26.1.09

Il linguaggio universale di Obama

Molto si è scritto sull’insediamento di Barack Obama, dal cerimoniale al discorso d'apertura.
Originale appare però il punto di vista della studiosa Linda Lowen uscito qualche giorno fa su About.com.

Per rispondere all’interrogativo su quanto e come il neo presidente USA sia sensibile alle istanze delle donne, la Lowen ripercorre i passaggi salienti del suo inaugural speech.

E la conclusione è interessante.

Obama sceglie volontariamente il genere neutro (impersonale, diremmo in italiano), a cui però regala calore grazie all’uso di un “linguaggio universale” (inclusive language) e di metafore “paritarie” (that placed women on equal footing with men).

Il risultato? Amplificare il senso di appartenenza: a una nazione, a dei valori, a una causa comune.

Un esempio per tutti:

"America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because We the People have remained faithful to the ideals of our forbearers, and true to our founding documents".

Un’altra dimostrazione di come le scelte linguistiche riflettano sensibilità e orientamenti profondi.

Buon lavoro, presidente.

23.1.09

NON TUTTO IN UNA NOTTE

Si chiama così il progetto triennale voluto dall’Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Novara in collaborazione con altri enti e associazioni per sensibilizzare il “popolo della notte” ai pericoli della guida in stato di ebbrezza.

NON TUTTO IN UNA NOTTE aspetterà i ragazzi fuori dai locali più frequentati: un camper-gazebo munito di angolo relax con sdraio e musica soft per riposare un po’ prima di ripartire e rimettersi in auto dopo una nottata passata con gli amici.
Un luogo dove scambiare ancora qualche chiacchiera, magari bevendo un caffè, acqua o un succo di frutta. Un momento in cui raccogliere materiale informativo ed eventualmente sottoporsi al test dell’etilometro per capire se sia meglio fermarsi ancora un po’...

Dal 31 gennaio, inoltre, Psicologi senza frontiere onlus metterà a disposizione del progetto un proprio operatore e il videogioco interattivo VIDEODOPE, una simulazione molto concreta – e quasi brutale – sugli effetti che alcol e droga possono avere sull’organismo.

NON TUTTO IN UNA NOTTE - il progetto
PSICOLOGI SENZA FRONTIERE onlus - l'associazione

21.1.09

Questione di stile

Il Servizio sanitario della Toscana,
tra le altre campagne di comunicazione,
ha in atto questa: Corretti stili di vita.

5 ritratti del quotidiano corredati da una stessa didascalia,
la vita sceglila al naturale,
accompagnati da brevi testi, e timbrati,
come per un’affissione, con un motto
in cui solo il soggetto cambia:
la frutta fa salute, e poi il movimento, l’aria aperta,
la verdura, divertirsi: tutto questo fa salute.

La didascalia, che se l’avessimo scritta noi,
almeno fino a qualche anno fa, a scuola
l’avrebbero ricamata in rosso o blu
(dislocazione a sinistra o anacoluto?),
con quel suo esordire con “la vita”
che invece mica è soggetto, ma complemento,
mima il linguaggio colloquiale, quotidiano, appunto.

E soprattutto vuol porre l’accento sulla vita:
fine, mezzo, parola chiave.
E anche quel naturale, diciamocelo,
evoca un sacco di significati, a tutti.

E fa salute?
Mica c’è scritto “comporta”, “determina”,
“agevola”, “predispone a”…
No, proprio così, semplice, diretto,
chiaro al nonnino come al guru:
fa salute.

Eccolo che si aggiunge alle 345 polirematiche
che trovi sul Dizionario De Mauro,
cioè a tutte quelle locuzioni
in cui il verbo fare,
verbo peraltro assai bistrattato, sempre a scuola,
come troppo generico,
si abbraccia ad altre parole per formare
un significato unitario.

Raramente nei linguaggi tecnico specialistici,
come il “fare scuffia” marinaresco,
il fare vince nell’uso corrente:
“fare buon sangue”,
“fare tardi”, “far gola”…

Vince perché arriva.
E arriverà anche a quei nonnini
ritratti mentre giocano a bocce,
lì insieme a eludere la solitudine
e a dirsi che Divertirsi fa salute.

Chissà se ne parleremo anche noi,
nella nostra nuova ricerca ...

.

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19.1.09

"Abbiamo dimenticato la cultura?

... Alla ricerca della cultura in Italia".

Questo il titolo del convegno internazionale organizzato dalla Provincia di Milano e Fondazione Hangar Bicocca, che si terrà il prossimo 21 gennaio presso il teatro Litta di Milano.

L'evento, che coinvolge politici, intellettuali e studiosi, è il punto di arrivo del progetto più ampio Questions, questions, ideato dall'artista cileno Alfredo Jaar per innescare una riflessione sul possibile ruolo della cultura: un momento di riflessione e confronto sul ruolo e sulle responsabilità dell'arte e della cultura nell'attuale contesto sociale.

Dove: teatro Litta - corso Magenta, 24 - Milano
Quando: mercoledì 21 gennaio dalle 10 alle 18
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Per saperne di più

12.1.09

Videogame e disabilità

Sensibilizzare alla disabilità i giovani dai 10 ai 14 anni. È questo l’obiettivo di Handigo, il primo videogame i cui protagonisti sono quattro manga – eroi del fumetto giapponese – affetti ciascuno da un particolare handicap: visivo, motorio, emotivo…

Partecipando al gioco, i ragazzi scopriranno molte delle difficoltà che incontrano ogni giorno le persone disabili e, ad ogni gameover, leggeranno sullo schermo un messaggio educativo.

Disponibile per ora solo in inglese, francese e tedesco, è scaricabile gratuitamente su Handigosolidaires.com.

Presto anche la versione italiana, a cui sta lavorando la Federazione logopedisti italiani.

11.1.09

Siate pronti ad essere sorpresi


A sorprendermi, prima dell’invito su riportato,
è stata lì per lì una formula
che mi è sembrata un pleonasmo.

L’annuncio riferito nel titolo è infatti parte
del programma di
ParteciP.A.,
prima edizione del Salone della Democrazia Partecipativa
organizzato a Modena dal 21 al 23 gennaio prossimi.

Come dicevo, la formula democrazia partecipativa
di primo acchito m’è suonata ridondante,
perché ho pensato all’etimo della parola democrazia,
a tutti noto, e cioè “potere del popolo” e,
almeno nella polis greca, dove è nata,
“potere per il popolo”.

Poi, a rifletterci bene,
quel tipo di democrazia che chiedeva
il concorso personale di tutti coloro che godevano di diritti politici,
proprio la loro presenza fisica in piazza,
mi si è palesato come spaventosamente anacronistico:
oggi di democrazia diretta mica si può infatti più parlare,
poiché, per la complessità delle nostre società,
ogni governo e decisione politica
comportano una mediazione.

E quindi, pensando alla subentrata democrazia rappresentativa
che vuole siano i cittadini eletti in rappresentanza
a prendere le decisioni,
ad apparirmi strana, e per la precisione ossimorica,
è stata piuttosto questa formula: "democrazia rappresentativa",
appunto.

Perciò ben vengano gli aggiustamenti
della democrazia partecipativa,

quella cioè che permette sì al popolo
di eleggere i propri rappresentanti, ma anche di partecipare
con appositi istituti alle decisioni pubbliche.

Perciò siano le benvenute iniziative come
questa,
con l'augurio che davvero siano pronte a sorprenderci

rispondendo a "come rendere più efficace la partecipazione
dei cittadini alle scelte delle Pubbliche Amministrazioni".
.

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9.1.09

È la prima volta che mi accingo a scrivere su un blog e sono lieto ed onorato di farlo su questo.
Il mio amico Alessandro mi ha cortesemente invitato. Dovrò solo trovare la costanza ed il tempo per scrivere con la dovuta consuetudine.

Ho trovato lo spunto nell’iniziare non già da quel “semplicemente auguri” ma da ciò che Michela ha indicato con “l’importanza dell’inizio”. E questo per me è un inizio. Anche se scrivo tutti i giorni, se comunico con la scrittura tutti i giorni, cercare di scrivere qualcosa è sempre sfidante e nuovo. Ogni giorno un inizio, ogni lettera un inizio.

Mi capita giornalmente di leggere lettere di persone che segnalano le più disparate situazioni.
C’è chi scrive con il cuore, chi con la mente, chi con la rabbia. C’è chi usa eloquenza e prolissità, chi crudezza e sinteticità. Chi è analitico, chi didascalico.

Da qualche giorno ho iniziato una sorta di corrispondenza con una persona che ha la necessità di essere tutto quanto sopra, contemporaneamente. Usa le parole scritte come fossero chicchi di mais per il popcorn: se ne mette sempre una manciata in più perché tanto qualcuno se le mangia. Sinonimi, contrari, citazioni latine, aforismi, auto elogi, sproloqui, anche offese.
Per poter leggere una lettera di questo autore, è necessario essere attenti e concentrati sul testo. I paragrafi si rincorrono seguendo non il filo logico del lettore ma unicamente dello scrivente.
L’ultima l’ho letta ieri sera alle 22.40. Ero cosi stanco che ho dovuto rileggerla due volte senza arrivare, alla fine, ad una comprensione del testo. Gli ho risposto che, alle volte, essere maggiormente sintetici, aiuterebbe, se non altro, ad arrivare subito al punto. E’ servito perché oltre a rispondermi con solo due righe, ha fatto esattamente cosa gli avevo chiesto.

Ecco allora. L’inizio ha una importanza vitale ma se è troppo lontano dalla fine, ciò che è nel mezzo rimane solo un mucchio di parole prive di significato.

Parafrasando Michela, che mi perdonerà per questo improprio utilizzo, spero e auguro solo che alla fine di quest’anno, ci si ricordi non solo dell’inizio ma anche di ciò che è stato nel mezzo.

8.1.09

L'importanza dell'inizio.

Mi vengono in mente le parole che ho letto di Omraam Mikhaël Aïvanhov legate all’inizio.

Quanto è importante il modo in cui facciamo il primo gesto o il primo passo, in che stato d’animo siamo in quel momento e con che intenzione lo facciamo.

Se iniziamo con uno stato d’animo agitato siamo in grado di scatenare forze caotiche. E se in quello stato ci rechiamo al lavoro oppure andiamo a trovare qualcuno, beh forse i risultati che otteniamo non sono certamente quelli desiderati. Faremo gesti maldestri e potrebbero uscire dalle nostre labbra parole non propriamente adatte.

Se contrariamente prima di fare qualsiasi passo abbiamo ascoltato il nostro cuore e meditato per essere calmi, sereni e aperti alla vita, più avanzeremo più sentiremo che stiamo trovando l’atteggiamento giusto, le parole più adatte. Infine sentiremo quella vocina dentro di noi che ci fa capire che siamo nella giusta direzione.

Molto sta nell’inizio. L’inizio di un nuovo giorno, di una nuova relazione, di un nuovo lavoro, di un nuovo anno!

Il mio augurio è questo: un inizio con il cuore.

4.1.09

Semplicemente auguri

«Questa vigilia del nuovo anno è dominata, nell’animo di ciascuno di noi, dallo sgomento per le notizie e le immagini che ci giungono dal cuore del Medio Oriente. Si è riaccesa in quella terra una tragica spirale di violenza e di guerra. Una spirale che va fermata.» Così è iniziato il discorso di fine anno del presidente Napolitano.

Sarà stato quel richiamo alla responsabilità delle cose serie, o il suggerimento a uno stile di vita più sobrio che ne è seguito, o le raccomandazioni dei vigili del fuoco di Porto Rotondo, fatto sta che quest'anno l’altro presidente, quello che mira al Quirinale, ha messo da parte il vulcano in miniatura, e ha chiesto ai suoi ospiti della Certosa di farsi bastare i 25 minuti di fuochi d'artificio, e poi i balli nella discoteca allestita all'interno della serra, solitamente usata per le conferenze stampa.

Ripensare a quel discorso, e ai presidenti, e poi alle immagini diffuse dai tg e dalla rete, gli strazi dei missili, le ritorsioni, le promesse di vendetta, i bambini dilaniati, mi fa risuonare in mente una canzone di Ivano Fossati, Il disertore: «In piena facoltà, egregio presidente,
 le scrivo la presente che spero leggerà.
 La cartolina qui mi dice terra terra 
di andare a far la guerra quest'altro lunedì. Ma io non sono qui, egregio presidente, per ammazzar la gente più o meno come me: io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso, ma sento che ho deciso e che diserterò».

Chissà che “sobrietà” non voglia dire anche diserzione, disarmo, rinuncia, non solo al panettone di troppo, o al vulcano finto, ma anche ad ammazzare. Dev’esserselo chiesto, il disertore di Fossati, che conclude: «Per cui se servirà del sangue ad ogni costo, 
andate a dare il vostro, se vi divertirà! E dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi, che possono spararmi: io armi non ne ho».

Con queste parole in testa, ripenso ai messaggi di auguri che ho ricevuto quest’anno. Ho apprezzato in particolare la mail di un amico, Ivan: «Ho sulla scrivania tonnellate di biglietti vuoti che ho deciso di non spedire; non solo perché sono state impartite disposizioni restrittive volte al risparmio, ma anche perché chissà quando arriveranno. Magari dopo le feste, così da lasciare solo un retrogusto amaro se chi riceve non le ha trascorse bene. Un “semplicemente auguri” potrebbe essere il modo migliore per augurare qualcosa senza scadere nella banalità. Non è il caso di abbinarlo a stelle, stelline, babbo natale e renne varie. Un "semplicemente auguri" racchiude molto di più».

Deve aver fatto pensieri simili un’altra mia amica, Cristina, quando mi ha inviato una mail, il cui testo era proprio, semplicemente, “auguri”. In più, però, questo link.

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