30.5.08

Una dose extra

.
Capita che in aula gli studenti commentino:
«prof! avrebbe dovuto far l’attrice».
Glissare sarebbe controproducente,
così li si prende alla lettera col rispondere
che è proprio quello che si sta facendo.

Perché anche quando parrebbe ironica
la loro frase prende atto di una comunicazione
che mette in campo tutte le risorse che sa
per arrivare a destinazione.

Attore, per etimo, è chi fa, agisce,
e aiuta le parole ad acquistare corpo e sostanza,
quel paraverbale e non verbale
di cui tutti appuriamo l’esistere.

E anche se qualcuno iniziasse a storcere il naso,
memore di significati accessori della parola attore,
l’evidenza è lì a ricordargli
che saper comunicare, accogliere, dedicare rispetto
e attenzione agli altri
è quel quid che,
come analizziamo nella sezione Scenari
nel nostro Il linguaggio della salute,
specie in situazioni difficili
fa la differenza,
la “dose extra di umanità”.
.

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27.5.08

Scrittura fresca

.
Nell’improvvisa calura di queste ore
l’aggettivo del titolo è tanto più evocativo.

Chi sarà straniato dalla suggestione del refrigerio,
chi ci leggerà l’ambita qualità di cibi appena raccolti e prodotti.
Altri lo assoceranno piuttosto alla giovinezza e alla salute,
i musicofili forse a una nota band veneziana anni ’80-’90.
Chi, invece, andrà dritto dritto
all’immagine “attenzione! pittura fresca”
e al jeans imbrattato sulla panchina appena rimessa
a nuovo.

E hanno tutti un po’ ragione,
perché quel fresco del titolo,
in iunctura con scrittura, raccoglie molti di questi significati,
compreso quello di naturale: “stile fresco”, appunto.

Dico appunto perché
Scrittura fresca
è un incontro per giovani scrittori:
giovani che «amano raccontare con le parole,
si dilettano in versi e metafore e vincono premi
a colpi di battute».

I ragazzi e gli ospiti protagonisti dell’iniziativa
si incontrano dopodomani, giovedì 29 maggio,

presso la Biblioteca del Collegio Universitario “R.Einaudi”
a Torino.
.

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22.5.08

Birra + Tenerezza = ?

L'altro giorno ho avuto la fortuna di partecipare ad un corso di storywriting della Palestra della scrittura: era il primo per me; non avevo idea di cosa si facesse anche se avevo già preparato il mio quaderno di battaglia pronta a scrivere pagine e pagine di appunti.

Le mie aspettative vengono subito disattese quando all'inizio del corso il docente, Alessandro Lucchini, ci fa fare un esercizio chiamato "il binomio fantastico": scelte due parole casuali si abbinano con una preposizione articolata (della, con la, sulla, alla ...) e si comincia a scrivere una storia dando libero sfogo alla creatività.

Ecco due risultati dell'esercizio.

La tenerezza della birra

Era stata una giornata da dimenticare con un finale decisamente drammatico. Lei, reduce, tornava a casa e pensava che la cosa peggiore era che non avrebbe potuto raccontare a nessuno quello che aveva passato, il suo stato d'animo. "I sentimenti", si ripeteva "non si adattano alle persone sole". Era forse la prima volta che era così nitida con se stessa, tanto da ammettere di aver un gran bisogno di tenerezza.
Non scese alla sua solita fermata.
Sarebbe voluta restare sul tram il tempo necessario alle stagioni per cambiare, ma un brusco quanto reale "termina!" la travolse.
Scese e all'improvviso notò, come in un film prevedibile, un piccolo bar dall'altra parte della piazza. Rimase di stucco, non aveva mai visto quel bar, almeno non da quando aveva iniziato a recitare la parte di donna in carriera, donnaansiosadiarrivaredovenonsisa.
Automaticamente si diresse da quella parte e tanto più si avvicinava, tanto più la sorprendevano dei lampi, dei flashback che le ricordavano quando lei, adolescente, non fingeva e usciva speranzosa di trovare negli altri un po' di quella tenerezza di cui tanto sentiva il bisogno.
Con gli anni però aveva imparato che quella mancanza non veniva colmata dagli altri, che per lei erano una costante delusione, ma da se stessa. Continuava ad andare nei bar, è vero, ma non si truccava né si vestiva più per l'occasione, ci andava solo per assaporare la sua birra.
Anzi, neanche per questo, ma per arrivare, bevendo, a quel momento cruciale che dura solo un attimo in cui il cuore si apre e riflette la bellezza del mondo.
La tenerezza della birra, lei la chiamava; altri alcolismo, altri ancora, utopia.

Anna


Birra …………..che tenerezza!

Stavo seduta ai tavolini di un locale trendy in una delle più belle ed accoglienti piazze di Kreuzberg, il quartiere turco di Berlino, l’aria era frizzante ma il sole di aprile emanava un dolce tepore sulla mia pelle ancora pallida. Osservavo sorniona gli altri clienti che come me si godevano questo anticipo d’estate: giovani berlinesi assorti nelle loro letture davanti a piatti stracolmi di cibo per ottemperare all’imperdibile rito del brunch domenicale.
Il calore della giornata e l’interessante incursione tra i negozi di mercanzia etnica del quartiere, mi avevano invogliato ad ordinare una birra. Stava lì sul tavolino e colpita dai raggi del sole emanava continui scintillii attraverso le sfaccettature del bicchiere esaltandone il colore oro chiaro simile ai capelli dei ragazzi che avevo seduti accanto a me. L'immagine improvvisamente, mi provocò un tuffo al cuore evocandomi l’incontro con il “ragazzo delle bici” a Posdam due giorni prima. Quel giorno ero decisa a visitare la villa di Sanssouci ed a scorrazzare in bicicletta negli estesi parchi intorno alla villa. Ero uscita dalla stazione ferroviaria con in mano la guida che mi indicava un noleggiatore di bici proprio di fronte, alloggiato in un container.
Identificato, mi diressi verso il container. Notai subito un ragazzo biondo, con dei bellissimi capelli biondi ondulati che gli sfiorano le spalle, intento a riparare una bicicletta. Non si era accorto di me ed io ebbi qualche minuto per osservare la scena. Chino sulla bicicletta, a torso nudo, rivelava un fisico muscoloso e asciutto, con una pelle leggermente ambrata che faceva risaltare il color oro chiaro dei suoi capelli. L’immagine mi turbò molto, pensai a quanto tempo non sentivo il contatto con il corpo di un uomo, e mi immaginai la sensazione delle sue muscolose braccia e del suo petto nell’atto di un tenero ed appassionato abbraccio. Una voce mi fece trasalire, era lui che ne frattempo si era alzato e mi stava chiedendo cosa volevo. Imbarazzatissima, come se lui potesse leggere i miei pensieri, mi feci dare in tutta fretta una bicicletta, che inforcai velocemente.

Per tutta la giornata pedalai furiosamente sotto un sole impietosamente bruciante, per allontanare quell’immagine dolce ma allo stesso istante dolorosa , ma soprattutto in preda all’ansia di doverlo rivedere a fine giornata. Con mio sollievo (o rammarico?) era stato sostituito da un collega……….

Le immagini sfumarono e mi ritrovai con lo sguardo sul bicchiere di birra. Incredibilmente la schiuma vaporosa ed il colore mi ricordavano il ragazzo, avvicinai le labbra al bordo socchiudendo gli occhi, aprii le narici per sentirne la fragranza e con avidità assaporai la tenerezza della birra conscia di perpetrare in realtà un rito amoroso in onor suo.
Mi abbandonai alla leggera ebbrezza che mi stava invadendo, gustandomi gli ultimi momenti della mia vacanza-fuga. Lentamente la malinconia lasciò il posto all’eccitazione pensando al mio ritorno a Milano. Improvvisamente avevo voglia di ballare e di rivedere miei amici del tango. Ma soprattutto rivedere lui, quel ballerino del primo corso, che io avevo notato e che scherzosamente avevo soprannominato “Shall we dance” , perchè si presentava in giacca e cravatta, con un’aria sognante e romantica: di nuovo il mio cuore riprese a battere all’impazzata…………….

Silvia

Voltapagina: le parole della salute

Voltapagina è il percorso di incontri che la Fondazione Humanitas in collaborazione con l'Istituto Clinico Humanitas organizza con giornalisti e scrittori.
L'obiettivo: offrire un momento di distrazione ai malati e ai loro familiari.

Il ciclo di incontri, partito il 12 marzo scorso con l'intervento di Isabella Bossi Fedrigotti, continua il 28 maggio con Alessandro Lucchini, curatore del libro "Il linguaggio della salute" (Sperling & Kupfer): un'occasione per parlare di comunicazione e della sua estrema importanza nel mondo della salute.

QUANDO: mercoledì 28 maggio ore 17.30
DOVE: auditorium del Centro di Ricerca, Didattica e Riabilitazione dell'Istituto Clinico Humanitas, via Manzoni 113, Rozzano (MI)

Per saperne di più: http://www.fondazionehumanitas.it/news.php?id=21

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Ospedale Aperto 2008: la salute vien danzando

Sabato 24 maggio presso l'Istituto Clinico Humanitas, la nona edizione dell'iniziativa Ospedale Aperto: un pomeriggio di danza e salute per grandi e per piccini, con corsi di ballo, giochi e test medici gratuiti.

In questa gradevole occasione non poteva mancare una rappresentanza del Linguaggio della salute!

QUANDO: sabato 24 maggio dalle ore 15.00 alle 19.00
DOVE: Istituto Clinico Humanitas, via Manzoni 56, Rozzano (MI)

Per saperne di più: http://www.humanitasalute.it/news.html?id_p=2087

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21.5.08

DOVEVA MORIRE Chi ha ucciso Aldo Moro

C’è molto nell’ultimo libro che Chiarelettere dedica al sequestro Moro.
La ricostruzione della vicenda, la strategia delle Br, i legami con i servizi segreti, il ruolo della politica.

Ma c’è soprattutto la scrittura.

La sua potenza drammatica, che percorre ogni riga delle lettere del Presidente della Dc alla famiglia, ai compagni di Partito, al Papa.

La sua impenetrabilità, che diventa vero capolavoro di doppiezza nelle comunicazioni tra Cossiga e Andreotti, attenti a confondere la corsa al Quirinale con un’astratta ragion di Stato.

La sua esattezza professionale, che permette ai magistrati di ricostruire omissioni e responsabilità.

La sua capacità di smuovere testa e cuore, che colpisce a ogni nuovo capitolo per le citazioni – davvero perfette – delle più celebri tragedie shakespeariane, da Giulio Cesare a Riccardo III.

Ferdinando Imposimato, uno dei magistrati che più si è occupato del caso, e Sandro Provvisionato, giornalista d’inchiesta, responsabile del settimanale TERRA! e degli speciali del Tg5, provano a bucare i silenzi di anni.

Senza dietrologia, ma ricostruendo con la forza della scrittura uno dei momenti più difficili del nostro Paese. Perché fatti, documenti, testimonianze, insomma, tutto quello che ancora non siamo riusciti a conoscere sul caso Moro è lì, davanti a noi. Non dietro.

DOVEVA MORIRE Chi ha ucciso Aldo Moro
Il giudice dell’inchiesta racconta

Milano, Chiarelettere, 2008

www.chiarelettere.it

19.5.08

Feticci e persone

.
Poco tempo fa, leggendo queste righe
a commento di un articolo apparso sul «Lancet»,
autorevole rivista medica,
pensai quanto in tema fosse con la nostra ricerca
ora pubblicata da Sperling, Il linguaggio della salute.

In tema nell’evidenziare come
una comunicazione poco chiara da parte dei medici
possa mettere a repentaglio la salute
dei pazienti.

Leggo sul «Corriere della Sera»
lo stesso collegamento,
e ve lo propongo ora, qui.
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15.5.08

Nel cassetto. O nel cuore

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Ce l’hai, da qualche parte, un sentimento un’emozione
un dispetto, riposti perché allora non era il caso?
Oppure una nuova ispirazione
che ha voglia di farsi parola e corpo e indirizzo?

Scrivi a un bugiardo
è un invito esplicito che sommuove le viscere,
ché ognuno ha il suo fedifrago in mente:
pubblico, privato, anche più d’uno, si sa.

Ma sceglierne uno, l’eletto,
e intingerlo nell’inchiostro delle tue righe,
sia che per te significhi saldo, chiarimento
o esercizio di stile,
è anche l’occasione per partecipare a un concorso
accattivante.

Notizie più esplicite qui.
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14.5.08

IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE PARTE DA PIOLTELLO

Ieri sera in occasione della serata sul Linguaggio della salute alla biblioteca comunale di Pioltello c'era di tutto:

- la prima presentazione del libro da parte del curatore Alessandro Lucchini che, insieme a Francesca Gagliardi e Paolo Carmassi (che hanno collaborato) e ad alcuni autori, hanno raccontato da dove è nata l'idea e lo sviluppo del progetto

- le lezioni di comunicazione e linguaggio

- pubblicitari, medici, giornalisti che hanno arricchito la serata con diversi punti di vista sullo stesso tema: la comunicazione in sanità

- letture e messe in scena di alcuni passi tratti dal Linguaggio della salute

- dibattito: un auditorium così attento non poteva non provocarne uno, costruttivo ovviamente

- e infine una speciale buonanotte:

a tutti quelli che
non potendo essere santi
si sforzano
di essere medici

Albert Camus

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Dedicato

.
Ne Le parole che non ti ho detto
pochi giorni fa invitavo a riflettere
sulla pregnanza del linguaggio.

Lo facevo prendendo spunto dalla cronaca
e dalle reazioni che la accompagnano.
Lo facevo per sottolineare come il ripetersi di certi fatti,
di per sé anomali ed esecrabili,
finisca col diventarci familiare
anche attraverso un uso poco attento delle parole.

Alcuni, tra amici e lettori
che commentano il post,
focalizzano la loro attenzione
sull’argomento scuola-bullismo:
un binomio cui siamo abituati.

I media, in effetti, rendono spesso parziale servizio
alla scuola pubblica, evidenziandone le magagne
ma non gli impegni, e vomitandole addosso
imputazioni che, dicevo,
riguardano in parallelo le famiglie, e tutto quello
che con una percezione più o meno nitida chiamiamo
società.

Così, proprio oggi che nella mia attuale sede
è uscito il numero conclusivo del giornalino,
mi piace ricordare la scuola che funziona,
e lo faccio con questa/prima_pagina.pdf
redatta da due miei alunni
e in tema, perfettamente in tema,
con quanto scritto finora.
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9.5.08

13 maggio 2008: a Pioltello si parla IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE

Migliorare i rapporti tra pazienti e operatori della Sanità grazie a una comunicazione più efficace, trasparente e diretta ma anche empatica, sempre rispettosa dei bisogni e delle paure del malato.

Parleremo di questo, martedì sera, alla prima de IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE, il nuovo libro che Alessandro Lucchini, insieme ai 49 autori, dedica al ruolo della parola, scritta e parlata, nel cammino verso la salute.

Un libro pensato per tanti lettori: medici, psicoterapeutici, infermieri, addetti sanitari e amministrativi, studenti di medicina e delle scienze mediche, professionisti dell'industria farmaceutica, formatori, giornalisti, comunicatori e studiosi del linguaggio...

Saremo in tanti: ti aspettiamo!

Dove
Spazio Dugnana
via Aldo Moro, Pioltello (MI)

Quando
martedì 13 maggio, ore 21

IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE è su
www.sperling.it
www.palestradellascrittura.it

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5.5.08

Le parole che non ti ho detto

Giovani di buona famiglia. Figli di buona famiglia.
Figli di.


Il sottotitolo riprende una riga dell’odierno articolo

di Ilvo Diamanti. La riga è l’ultima del suo pezzo,
ma il sapore lo mastichi in bocca dall’inizio della lettura,
anzi, sicuramente da prima,
perché non puoi dirmi di non esserti adombrato anche tu
nel sentire, sfogliare e sorprenderti a biascicare
perplesso tra le sinapsi
il leitmotiv di queste ore, mesi, anni di cronaca
che ci saturano di giovani di buona famiglia
che sfasciano, seviziano, accartocciano cose e vite
ma sono (o nonostante siano) giovani di buona famiglia,
appunto.

Confesso una certa irritazione anche per la parola teppista:
perché se è vero che il suo etimo ce la dice lunga
sulla noia di questi giovani di buona famiglia,
è anche vero che

(temo, e in un rapido sondaggio riscontro)
la percezione della parola teppista
è edulcorata.
Ai più risulta sinonimo di autore di atti vandalici.

Ma occorrono forse link
alle notizie, ai video, ai commenti
per sensibilizzarci alle parole e alle cose
se ci abituiamo a percepire con la stessa intensità
un bullo e un assassino?

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2.5.08

Capre e cavoli

.
È alla bótte intesa come contenitore cilindrico
usato per la conservazione, l'invecchiamento e il trasporto
di liquidi o altri prodotti che penso.

E se ci penso è perché poco fa,
ricevendo una mail di un amico,
una di quelle mail inoltrate a più destinatari in contemporanea,
una di quelle mail che pochi – ammettiamolo – amano ricevere,
su due piedi mi son detta:
“tipico esempio di chi dà un colpo al cerchio e uno alla botte”.

Indugio nel conteggiare a quanti usi metaforici
si pieghi questo contenitore panciuto,
e mi sorprendo nel constatare come questi usi
– a dispetto della sagoma bonacciona della botte -
spesso mettano in guardia.

Su tutti il minaccioso “essere di botte” marinaresco.
Ma anche “avere la botte piena e la moglie ubriaca”,
“essere in una botte di ferro”,
“per far un amico basta un bicchier di vino,
per conservarlo è poca una botte”, sottintendono situazioni
personali o contestuali complicate.

Del resto, anche il proverbio da cui parte questo filo

di pensieri, ripreso dal lavoro dei bottai che,
per mettere in opera le doghe della botte,
battevano il legno e allo stesso tempo il cerchio di ferro
e ottenevano così la massima aderenza fra le due parti,
oltre che alludere a chi è abile a destreggiarsi
tra due situazioni o persone per ottenere un buon equilibrio,
indica anche quelle persone che, non avendo il coraggio

di scegliere una linea,
si comportano in maniera ambigua in modo da lasciare

contenti (quasi) tutti.

Mica facile mediare, e salvare capra e cavoli.

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