le idee,
avete certo scritto molto, in anni di scuola,
avete dunque anche vari attrezzi del mestiere.

Rimane questo da dirvi, sicuri che lo sarà:
buona scrittura!

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13.6.06

Peli sulla lingua

Sono quelli che Giovanni Sartori non ha.
È dalle pagine del Corriere che dice cosa sente e vede,
e l’argomento è di quelli cari a tutti.
Suonano ingenue (?) le rimostranze di mamma Rai Uno
che nel telegiornale di prima serata, in risposta,
lamenta di lasciar sempre egual tempo agli schieramenti.
Ingenue per svariati motivi.

Ad esempio: “i mezzi di comunicazione di massa - si legge, tra gli altri,
in questo testo utilissimo- possono far pendere la bilancia
a favore di uno di due contendenti senza dare l’impressione di farlo ma, anzi,
sbandierando la propria oggettività. […]
Pur attenendosi strettamente alla legge,
si possono influenzare subdolamente le masse con il semplicissimo accorgimento
di far parlare per prima la parte politica che si vuole danneggiare,
e di mandare in onda subito dopo la risposta della parte politica
di cui si tutelano gli interessi.
La mente umana, infatti, registra entrambi i messaggi, ma
l’ultimo rimane più impresso; e siccome esso contiene argomentazioni
contrarie al primo (che inoltre non verranno più smentite),
il gioco è fatto.”

Fatto caso?

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9.6.06

We, Me

Dal 15 giugno, a Milano, la nuova personale di Cristiano Bendinelli.
Una raccolta di immagini, per condividere le sue esperienze professionali in Sudan, Cambogia, Eritrea, Nepal, Bolivia, Tibet. Ma anche il racconto di ciò che l'ha spinto a diventare fotoreporter.
"Ciò in cui mi sono imbattuto durante i miei viaggi è la volontà degli esseri umani - contro ogni forma di sofferenza e oppressione - di essere semplicemente individui". Con queste parole Cristiano Bendinelli illustra la fatica quotidiana di chi lotta per realizzare questa insopprimibile esigenza interiore.
Come ci dice il titolo della mostra: per essere un "io" è necessario riconoscersi in "noi".

"We, Me"
Fotografie in mostra dal 15 al 25 giugno 2006
inaugurazione giovedì 15 giugno
dalle 18.00 alle 23.00
Casa Borella - via Alzaia Naviglio Grande 8 - Milano

Claudia

7.6.06

L'outliner e le mappe per organizzare le idee

A volte si hanno in testa tutte le parole che servono per comunicare qualcosa. Ma il passaggio dalla testa alla bocca può essere più difficile di quanto si creda. E dalla testa a una pagina bianca ancora di più. Scrivere è infatti una fatica nera, si sa.
Ma come possiamo organizzare in modo efficace il disordine dei nostri pensieri?
Il metodo è semplice: si chiama "mappe mentali", e Umberto Santucci ce lo racconta.
Una mappa mentale è un metodo visivo per cogliere a colpo d'occhio tutti gli argomenti dando priorità a un tema centrale, per poi svilupparlo con altri più specifici.
Mappe mentali e concettuali sono rappresentazioni di processi del pensiero e delle associazioni del nostro cervello.
Data un'argomentazione, ci vengono in mente varie idee, alcune derivanti l'una dall'altra, altre completamente diverse. Poi faremo ordine, mettendo su carta ciò che abbiamo in testa, usando colori, didascalie, piccoli disegni. Come il tronco di un albero da cui far diramare rami e foglie, idee e concetti.
Alla fine basterà scrivere il testo per non dimenticarlo più. E usarlo per formulare un discorso da tenere in pubblico, la brochure per un albergo, un tema scolastico, un progetto, un testo giuridico. E anche un post per il blog della Magia della scrittura ;-)

Claudia